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DALL'EUROPA

MODA/Un italiano al timone di Luis Vuitton

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Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.

Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.

Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.

“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.

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ATTUALITA'

LONDRA/La famiglia reale e il gelato avvelenato

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La famiglia reale inglese non sta sicuramente affrontando uno dei periodi migliori della storia: la pandemia da COVID, la perdita economica del paese, l’aggravamento della situazione socio-politica e l’inaspettato ricovero ospedaliero del principe Filippo stanno notevolmente complicando le cose all’interno di Buckingham Palace. (altro…)

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ATTUALITA'

CROAZIA/Il terremoto di fine anno che spaventa l’Italia

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Alla fine di questo 2020 anche la terra continua a tremare. Una scossa di magnitudo 6.4 ha distrutto il centro della città Petrinja, danni gravi in un asilo e in un ospedale. Sono crollati diversi edifici. Per precauzione è stata fermata la centrale nucleare di Krsko in Slovenia. Il sisma è stato avvertito anche nel nostro Paese, da Bolzano fino a Napoli.

La vicenda

Alle 12:20 del 29 dicembre 2020, due giorni prima della fine di questo terribile anno, è stata registrata in Croazia una scossa di magnitudo 6.4: l’epicentro era a 44 chilometri a sud-est di Zagabria. I media locali parlano di gravi danni a Petrinja, città di 25 mila abitanti, il quale centro è distrutto, edifici crollati e almeno 7 vittime fra cui una ragazzina di 12 anni. I feriti sono molteplici, alcuni anche gravi. Interrotta l’elettricità e le linee telefoniche. Terrore e blackout a Zagabria e in tutta la Croazia. Per precauzione è stata fermata la centrale nucleare di Krsko, in Slovenia. Alla scossa principale ne sono seguite altre di magnitudo inferiore, sempre con epicentro a pochi chilometri da Petrinja.

A Zagabria la scossa ha causato danni all’edificio del governo centrale. Nel darne notizia, i media locali hanno riferito che tutti le persone presenti nell’edificio sono state evacuate.

Prontamente il sindaco di Zagabria Bandic è intervenuto, chiedendo ai suoi concittadini di non utilizzare le auto per tenere libere le strade per i servizi di emergenza.

La testimonianza

“Le prime scene di Petrinja sono drammatiche, ci sono molte macerie”, si legge sul sito web di Radio Sarajevo. In un tweet la Croce Rossa Croata, intervenuta per i soccorsi, parla di una situazione alquanto grave. Ad un emittente locale, il sindaco di Petrinja ha riferito: “È terribile, ci sono morti e feriti, abbiamo visto una bambina morta in piazza, il centro devastato. È un disastro”. Intanto il governo ha subito mobilitato l’Esercito, inviando nella città colpita un primo contingente di 300 militari.

In visita alla città colpita anche il presidente croato Zoran Milanovic: “Quello che è accaduto è orribile”, ha dichiarato.

La situazione in Italia

La scossa è stata avvertita anche in Italia, con centinaia di chiamate ai vigili del fuoco. La terra ha tremato per diversi secondi. Secondo l’INGV, la scossa è stata sentita in particolare lungo la costa Adriatica. Quella di ieri era stata di magnitudo 5.2 ed era stata sentita anche in Friuli-Venezia Giulia. “Si tratta probabilmente della stessa sequenza di ieri, quando ci sono state scosse fino a magnitudo 5 – ha detto all’Agi Alessandro Amato dell’Ingv – e purtroppo il versante adriatico propaga con molta intensità, quindi non sorprende si sia avvertito nel nord est italiano e anche al Centro”. Sono arrivate segnalazioni perfino dalla zona a Nord di Napoli. Molta paura tra i cittadini, ma per ora non si registrano danni né feriti.

e negli altri Paesi?

La scossa è stata segnalata dai cittadini sui social anche a Vienna e Monaco di Baviera. “Dopo un altro potente terremoto in Croazia, ho parlato nuovamente con il primo ministro Andrej Plenkovic”, ha twittato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Siamo pronti ad aiutare. Ho chiesto a Janez Lenarcic di essere pronto a recarsi in Croazia non appena la situazione lo consentirà. Siamo al fianco della Croazia”.

La vicinanza alla Croazia e alla famiglia delle vittime

Nel periodo successivo alla ricezione della notizia del terremoto, molte sono state le parole di cordoglio e vicinanza alla Croazia e alle famiglie delle vittime, a partire dal Presidente del Consiglio Italiano Giuseppe Conte, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Matterella e l’U.S Avellino che ha espresso vicinanza e comprensione, rimembrando il terribile terremoto del 1980 che ha scosso tutta l’Irpinia.

una vita della città di Petrinja, prima del terremoto

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ATTUALITA'

Una patria sincera: il mondo

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Che prospettive per il futuro dell’Italia, dell’europa tutta si presentano all’immaginazione che considera l’immigrazione crescente e inarrestabile che scavalca in piú punti le frontiere dell’Unione?

Negli ultimi dieci anni uno dei temi caldi ed il discorso piú affrontato dalla maggior parte dei politici europei è stato quello dell’ immigrazione. Ed il cruccio che piú fa disperare il fragile governo italiano è proprio la mancanza di una prospettiva che soddisfi tutti.

Le richieste di coloro che approdano coincidono con i diritti che gli sono riconosciuti alla nascita in qualità di esseri umani: sognano vitto, alloggio, asilo politico, ricongiungimento familiare, libertà. Spesso un’occupazione. Giunti in Italia, i loro desideri si infrangono presto nella mancanza di lavoro, una necessità per il futuro dei giovani, in pericolosa caduta verso la totale disoccupazione.

Chi fugge disperatamente da fame, guerra, povertà, persecuzione, chi da uno stato indifferente alle sorti del singolo, uno stato nel quale non vale la pena di restare; tutti loro corrono il sempre piú realistico rischio di ricevere nient’altro che una porta in faccia alla fine del loro viaggio. Una causa di tutto questo è l’omissione dei doveri da parte dei 26 stati europei aventi firmato il trattato di Schengen nel 1985. Il patto sancisce la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione, rompendo le frontiere ed evitando la paralisi dei migranti in un unico stato. Dal 2006, tuttavia, il trattato è stato – secondo i dati della Commissione europea- temporaneamente sospeso più di cento volte, impedendo così il superamento dei confini e ostacolando la viabilità delle risorse umane. Il sistema Schengen ha infatti, nel corso degli anni, sollevato numerose polemiche da parte delle minoranze ancora scettiche nei confonti dell’Unione europea e soprattutto dalle masse che malvedono i flussi migratori. Infatti, l’arrivo di molti immigrati, i recenti attentati terroristici dell’ISIS, le diversità culturali, la crisi economica e i partiti politici -che cavalcano l’onda dell’odio e della paura- hanno creato un clima di incertezza e di confusione, in cui il tema dell’immigrazione è spesso definito secondo clichè, pregiudizi e false informazioni.

Per spiegare l’incremento degli immigrati negli ultimi dieci anni bisogna innanzitutto fare una distinzione tra rifugiato, profugo e migrante.

Si definisce rifugiato colui che nella giustificata paura di essere perseguitato per razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per personale opinione politica, si trova al di fuori dello stato di cui possiede la cittadinanza e non puó, per tale timore, rientrare nel suddetto stato.

Con il termine migrante si intende invece un individuo che si sposta da un Paese all’altro allo scopo di migliorare le sue condizioni economiche e sociali, le sue aspettative future o la prospettiva per la sua famiglia.

Un profugo, come il rifugiato, è colui che si trova costretto a lasciare il proprio paese per diverse ragioni quali la fame, la povertà o le calamità naturali, oltre che la guerra.

La conoscenza di queste differenze è fondamentale per comprendere che gli stati DEVONO accogliere chi fugge da conflitti o persecuzioni, in base al diritto internazionale. Quest’ultimo si riferisce alla convenzione di Ginevra del 1951 che ha definito la condizione di rifugiato, il suo diritto di richiedere asilo e il dovere di un Paese di accettarlo e proteggerlo. L’incremento del tasso d’immigrazione è direttamente proporzionale all’aumento di guerre negli ultimi cinque anni: sono sorti conflitti in Africa, ad esempio in Costa D’Avorio, in Libia, in Nigeria e in altri Paesi; in medio Oriente, soprattutto in Siria ma anche in Yemen e in Iraq; in Asia, come in Pakistan ed altre zone e infine anche in Europa, in Ucraina.

Al di sopra dei confini geografici e politici, siamo tutti cittadini del mondo e, in quanto tali, abbiamo diritto a scegliere dove piantare le nostre radici e far germogliare le nostre vite. Sulla base di questa mia opinione, i governi tutti dovrebbero accettare il flusso migratorio ormai irreversibile, non paragonandolo ad un’ invasione ma associandolo invece ad un’ opportunità di accrescimento sociale, civile e culturale. La nostra società si sta inevitabilmente avviando verso una gigantesca comunità multietnica -simile al melting pot anglo-americano- che necessita una presa di coscienza da parte dei governatori affinché vengano emanate delle concrete leggi di integrazione sociale.

In conclusione, la miglior prospettiva possibile per l’Italia,l’Europa e l’umanità tutta che vedono l’immigrazione crescente e inarrestabile è quella di anteporre agli interessi politici ed economici i diritti umani e la visione del mondo stesso come unico luogo di appartenenza dell’uomo.

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