#ShareTheArt II, 5/ Non so parlare

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A cura della Redazione
-Oggi ShareTheArt vi regala una canzone un po’ particolare, scritta da noi, che racconta le sensazioni che a volte ci colgono all’improvviso e ci lasciano senza parole.

Non so parlar di fine,
troppe lacrime spezzate per ricongiungere il mio cuore, lamine lacerate dai frammenti spenti del mio calore. Erano diamanti quei tanti sorrisi infranti su quegli istanti in cui non eravamo stanchi di stare su spazi bianchi, senza riempire i cuori di dolore ed inchiostro, prima che mi divorasse il mostro: lo rinchiudo con un padre nostro se pongo catene al posto di un filo che mi ricucia le vene e le ferite inferte dai ricordi di foto sofferte e persone incerte.
 
Non so parlar d’amore,
se mi perdo nello stupore di qualche colore, disperso nel dolore del cuore, immerso nel abisso di un pensiero fisso, sottomesso da un tempo in cui ci era permesso essere a presso di un momento compresso in felicità. E resto inespresso, ma é rabbia buttata nel cesso se ti penso spesso. Paradosso ti amo ma non so se posso e non trovo un compromesso fra ciò che ho vinto e ciò che ho perso nel momento in cui ho amato tutto di te.
 
I’m so upset, poetically broken, pathetically destroyed.
Lost in the darkness, heavily rotten heavenly abbandoned.
No one can hear me now that I’m crawling, into the nothing, faded to gray, I’m almost blind.
But open your wings, now shout your eyes, I know you’re falling, underneath this sky, I’ll be okay, just dead inside.
So let me stay till the end of the day, pray for a dream at least this night.
 
Non so parlare d’affetto,
ho troppo bruciore nel petto ma è una vita che aspetto il momento perfetto. Costretto nel letto, metto la musica, il volume scardina le tegole del tetto. Ti giuro la smetto, te lo prometto, no, non lo permetto che il mio orgoglio uccida quello che voglio. Ma non mi spoglio dell’ego che riverso in un foglio. Non ci credo che il cuore é di vetro. Fuori é così troppo tetro. Mi hanno detto: se lasci entrare le emozioni, muori ma prima dello schianto voli.
 
Non so parlare di niente,
sono un disastro perso nel mio ambiente. Immerso in ogni mio complesso, sento ciò che nessuno sente. É un flusso corrente che disegna fiamme su torce spente. É un qualcosa che brucia ardente, una luce che mi riempe di speranza: ma è una danza di chi procede e non avanza. Definisci vita questa stupida esistenza? No, non ne ha la consistenza. Sono il frutto di ogni mancanza: in una stanza tutto si azzera, la maschera che indosso é quella vera.
 
I’m so upset, poetically broken, pathetically destroyed.
Lost in the darkness, heavily rotten heavenly abbandoned.
No one can hear me now that I’m crawling, into the nothing, faded to gray, I’m almost blind.
But open your wings, now shout your eyes, I know you’re falling, underneath this sky, I’ll be okay, just dead inside.
So let me stay till the end of the day, pray for a dream at least this night.
 
Non so parlare, ma ti giuro che una volta sono volato alto:
era tutto così caldo, così puro da tenermi saldo.
Era tutto ciò di cui avevo bisogno,
quella notte mi aveva regalato un sogno
per cui lottare,
per cui distruggermi e stare male.
Ora non so più volare.
I’m so upset, poetically broken, pathetically destroyed.