CARCERI/Il lato oscuro della giustizia

 

80 suicidi in un anno

Nel 2022 sono stati 80 i suicidi nelle carceri italiane: un numero così alto non si registrava dal 2009 quando i suicidi erano stati 72.

Si registrano circa tredici suicidi ogni mille persone. Secondo questo dato, si stima che in carcere le persone si tolgano la vita 20 volte in più rispetto che al di fuori.

Possono essere molteplici le cause che portano i detenuti al suicidio; in un terzo delle carceri italiane, per esempio, le celle sono più piccole di 3 metri e spesso si verifica un grave sovraffollamento all’interno delle strutture. Un altro grave problema sono le cattive condizioni igienico-sanitarie dei penitenziari, argomento che è diventato fonte di discussione durante la pandemia da Covid-19, che senz’altro ha peggiorato le cose.

Come se non bastasse, ad eccezione di alcuni casi virtuosi, spesso ai detenuti è negata la possibilità di svolgere attività lavorative e ricreative. Questo li aiuterebbe, da una parte a sottrarsi alla noia e alla depressione e dall’altro ad aumentare le possibilità di un reinserimento nella società dopo la fine della pena. Si capisce come il carcere purtroppo svolga in questi casi una funzione solo punitiva e per niente rieducativa.

Infatti, risulta in media che 2 detenuti su 3 ritornino a delinquere dopo essere stati rilasciati.

 

Il dramma della violenza tra le sbarre

All’interno delle carceri italiane non mancano gli episodi di violenza da parte dei poliziotti nei confronti dei detenuti.

Il 5 aprile 2020, in piena pandemia, le restrizioni conseguenti al lockdown colpiscono anche le carceri italiane e i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere avviano una protesta.

Essa porterà all’irruzione nelle celle di  più di duecento poliziotti, che massacreranno di botte per più di quattro ore i detenuti, di cui uno dei quali perderà la vita.

Sono molto allarmanti anche le notizie di violenze tra detenuti. Solo una settimana fa un detenuto di 17 anni ha dichiarato di essere stato picchiato e abusato sessualmente da tre dei suoi compagni di cella.

Una pena alternativa

Una pena alternativa al carcere esiste e viene raccontata da Sergio Abis, ex detenuto, nel suo libro “Chi sbaglia Paga”, che racconta l’esperienza presso la Comunità La Collina fondata in Sardegna nel 1994 da don Ettore Cannavera.

All’interno della Comunità La Collina gli orari vengono scanditi dal lavoro, non è consentito l’alcol, i litigi vengono risolti tramite una mediazione collettiva che educa il detenuto. Inoltre, non ci sono differenze tra detenuti e ognuno paga il proprio mantenimento. Non sono presenti poliziotti ma un educatore ogni due detenuti tra i quali vige un rapporto di rispetto; si partecipa ad attività culturali e avviene un elevata interazione sociale.

Il rispetto dei diritti umani e la rieducazione sono alla base dei principi della comunità.