Whatsapp e Facebook/Chi può vedere la mia vita?

Di Matteo Rogai e Valentina Testa

Chi controlla il mio cellulare? Ecco una delle domande che poniamo più frequentemente a Google. Che siano amici, genitori o fidanzati, siamo sempre convinti che qualcuno ci voglia “stalkerare”: inserendo il termine “chi”, infatti, diamo già per scontato il fatto che qualcuno ci controlli. Ne siamo praticamente certi. Viviamo in un’ansia continua, l’ansia di essere perennemente spiati, che qualcuno controlli ogni nostro minimo movimento, ogni momento della nostra vita, quando in realtà non ci rendiamo neppure conto che siamo noi stessi a rendere pubblici quelli che chiamiamo ancora “affari nostri”.

Chi spia e chi è spiato. La “spunta blu” di Whatsapp

Le persone, però, sono diverse, infatti mentre da un parte alcuni hanno la convinzione di essere spiati, dall’altra ci sono quelli che spiano, che hanno quell’immensa curiosità che li spinge a tenere continuamente sotto controllo i profili o i telefoni dei loro amici o delle persone che interessano loro. Tutto questo forse è stato influenzato anche dall’avvento dell’app di messaggistica per eccellenza, WhatsApp, grazie alla quale, oppure a causa della quale, dipende dal punto di vista, si conosce l’ultimo accesso dei propri contatti, si può vedere se il messaggio inviato è stato consegnato, letto oppure entrambi. Da quando è stata introdotta la cosiddetta “spunta blu”, il mondo è impazzito, si è diviso in due: quelli che vedevano questa nuova introduzione come un qualcosa di positivo e quelli che addirittura avevano pensato di eliminare l’applicazione per non essere troppo controllati e dipendere completamente da quella famosa spunta blu. Poi c’erano e ci sono tuttora quelle persone che, da una parte, accettano questo aggiornamento, perché possono capire quando gli altri hanno visualizzato i loro messaggi, dall’altra invece non lo vorrebbero perché sono loro i primi a visualizzare senza rispondere.

Come evitare le paranoie

Esistono però pur sempre delle piccole scappatoie per sopravvivere a questa mania di persecuzione in miniatura. Vediamone alcune:
– Modificare le impostazioni di WhatsApp: infatti tramite la voce “privacy” nelle impostazioni dell’app si può limitare la visione dell’ultimo accesso, dello stato e dell’immagine di profilo, si possono poi bloccare determinati contatti indesiderati o, come detto in precedenza, si può disimpostare la tanto famigerata “spunta blu”
– Modificare la privacy del nostro account Facebook: chi può vedere così i nostri post e le nostre immagini? chiunque, solo i nostri amici, o anche gli amici degli amici?
– Modificare le impostazioni stesse del telefono: staccare, per esempio, la geolocalizzazione, che oltre a scaricare di molto la batteria del nostro smartphone permette di condividere la propria posizione dopo la pubblicazione di una foto su Instagram, un post su Fb o addirittura un messaggio su Messenger
– Riuscire a distinguere ciò che può essere reso pubblico da ciò che deve restare privato.

Ed è forse questo il migliore consiglio che possiamo dare: sul web noi siamo i garanti della nostra privacy, e noi soli possiamo determinarne i limiti.