Irina: le ceneri della bellezza

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di Alessia Terrile

«La giovinezza è l’unica cosa che valga la pena possedere». Così scriveva Oscar Wilde ne “Il Ritratto di Dorian Gray”.

«Quando la giovinezza se ne sarà andata, la sua bellezza la seguirà e improvvisamente si renderà conto che non ci saranno più trionfi per lei», queste le parole taglienti che Lord Henry Wotton rivolgeva al giovane Dorian. Frasi di un romanzo pubblicato 125 anni fa, ma mai state così attuali. Irina Livshun è una “Dorian Gray” dei giorni nostri. A 31 anni non è più in grado di ottenere un contratto come modella, la sua bellezza ormai considerata perduta. Era “troppo vecchia” Irina, ormai esclusa dallo spietato mondo delle passerelle che aveva amato e l’aveva amata, costretta ad abbandonare il sogno di una vita, portandola a compiere un gesto estremo. Decide di bruciare, Irina, cercando di ravvivare la fiamma affievolita della sua giovinezza. La bellezza ha veramente una data di scadenza? È davvero così effimera e fragile? Tutti invecchiamo, non esiste nessun “ritratto” a garantirci l’eterna giovinezza. Irina è soltanto una vittima di una società che non riesce a comprendere questa semplice constatazione. Una società che dimostra ogni giorno di cercare la bellezza nei posti sbagliati, che punta al perfezionismo assoluto fallendo alla base. Viviamo in un mondo forgiato da un’ossessione mortale, difficile da estirpare. Bisogna evadere da una prigione di canoni estetici che vive al di fuori e dentro di noi, per ritrovare la vera bellezza, senza esserne schiavi. È questa forse un’utopia?

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