Trent’anni di Erasmus / Il progetto che ha cambiato una generazione

di Beatrice Molfino

-Trent’anni fa, nel 1987, nasceva il progetto Erasmus. Grazie ad esso giovani provenienti da tutta Europa hanno potuto studiare, scoprire nuovi paesi, imparare una nuova lingua e magari anche innamorarsi.

Com’è nata l’idea

Sofia Corradi, la cosiddetta “Mamma Erasmus”, spiega come ci siano voluti anni di lotte per far sì che gli studenti potessero più facilmente studiare all’estero, e perché, a differenza di quanto accaduto a lei, i loro studi fossero riconosciuti anche nel proprio paese. Infatti come lei stessa racconta, quando tornò a Roma, dopo il conseguimento di tre esami e la laurea alla Graduate School of Law della Columbia University, fece domanda affinché questi le fossero riconosciuti, ma la sua richiesta fu rifiutata “con ironia e disprezzo”. Da questo rifiuto nacque Erasmus, infatti da quel momento la pedagogista si rivolse ai più importanti rettori delle università europee; l’idea piacque e così nel 1987 fu ufficialmente approvata dall’Unione Europea.

Come funziona?

Il progetto Erasmus (dal nome del filosofo olandese Erasmo da Rotterdam che viaggiò per l’Europa per diversi anni) dà la possibilità ad uno studente europeo di studiare o effettuare un tirocinio in tutti i 28 paesi dell’Unione, più Norvegia, Turchia, Croazia, Islanda, Liechtenstein ed ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi.
Il bando di partecipazione viene di solito emesso nel mese di gennaio, un’apposita commissione valuterà poi la candidatura e i risultati verranno comunicati entro il mese successivo. Se l’esito sarà positivo, lo studente trascorrerà una parte o l’intero anno successivo in un paese a sua scelta, dove potrà effettuare esami nell’università ospitante, i quali verrano poi riconosciuti anche in quella del proprio paese.
Da due anni a questa parte, il progetto è stato inglobato nel più ampio Erasmus plus, che si rivolge anche ad atleti, personale docente, tirocinanti e lavoratori.

Le mete più ambite

La Spagna è, per quanto riguarda i ragazzi italiani, la destinazione piú gettonata, è poi subito seguita da Germania, Francia, Regno Unito e Portogallo. Qui in Italia invece gli studenti stranieri preferiscono Bologna, Roma, Padova e poi Firenze e Milano.

Un fenomeno culturale

Oggi, per noi ragazzi specialmente, l’idea di studiare all’estero suona come qualcosa di normale e scontato. Tuttavia solo fino a trent’anni fa, prima della nascita di Erasmus, ció non era così semplice ed immediato, perché, come ha detto mamma Erasmus, “solo i figli dei ricchi potevano permettersi di studiare all’estero”.
È incredibile quanto il progetto abbia influito sulle generazioni che ne hanno fatto parte, si potrebbe dire che Erasmus sia, in qualche modo, un primo esempio di globalizzazione, di un modo aperto ad entrare in contatto con altre culture. Tutto ció ha contribuito a formare giovani più dinamici ed intraprendenti, pronti a lasciare casa e amici per trasferirsi in un altro paese.
Il progetto infatti non favorisce solo l’apprendimento di una lingua o una cultura straniera, ma forma in un certo senso il ragazzo, gli offre un primo approccio concreto con la realtà. I giovani che ne hanno fatto e ne fanno parte, sono spesso alla loro prima esperienza lontano da casa, lontano dalle attenzioni dei genitori e devono così assumersi le proprie responsabilità, devono diventare adulti. Non sono forse la pigrizia, la dipendenza dai genitori, la passività le principali critiche che vengono mosse verso noi giovani? Erasmus prova a combattere questo problema, ed è questo il segreto del suo successo.

L’ amore tra i giovani Erasmus

Erasmus sembra inoltre essere una perfetta occasione per innamorarsi; sono infatti moltissimi gli amori sbocciati proprio durante i mesi del progetto tra studenti di nazionalità diverse. Secondo i dati forniti dalla Commissione Europea sarebbero circa il 27% i giovani italiani ad avere una relazione stabile con un partner incontrato durante il soggiorno all’estero. Inoltre i bambini nati da genitori Erasmus sono oggi quasi un milione. Questi dati ci mostrano quanto il progetto abbia contribuito, in questi trent’anni, ad unire profondamente giovani di etnie e culture diverse, favorendo anche la politica della tolleranza.

Il film

Erasmus può essere in qualche modo considerato un “fenomeno sociale”, il quale ha contribuito anche alla nascita di un senso di “collaborazione” tra ragazzi di culture diverse, come viene raccontato anche nel film “L’ Appartamento spagnolo”, molto amato dai giovani del progetto. La storia racconta appunto di alcuni studenti provenienti da diversi paesi d’Europa, della loro esperienza insieme a Barcellona, del loro periodo di studio nell’università locale e della nascita di una nuova amicizia.

L’ intervista

Emanuele, 25 anni, studente di medicina laureato a Genova, é uno dei giovani che hanno partecipato al progetto Erasmus, così gli abbiamo fatto qualche domanda per scoprire qualcosa di più su questa sua interessante esperienza.

1. Dove sei andato, come mai proprio lì, eri contento?
– Sono stato a Madrid per 10 mesi. Quando avevo richiesto di aderire al progetto Erasmus ho dovuto fare una graduatoria con le diverse città in cui volevo andare. Ho scelto i posti che avevano un programma di studio simile a quello italiano. Così ho vinto la borsa di studio per Madrid, che in realtà era la mia seconda scelta. Ero contento di partire ed intraprendere una nuova esperienza anche se inizialmente avrei preferito andare a Lisbona.

2. Qual è la cosa più importante che hai imparato grazie all’esperienza Erasmus?
– Durante i 10 mesi in Spagna sono cambiate molte cose; oltre ad aver vissuto da solo in un paese che non conoscevo e studiato una lingua del tutto nuova, ho imparato prima di tutto a mettermi in gioco.

3. All’inizio è stato difficile integrarsi?
– All’inizio sí, integrarsi non è stato semplice, soprattutto perché non avevo mai studiato lo spagnolo, ma poi ho iniziato a prendere confidenza e diciamo che è stato tutto in discesa.

4. Sei ancora in contatto con qualche amico conosciuto durante l’anno trascorso all’estero?
– Sì, sento spesso gli amici che ho conosciuto in Spagna. L’ anno scorso sono tornato a Madrid a trovarli e tra tre settimane mi vedrò con un mio amico spagnolo che verrà in vacanza qui a Rapallo.

5. Qual è stata la cosa più difficile per te?
– Direi che la cosa più difficile sia stata dover dare i vari esami con una modalità del tutto differente da quella italiana.

6. Lo rifaresti?
– Si, ripartirei subito.

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