Troia, una guerra combattuta dentro di noi

di Beatrice Molfino

– Perché la Guerra di Troia raccontata da Omero occupa un posto così importante nella nostra cultura? Quali caratteristiche di questo conflitto e dei suoi protagonisti suscitano ancora le nostre domande e riflessioni?

Il filosofo e politico Massimo Cacciari, ospite al Palazzo Ducale di Genova lo scorso 8 febbraio per il ciclo “Miti senza tempo”, ha posto queste domande tracciando un interessante percorso di analisi dell’opera.

L’eroe

L’eroe è, secondo Cacciari, colui che ricerca la gloria,l’onore, ovvero il kleos greco.
Il kleos, dice, è luce che illumina la tragicità, bellezza che irradia l’effimero.
L’eroe omerico è però anche qualcosa di molto più complesso, in un certo senso molto più enigmatico e tragico. “Ora un lupo selvaggio, ora capace di dolcezza”.
La malinconia segna molti episodi di questo poema, e avvolge tutto, bellezza e kleos. La figura del grande Achille, l’eroe invincibile, è in alcune occasioni completamente diversa. Prima uccide senza pietà i suoi nemici, poi rivela la sua capacità di amare, non solo Patroclo ma anche la sua serva Briseide. “Ogni uomo agathós (valoroso) ama la sua donna e io pure l’amavo”. Questo è però possibile perché “l’eroe è forza educata”. Achille è tale anche grazie agli insegnamenti del saggio Fenice. Egli non è solo una semplice statua in frontale, come spesso l’eroe greco viene rappresentato, ma piuttosto una figura in chiaroscuro.

Un poema della forza

È questo un poema della forza, spiega Cacciari, ma la forza non va confusa con la violenza, la forza si dà una misura. Essa è forma in pericolo di sfigurarsi, di cadere nella nella hybris (la tracotanza), termine che deriva appunto dalla stessa radice di “hyper” (in latino super), ovvero rischia di essere ingannata dal desiderio di voler “super-vincere”. Questo pericolo è sempre in agguato nell’Iliade, ed il rischio è molto perché “quando sformi la tua bellezza ti sfasci”, ed è per questo che nel poema ritornano spesso scene dure e selvagge, la cui violenza viene esaltata da similitudini con il mondo animale.

Alle origini della guerra moderna

Infine Cacciari ci fa notare che “l’Iliade è l’opera prima in cui nasce la scrittura dell’occidente, non solo la letteratura”.
Ma quest’inizio, segna qualcosa della nostra civiltà?
Probabilmente sì, perché questa non è una guerra combattuta tra due popoli distinti culturalmente, non una guerra combattuta contro “l’altro”, ma piuttosto un conflitto all’interno di una stessa civiltà. Troiani e Greci condividono lo stesso modello di uomo, lo stesso mondo di valori.
E infatti le guerre che l’Occidente ha conosciuto, non hanno forse a che fare con questo ? Non sono forse grandi guerre civili europee?
Altro punto su cui Cacciari insiste è il fatto che questa, come anche le altre guerre che hanno segnato la nostra storia, non può essere spiegata sulla base dei soli fattori economici. Dire ciò sarebbe, secondo il filosofo, un “basso materialismo”, se si potesse ricondurre tutto semplicemente al denaro, molti conflitti non sarebbero stati così aspri, così feroci. Occorre comprendere invece gli aspetti simbolici e morali dei conflitti, di cui la guerra di Troia narrata da Omero ci offre il primo significativo esempio.

 

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