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ATTUALITA'

LGBTQ+/Nuovi traguardi e vecchie spine nel fianco

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Alcuni giorni fa l’Unione Europea è stata dichiarata “zona di libertà per le perone LGBTQ+” dopo una votazione con favorevoli 492 eurodeputati, 141 contrari e 46 astenuti.

Questa mozione è stata ideata dopo la decisione di 100 comuni polacchi che si sono dichiarati “zone libere dalle persone e dall’ideologia LGBTQ+” e per contrastare quei deputati che continuano a sostenere posizioni contrarie. Non solo l’Unione Europea ha deciso di fare un passo avanti per raggiungere una maggiore inclusività nei confronti dei suoi cittadini, anche il Giappone recentemente ci sta provando. Anche se il Giappone è l’unico Paese del G-7 a non ammettere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il tribunale di Sapporo ha aperto la strada della legalizzazione, giudicando incostituzionale l’assenza di una legge sul riconoscimento di tali matrimoni perché lede il principio di uguaglianza tra i cittadini. Se questa sentenza verrà presa in considerazione da altri tribunali e dal Parlamento giapponese sicuramente sarà una svolta significativa per il Paese.

In questo clima di apertura c’è però chi non è d’accordo o chi decide di mettere dei “paletti”.

Come Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria, dopo aver ritirato il suo partito Fidesz dal Ppe propone “una destra democratica europea che offra una casa ai cittadini europei che non vogliono migranti, che non vogliono il multiculturalismo, che non sono caduti nella follia LGBTQ+”Nei mesi scorsi Budapest ha anche vietato il riconoscimento giuridico dell’identità di genere delle persone transgender.

In Lettonia è iniziato l’esame di un emendamento volto a bloccare l’estensione del concetto di famiglia a persone dello stesso sesso. La Corte Costituzionale aveva riconosciuto l’applicazione del Diritto del lavoro a diversi modelli di famiglia e obbligato il legislatore a garantire il sostegno e la protezione delle coppie dello stesso sesso.

Intanto in Italia ci sono vari pensieri contrastanti: ad esempio contro la proposta del Parlamento Europeo si schierano gli esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega.

Invece un segno di apertura arriva dalla Chiesa, dal suo massimo esponente Papa Francesco che afferma che “le persone omosessuali hanno il diritto di essere una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questoCiò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili, in  questo modo sono coperti legalmente”.

Se da un lato abbiamo il Papa a favore, c’è anche il pensiero della Congregazione della Dottrina della Fede che dichiara: “Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio, come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso”.

In risposta a questa dichiarazione molti si sono schierati contro la Chiesa, sostenendo che questa decisione sia ingiusta, tra loro anche Elton John. La star si dichiara sconvolta dall’ipocrisia del Vaticano che sostiene di non poter benedire le nozze tra persone dello stesso sesso, ma investe (e guadagna) nel biopic sulla sua vita “Rocketman” film del 2019 diretto da Dexter Fletcher che ha riscosso un enorme successo, con un incasso di 195.179.299$, in tutto il mondo celebrando tra i vari traguardi della vita dell’artista anche il suo matrimonio con David Furnish.

In un contesto evidentemente diviso in fazioni la speranza è quella di poter raggiungere un punto di unione ed il raggiungimento dei pari diritti per ogni cittadino del Mondo a prescindere dal proprio orientamento sessuale, provenienza o religione.

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POLITICA E ALIMENTAZIONE/La guerra agli hamburger di soia

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I prodotti a base vegetale stanno riempiendo sempre di più gli scaffali dei supermercati italiani.

Oggi è possibile sostituire i tradizionali prodotti a base di carne con hamburger di soia, salsicce di seitan o polpette vegetali. Il nome “hamburger di soia”, per esempio, può risultare paradossale, ma non in un mondo dove il futuro della carne è vegetale.

9 italiani su 10 sono favorevoli all’utilizzo di termini come questo, che rimandano inevitabilmente al mondo della carne con lo scopo di rendere il consumatore più consapevole del prodotto e promuovono scelte alimentari più salutari e sostenibili. È indubbio che si tratti di marketing, ma è davvero un tema su cui dover discutere?

Per alcuni deputati della Camera, sì.

Una proposta di legge che vuole vietare l’uso di nomi riconducibili alla carne per i prodotti vegetali è stata infatti presentata nella Commissione Agricoltura della Camera. L’obiettivo di questa legge è quello di difendere gli allevamenti e la produzione di carne italiana, che sarebbero svantaggiati dalla concorrenza di scelte alternative. Prodotti come la “bresaola di seitan” o la “bistecca di tofu” potrebbero, secondo i promotori della legge, indurre chi compra a pensare erroneamente che questi alimenti siano esattamente identici alla carne a livello nutrizionale.

Secondo l’organizzazione per i diritti animali “Essere Animali”, l’argomento della legge è fuorviante, perché ci sono differenze nutrizionali anche tra prodotti a base di carni diverse con lo stesso nome. I prodotti che usano questo tipo di termini, inoltre, avvicinano le persone a un’alimentazione più veg, una scelta migliore non solo per la salute ma anche per l’ambiente.

La proposta di legge, infatti, non considera i vantaggi a livello di sostenibilità ambientale che offre l’alimentazione vegetale: un report della Commissione Europea ha dimostrato che il settore zootecnico (una parte del settore primario che consiste nell’allevamento, nell’addomesticamento e nello sfruttamento di animali a fini produttivi) è responsabile per l’81- 86% delle emissioni totali di gas serra nell’agricoltura.

Per questi motivi Essere Animali ha lanciato una petizione per chiedere al Governo di impegnarsi a bloccare la proposta.

 

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MALASANITÀ/Il dramma del neonato morto al Pertini

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L’otto gennaio di quest’anno, al ospedale Pertini di Roma un neonato è morto soffocato quando la madre che lo stava allattando si addormenta.

Successivamente la procura ha aperto un fascicolo: “omicidio colposo”.

Intanto però la notizia si diffonde, e il padre del neonato racconta al Messaggero di come la donna fosse sfinita e priva di energie dopo ben 17 ore di travaglio.

La moglie aveva più volte chiesto ai responsabili del reparto di portare il neonato al nido del ospedale per poter riposare, anche solo per qualche ora.

Ma il permesso le era sempre stato negato.

Nei giorni successivi il fatto ha scatenato un accesso dibattito riguardante le procedure post-parto degli ospedali.

Infatti, negli ospedali solitamente è previsto il cosiddetto “rooming-in”, ovvero il neonato subito dopo il parto, viene tenuto nella stessa stanza della madre anziché in una camera in comune con altri neonati.

A questa pratica però, dovrebbe essere sempre proposta un alternativa cioè la gestione dei neonati da parte del Asilo del ospedale, fino al termine della permanenza.

Questa seconda opportunità non viene sempre tenuta in considerazione, e centinaia di donne nei giorni scorsi hanno raccontato la loro esperienza denunciando che la possibilità di usufruire del nido ospedaliero sia stata loro  negata.

Le domande che ci si pongono in questi casi sono molteplici: Cosa sarebbe accaduto se questa donna avesse potuto riposare per qualche ora? O anche solo sé qualcuno avesse avuto cura si sorvegliarla e assisterla? La pratica di rooming-in vale per qualsiasi situazione? È  davvero la scelta più adeguata?

Il drammatico evento che ha portato  il decesso del neonato di Roma dovrebbe stimolare le coscienze e una azione diretta delle istituzioni per tutelare maggiormente la salute delle donne dopo il parto.

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DALL'EUROPA

MODA/Un italiano al timone di Luis Vuitton

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Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.

Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.

Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.

“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.

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