Burger King/La storia non fa da scenario ai panini

a cura della Redazione Storie
– È trapelato proprio in questi giorni, grazie ad una denuncia da parte dalla gestione di Dachau, che Burger King Germania si è fatto pubblicità proprio nell’ex campo di concentramento.
La redazione Storie ha cercato di capire, attraverso un finta intervista, cosa sia passato per la testa ai pubblicitari della catena: marketing strategy o ingenuità?

Che cosa fa di mestiere?

Io lavoro in Germania, come pubblicitario della nota catena di fast food Burger King, e il mio obiettivo è quello di far in modo di far conoscere in tutto il mondo le offerte e le novità che proponiamo; per farlo utilizziamo internet, ma anche manifesti per le strade e, ovviamente, volantini.

Come le è venuto in mente di distribuire volantini a Dachau?

Proverò a raccontare il giorno in cui ho fatto ciò: era un giorno come tanti, in cui avevo preparato i volantini, senza sapere dove sarei andato a distribuirli. Il fatto è che Burger King è noto solo nelle grandi città, quindi ciò che secondo me serviva era coinvolgere anche le zone piccole e di provincia. Così, decisi di distribuire alcuni volantini in un posto importante per i tedeschi e per il mondo intero, ovvero il campo di concentramento di Dachau. È stata una scelta puramente casuale, dato che era quello più vicino a dove mi trovavo. La mia intenzione non era certamente distribuire volantini all’interno del campo, così ho cercato di combinare il mio bisogno di lavorare e il rispetto verso quel luogo, distribuendoli davanti al parcheggio.

Si sarebbe aspettato una polemica tanto grande con conseguenze penali per Burger King?

Assolutamente no. Io ho fatto solo il mio lavoro, distribuendo volantini a fini pubblicitari. Forse sono stato troppo impulsivo e non ho pensato alle conseguenze, però non capisco perché si sia creato tanto trambusto.

Che cosa pensa succederà dopo questo fatto?

C’è da dire che per questo fatto ora sono in tribunale, assieme a tutta la compagnia e devo confessare che sono un po’ preoccupato per come evolverà la vicenda. Con il senno di poi, una cosa la posso dire: ho imparato che anche se il tuo lavoro è promuovere un determinato oggetto, cioè non previene dal avere rispetto per persone, luoghi e storie che hanno profondamente segnato la nostra esistenza.

L’ultima riposta rispecchia in pieno il nostro pensiero: il business ed i soldi non possono passare sopra all’importanza di certi posti e di certi valori che hanno cambiato la nostra società per sempre. Non permettiamo che le multinazionali, le potenza, l’avidità giochino con i nostri valori, con i nostri sentimenti. Non lasciamoci comprare da un panino a soli tre euro (e che panino).