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ATTUALITA'

OUMUAMUA/Frammento di un pianeta alieno

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Oumuamua, l’asteroide interstellare è la prima roccia spaziale che proviene dall’esterno del nostro Sistema Solare e a lungo gli astronomi si sono interrogati sulla sua natura, ma ora un team di ricercatori potrebbe aver risolto il mistero.

Le ipotesi su ‘Oumuamua, l’oggetto alieno

Molte sono state le ipotesi avanzate in merito. Si è pensato che fosse un asteroide, o forse una cometa interstellare ed alcuni ricercatori, tra cui l’astronomo Avi Loeb dell’Università di Harvard, hanno ipotizzato persino che fosse un veicolo spaziale alieno. Alieno lo è di sicuro, in fondo viene dall’esterno del nostro Sistema Solare, ed è dunque un oggetto “che appartiene ad altri, estraneo” al nostro sistema planetario. Ma è improbabile che si tratti della manifattura di qualche popolazione extraterrestre a noi sconosciuta.

Il frammento di un pianeta in un sistema sconosciuto

Secondo alcuni articoli pubblicati su una rivista dell’American Geophysical Union ‘Oumuamua potrebbe essere una scheggia staccatasi da un minuscolo pianeta in un lontano sistema planetario. Come spiega Steven Desch, astrofisico dell’Arizona State University e coautore del nuovo studio, “probabilmente abbiamo risolto il mistero di cosa sia ‘Oumuamua, e possiamo ragionevolmente identificarlo come un pezzo di un esoPlutone, un pianeta simile a Plutone in un altro sistema solare”.Desch e i suoi coautori ritengono dunque che mezzo miliardo di anni fa un oggetto spaziale abbia colpito il pianeta genitore di ‘Oumuamua, dando origine a questo frammento che è finito col viaggiare nello spazio fino a giungere nel nostro Sistema Solare. Una volta arrivato vicino al Sole, ‘Oumuamua avrebbe dunque iniziato ad accelerare, per effetto della vaporizzazione del suo corpo ghiacciato da parte del Sole. Un movimento simile a quello delle comete, noto come “effetto razzo”.

‘Oumuamua sarebbe composto di azoto ghiacciato

Purtroppo non conosciamo la composizione di questo asteroide interstellare. Ma basandosi sulla vaporizzazione del ghiaccio di cui è composto, i ricercatori ipotizzano che sia costituito da ghiaccio di azoto, come la superficie di Plutone e la luna di Nettuno, Tritone. Avvicinandosi al Sole, ‘Oumuamua ha iniziato a perdere strati di azoto congelati. Secondo gli autori dello studio, questo asteroide alieno è entrato nel nostro Sistema Solare nel 1995, ma all’epoca non ce ne rendemmo conto. Da allora ha perso il 95% della sua massa e si è sciolto in un frammento.

E se l’asteroide fosse un iceberg?

Altra ipotesi avanzata l’anno scorso dal dr. Laughlin dell’Università di Yale è quella di un iceberg primordiale di idrogeno formatosi nel gelo di una nube cosmica. Ma in natura il ghiaccio di idrogeno non è mai stato visto, dice Desch aggiungendo però che quando la sonda New Horizons della Nasa è transitata negli spazi oltre Plutone ha trovato un mondo di ghiacci azotati. Per cui Jackson e Desch immaginano che anche ‘Oumuamua abbia la stessa natura di ghiaccio azotato. Quindi, in conclusione, è giudicato un oggetto cosmico non comune ma non esotico. Almeno per il momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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POLITICA E ALIMENTAZIONE/La guerra agli hamburger di soia

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I prodotti a base vegetale stanno riempiendo sempre di più gli scaffali dei supermercati italiani.

Oggi è possibile sostituire i tradizionali prodotti a base di carne con hamburger di soia, salsicce di seitan o polpette vegetali. Il nome “hamburger di soia”, per esempio, può risultare paradossale, ma non in un mondo dove il futuro della carne è vegetale.

9 italiani su 10 sono favorevoli all’utilizzo di termini come questo, che rimandano inevitabilmente al mondo della carne con lo scopo di rendere il consumatore più consapevole del prodotto e promuovono scelte alimentari più salutari e sostenibili. È indubbio che si tratti di marketing, ma è davvero un tema su cui dover discutere?

Per alcuni deputati della Camera, sì.

Una proposta di legge che vuole vietare l’uso di nomi riconducibili alla carne per i prodotti vegetali è stata infatti presentata nella Commissione Agricoltura della Camera. L’obiettivo di questa legge è quello di difendere gli allevamenti e la produzione di carne italiana, che sarebbero svantaggiati dalla concorrenza di scelte alternative. Prodotti come la “bresaola di seitan” o la “bistecca di tofu” potrebbero, secondo i promotori della legge, indurre chi compra a pensare erroneamente che questi alimenti siano esattamente identici alla carne a livello nutrizionale.

Secondo l’organizzazione per i diritti animali “Essere Animali”, l’argomento della legge è fuorviante, perché ci sono differenze nutrizionali anche tra prodotti a base di carni diverse con lo stesso nome. I prodotti che usano questo tipo di termini, inoltre, avvicinano le persone a un’alimentazione più veg, una scelta migliore non solo per la salute ma anche per l’ambiente.

La proposta di legge, infatti, non considera i vantaggi a livello di sostenibilità ambientale che offre l’alimentazione vegetale: un report della Commissione Europea ha dimostrato che il settore zootecnico (una parte del settore primario che consiste nell’allevamento, nell’addomesticamento e nello sfruttamento di animali a fini produttivi) è responsabile per l’81- 86% delle emissioni totali di gas serra nell’agricoltura.

Per questi motivi Essere Animali ha lanciato una petizione per chiedere al Governo di impegnarsi a bloccare la proposta.

 

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MALASANITÀ/Il dramma del neonato morto al Pertini

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L’otto gennaio di quest’anno, al ospedale Pertini di Roma un neonato è morto soffocato quando la madre che lo stava allattando si addormenta.

Successivamente la procura ha aperto un fascicolo: “omicidio colposo”.

Intanto però la notizia si diffonde, e il padre del neonato racconta al Messaggero di come la donna fosse sfinita e priva di energie dopo ben 17 ore di travaglio.

La moglie aveva più volte chiesto ai responsabili del reparto di portare il neonato al nido del ospedale per poter riposare, anche solo per qualche ora.

Ma il permesso le era sempre stato negato.

Nei giorni successivi il fatto ha scatenato un accesso dibattito riguardante le procedure post-parto degli ospedali.

Infatti, negli ospedali solitamente è previsto il cosiddetto “rooming-in”, ovvero il neonato subito dopo il parto, viene tenuto nella stessa stanza della madre anziché in una camera in comune con altri neonati.

A questa pratica però, dovrebbe essere sempre proposta un alternativa cioè la gestione dei neonati da parte del Asilo del ospedale, fino al termine della permanenza.

Questa seconda opportunità non viene sempre tenuta in considerazione, e centinaia di donne nei giorni scorsi hanno raccontato la loro esperienza denunciando che la possibilità di usufruire del nido ospedaliero sia stata loro  negata.

Le domande che ci si pongono in questi casi sono molteplici: Cosa sarebbe accaduto se questa donna avesse potuto riposare per qualche ora? O anche solo sé qualcuno avesse avuto cura si sorvegliarla e assisterla? La pratica di rooming-in vale per qualsiasi situazione? È  davvero la scelta più adeguata?

Il drammatico evento che ha portato  il decesso del neonato di Roma dovrebbe stimolare le coscienze e una azione diretta delle istituzioni per tutelare maggiormente la salute delle donne dopo il parto.

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DALL'EUROPA

MODA/Un italiano al timone di Luis Vuitton

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Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.

Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.

Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.

“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.

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