#Sharethescience I, uno sguardo ai misteri dell’universo

Sharing.school dà inizio alla sua prima rubrica di divulgazione scientifica. Si chiama #Sharethescience e uscirà ogni sabato pomeriggio.  Cercheremo attraverso gli argomenti più disparati e bizzarri di appassionarvi al mondo della scienza, un vaso di pandora colmo di affascinanti misteri che non aspetta altro di essere scoperchiato.

Per questa prima puntata con #Sharethescience, ci cimenteremo in un viaggio nel profondo spazio, alla scoperta di nuovi pianeti che, con i loro segreti, hanno attirato la nostra attenzione.

 

LA TERRA NON HA UNA SOLA LUNA

Avete mai sentito parlare dell’asteroide 3753 Cruithne? Cruithne fu scoperto il 10 ottobre del 1986, sebbene fosse stato avvistato già nel 1983. Perché parliamo di una “seconda luna”? Ebbene, l’asteroide in questione, con un diametro di circa cinque km, ha un’orbita alquanto inusuale, che viene vista in relazione con quella terrestre. Pertanto siamo di fronte ad un “quasi-satellite”.

L’orbita di Cruithne è a lungo termine instabile: alcuni calcoli hanno dimostrato che è stata per molto tempo in sincronia con quella terrestre. Ma non vi dovete preoccupare, non vi è pericolo di collisione con la terra, almeno non nei prossimi milioni di anni. Pensate che vivremo abbastanza per dovercene preoccupare?

Ecco l’orbita che compie un quasi-satellite rispetto al suo pianeta

IL NONO PIANETA DEL SISTEMA SOLARE

No, non stiamo parlando di Plutone: abbiamo appurato da ormai diversi anni che quello è un pianeta nano. Planet Nine, con una massa di circa dieci volte quella della terra, orbita a circa 150 miliardi di km dal sole – il suo periodo di rivoluzione è compreso tra i diecimila e i ventimila anni.  L’esistenza di questo pianeta è ormai un qualcosa di appurato – la sua presenza spiega una serie di anomalie gravitazionali presenti nel nostro sistema solare – mentre rimane un mistero se sia “nato” nella posizione in cui si trova ora o ci sia arrivato in qualche modo. A tal proposito ci sono 4 ipotesi:

Secondo la prima, Planet Nine sarebbe stato attirato da una stella di passaggio, che ne avrebbe allungato l’orbita.

La seconda ipotesi vuole che Planet Nine in principio fosse situato in un punto indeterminato fra la Terra e Nettuno e che sia stata l’interferenza dei campi gravitazionali di Giove e Saturno a spostarlo.

La terza, invece, vuole che sia nato proprio lì. È un’ipotesi meno accreditata, sebbene sia avvalorata dalla natura gassosa del pianeta.

La quarta ipotesi è decisamente più affascinante delle altre: Planet Nine potrebbe essere nato in un altro sistema solare per poi essere catturato dal Sole quando la stella gli è passata vicino. Perché è l’ipotesi più affascinante? Beh, se così fosse, potrebbe anche essere che su quel pianeta sia esistita la vita, e chissà a quale stadio!


PROXIMA B, UNA SECONDA TERRA

Proxima Centauri è la stella più vicina al nostro sistema solare a “soli” 4,3 anni luce di distanza. Proxima B vi compie il proprio periodo di rivoluzione ad una distanza compatibile con la presenza di acqua allo stato liquido sulla sua superficie. E, come tutti sappiamo, acqua può significare vita! Potremmo quindi avere davanti due scenari: un pianeta-oceano o un pianeta con meno riserve d’acqua di quelle terrestri, ma comunque sempre presenti.

Ma come raggiungerlo se la nostra sonda più veloce riuscirebbe a coprire la distanza che ci separa in 30 mila anni? A tal proposito sta lavorando una commissione di scienziati, fra cui anche l’astrofisico Stephen Hawking, che con un finanziamento di cento milioni di dollari è convinta di poter creare una sonda ultra leggera che, spinta con dei fasci di luce, raggiungerebbe 1/5 della velocità della luce. Ciò permetterebbe di raggiungere Proxima B in soli vent’anni.


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