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ARTE

MUSICA/La resurrezione del vinile

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Sono ormai passati 78 anni da quando il colosso americano “Columbia Records”, famosissima casa di produzione musicale ancora oggi attiva, lanciò sul mercato un supporto fisico in polivinilcloruro per ascoltare musica.

È la nascita di una nuova era.

Da quel momento il grande e affascinante disco nero ha segnato la storia e migliaia furono gli artisti che, sopratutto nei decenni a venire, fecero produrre enormi quantità di vinili per pubblicizzare il loro lavoro artistico.

Basti pensare alle molteplici edizioni degli album di cantanti quali Elvis Presley, Frank Sinatra e Gene Pitney per capire l’importanza e la popolarità che questo supporto fisico conquistò tra gli anni Cinquanta e Settanta.

Ma cos’è un “vinile”?

Noto anche come “disco a microsolco”, è una piastra circolare dotata di incisioni poco profonde dove sono impresse registrazioni, solitamente musicali. Un vinile si presenta in moltissimi formati, divisi in base al numero di giri compiuti in un singolo minuto. Questi ultimi possono essere 33, come nella maggior parte dei dischi in considerazione, 78 o, più raramente, 16 e 45.

Il declino…

Dopo quasi trent’anni di successi, la popolarità dei microsolchi cascò repentinamente con l’avvento delle musicassette, le quali divennero più comode, in quanto ogni persona dotata di un comunissimo registratore in casa era in grado di inciderle con qualsiasi contenuto a piacere, e maggiormente pratiche, date le dimensioni ridotte. Non ci volle molto che, inoltre, il “Compact Disc” (ossia il classico CD) scalasse le classifiche e si confermasse re della musica, posizione acquisita, ormai dieci anni fa, dal cellulare e dalla musica digitale.

e il riscatto

Tuttavia, a partire dal 2012 il vinile fu il protagonista di un’inaspettata risalita: da quel momento le sue vendite sono aumentate del 150%, il business relativo è tornato sulla cresta dell’onda e questa nuova moda ispirata alle note del vintage è divenuta popolarissima.

Ad oggi esistono un’infinità di stili riguardanti la produzione di dischi a microsolco: migliaia di colori, forme ed effetti speciali, quali la fluorescenza, la commestibilità e la velocità variabile.

Seguendo l’odierna e crescente popolarità dei vinili, si prospetta che in circa cinque anni il loro business sarà più fruttifero di quello relativo ai CD.

Sarà possibile?

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ANDY WARHOL/Il quadro da 195 milioni

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Shot Sage Blue Marilyn raffigura l’attrice Marilyn Monroe, sintesi del sogno americano, un’immagine universalmente riconosciuta e impressa nella coscienza collettiva. Il quadro più caro del XX secolo è proprio questo, uno degli iconici ritratti pop realizzati da Andy Warhol (1928-1987). 

Nel 1964, è stato acquistato per 195 milioni di dollari da Christie’s a New York. Dopo una battaglia di offerte durata meno quattro minuti tra altrettanti potenziali compratori, ad aggiudicarsi l’opera d’arte è stato il gallerista Larry Gagosian, che non ha rivelato se ha comprato il quadro per sé o per un cliente.

Quella di Warhol è una Marilyn sorridente, simbolo di una Hollywood dorata e, al tempo stesso, avvolta da un velo di malinconia. L’immagine incarna il senso di una bellezza che incanta e che insieme sfugge e fu replicata da Warhol in cinque tele quadrate, ciascuna misura 101.6 x 101.6 cm, raffiguranti la diva Marilyn Monroe colpita alla fronte da un singolo proiettile con diversi sfondi colorati: rosso, arancione, azzurro, blu salvia e turchese.

“Il più significativo dipinto del XX secolo, la Marilyn di Andy Warhol, è l’apice assoluto della Pop Art americana e la promessa del sogno americano che racchiude ottimismo, fragilità, celebrità e iconografia tutti insieme. Il dipinto trascende il genere del ritratto in America, superando l’arte e la cultura del Novecento secolo. Accanto alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, alla Gioconda di Leonardo Da Vinci e a Les Demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso, la Marilyn di Warhol è categoricamente uno dei più grandi dipinti di tutti i tempi”, ha dichiarato Alex Rotter, presidente di Christie’s 20th.

Tutti i proventi della vendita andranno a beneficio della Fondazione Thomas e Doris Ammann di Zurigo, che negli anni ha sostenuto numerosi artisti di arte moderna e contemporanea e si dedica a migliorare la vita dei bambini di tutto il mondo con programmi di assistenza sanitaria ed educativa.

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ARTE

La percezione dell’arte e della storia dell’arte: un sondaggio

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Apprezziamo davvero l’arte? Riusciamo a comprenderne davvero il significato? Come il nostro contesto sociale influenza la nostra visione dell’arte? Siamo disposti ad apprendere il corretto modo di visionare le opere d’arte tramite lo studio o preferiamo rimanere nell’ignoranza e pensare che l’arte non abbia alcuna utilità? Queste sono le domande che potrebbero emergere leggendo il sondaggio di arte proposto ad alcune classi del liceo. Studenti e studentesse sono stati incaricati di proporre una co più copie del sondaggio a parenti, amici, ma anche a sconosciuti. È interessante osservare come molti intervistati abbiano trovato l’iniziativa stimolante e abbiano risposto alle domande con una grande apertura verso l’arte, a mio parere, quasi in modo eccessivo. Un dubbio mi sorge spontaneo. Come è possibile allora che, secondo l’opinione comune, al giorno d’oggi il ruolo dell’artista sia in degrado e che l’arte, soprattutto contemporanea, non venga spesso riconosciuta? Penso che una gran parte degli interessati abbia risposto in modo sincero, ma allo stesso tempo non sia stata esposta in modo diretto e quasi implicito alle questioni proposte. Cosa sarebbe successo se si fossero trovati davanti alcuni dei più grandi esempi di arte contemporanea? L’avrebbero ancora considerata arte valida? Sentiamo ancora troppo spesso frasi come “l’avrei potuto fare anche io!” per commentare opere che, dietro la loro semplicità, nascondono un ragionamento complesso, come le installazioni di Maurizio Cattelan o le tele di Lucio Fontana. Opere come “Merda d’Artista” di Piero Manzoni, apparentemente grottesche e bizzarre, sono ancora fonte di sconcerto e disprezzo. A malincuore, dubito fortemente che, alla vista di opere simili, i risultati del sondaggio sarebbero rimasti tali. “Capisci l’arte contemporanea?” Questa domanda mi ha colpita maggiormente e, di rimando, un’altra questione mi è venuta in mente: potremmo mai capire l’arte, soprattutto contemporanea? Come ho detto in precedenza, le opere di arte contemporanea nascondo un processo di pensiero estremamente complesso che solo la mente che l’ha partorito può capire totalmente. Perché ciò che non capiamo ci disgusta invece di affascinarci e incuriosirci? Davanti all’ incomprensibile, dovremmo trovare l’analisi dell’opera ancora più stimolante. Secondo me storia dell’arte è una materia importante nelle scuole proprio per questo: per abituarci a cercare oltre l’apparenza di un’opera e di conseguenza utilizzare la stessa logica nella vita quotidiana.

La mia esperienza con il sondaggio è stata probabilmente diversa da molti dei miei compagni.L’ho proposto ad alcuni amici, i quali hanno trovato alcune delle domande scontate e altre troppo costrittive essendo loro molto vicini al mondo dell’arte; infatti persone con una particolare attitudine per l’arte non ne hanno una visione circoscritta e sono maggiormente aperti alle nuove tecniche e tipologie che al giorno d’oggi stanno prendendo spazio in questo campo. Nel corso del tempo, il concetto di arte è progressivamente divenuto più ampio e indefinito, soprattutto nell’epoca contemporanea in cui gli artisti non sono sottoposti ad alcuna costrizione esplicita come invece succedeva in epoche passate con gli svariati canoni da rispettare. Dunque, che cos’è l’arte? È una domanda a cui non è facile rispondere, ma, a parer mio, possiamo aiutarci facendo una distinzione tra la propria concezione personale e la schietta definizione. Infatti se rispondessimo esprimendo il nostro  soggettivo concetto di arte, escluderemmo inconsciamente alcune opere d’arte soprattutto “antiquate” in quanto condizionati dalle esigenze, ormai cambiate, della nostra società. Se noi invece intendessimo dare una definizione più specifica, potremmo coinvolgere tutto ciò che è ed è stato definito arte nella storia. Una creazione non é arte se ha un messaggio, é arte se rappresenta la realtà, la natura, una sensazione, un’emozione, un messaggio… qualsiasi cosa.

Margherita Bagnato

Sondaggio di Arte – clicca e guarda le risposte!

Quando si fa lezione di storia dell’arte, capita spesso di pensare a cosa direbbe, riguardo un qualsiasi artista e relativa opera, un ipotetico pubblico al di fuori del gruppo classe: noi studiamo la materia, si insegnano i pensieri e gli ideali dell’artista e il suo linguaggio. Ma cosa pensa la gente, fuori dalla scuola? Tenendo inoltre in considerazione il fatto che lo studio della storia dell’arte non è in tutti gli indirizzi scolastici ma che molti pensano di essere grandi esperti (giovani, ma soprattutto non giovani), che spesso il pubblico si ferma all’apparenza dell’opera d’arte e che si è oggi ancora molto legati, anche inconsciamente, a parametri di bellezza superficiale non prendendo in considerazione l’utilità e il fatto che l’opera è rappresentazione di una determinata società in un determinato ambiente storico e culturale, viene da chiedersi quale sia il pensiero di chi a scuola non è. Coloro che sono al di fuori della scuola e che magari non hanno mai studiato arte: del resto il rischio è spesso quello di credere che tutti noi sia abbia la stessa formazione e quindi dare per scontate alcune conoscenze. La curiosità è proprio questa: in un Paese come il nostro, che detiene una bella porzione di beni artistici del mondo intero, il signore che beve ogni mattina il caffè vicino a me, la signora che fa passeggiare il cane, la sorellina del compagno di banco, la compagna di squadra, il mio miglior amico, mamma, papà, nonno e nonna… cosa pensano dell’arte? Cosa pensano che sia? La conoscono? Pensano di conoscerla? Hanno avuto la possibilità di studiarla? Ed ecco la ragione per cui è stato creato questo sondaggio a cui hanno risposto circa un centinaio di persone.

Giorgia Morriello

In questo sondaggio sono state coinvolte cinque classi del liceo Nicoloso da Recco, classi quarte e quinte, dove ogni studente ha intervistato due persone da lui/lei scelte, quindi il risultato è che sono state rilevate le opinioni di un buon numero di utenti di ogni età e formazione. Dal punto di vista tecnico, estrapolare i dati scritti su carta è stato abbastanza disagevole, soprattutto se si pensa alle possibilità che offre un qualsiasi strumento digitale: il ragionamento di base per cui si è deciso di svolgere il sondaggio su carta è dovuto al necessario confronto tra intervistatore e intervistato ma come agilità di analisi dei dati, è una scelta pessima. La rendicontazione dei dati è stata fatta con un lavoro meccanico e ripetitivo, certamente non difficile ma nemmeno entusiasmante. Usando Google Fogli si sono costruiti grafici di facile comprensione per poterli allegare a questo articolo: è risultato evidente che una fetta di intervistati ha risposto alle domande in modo superficiale, bisognerebbe capire se a causa di mancate competenze o per mancanza di voglia e rispetto; fortunatamente una parte di essi ha dimostrato, oltre che gentilezza nei confronti di chi lo ha proposto, anche una grande attenzione. A mio parere sarebbe stato interessante chiedere una autovalutazione relativa all’impegno posto nel sondaggio e un parere riguardo alla propria conoscenza di storia dell’arte all’intervistato.

Andrea Morello

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ARTE/Come il conflitto impoverisce le gallerie (e tutti noi)

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Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” – Platone, Apologia di Socrate (altro…)

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