CALCIO/L’ultima battaglia del sergente

Lo scorso 16 dicembre ci ha lasciati Siniša Mihajlović a causa del deteriorarsi delle sue condizioni di salute, dovuto alla leucemia.

L’ex allenatore del Bologna aveva annunciato la scoperta della malattia in conferenza stampa il 13 luglio 2019: “Ho la leucemia, ma la batterò giocando all’attacco”. Il 29 ottobre 2019 il trapianto di midollo osseo al Sant’Orsola di Bologna, il 22 novembre le dimissioni, ad inizio 2022 i nuovi campanelli d’allarme. Poi l’annuncio della famiglia che ha spento anche l’ultima speranza.

 

Siniša Mihajlović è stato uno dei più grandi campioni appartenuti alla generazione d’oro dei campioni che hanno illuminato i campi da calcio italiani tra gli  anni ‘90 e i primi anni del duemila.

Nella sua carriera da giocatore ha vinto moltissimi trofei:3 titoli nazionali con la Vojvodina (89) e Stella Rossa (91 e 92), due scudetti con Lazio (2000) e Inter (2006), 4 Coppe Italia con Lazio (2000 e 2004) e Inter (2005 e 2006), 3 Supercoppe italiane con biancocelesti 98 e 2000) e nerazzurri (2005). Con la Stella Rossa, oltre alla Coppa Campioni, nel 1991 arrivò anche l’Intercontinentale. Una Coppa delle Coppe con la Lazio nel 1999, una Supercoppa europea nello stesso anno sempre con i biancocelesti.

 

A una gloriosa carriera da giocatore si aggiunge poi una carriera da allenatore degna di nota, nella quale il serbo ha lanciato innumerevoli talenti, uno fra tutti, Donnarumma. 

 

Di Mihajlović, però, mancherà soprattutto quel fare semplice, genuino e quella umiltà fuori dal comune. Un uomo duro, ma con un cuore grande che è stato capace di emozionare milioni di persone, col suo mancino e con le sue parole.

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