CLIMA/L’uragano Ian ed i cambiamenti climatici

L’uragano Ian crea il panico negli USA

Il 28 settembre l’uragano Ian, generato nel sud-est del Mar dei Caraibi, ha guadagnato intensità devastando Cuba e successivamente, spostandosi, anche la Florida. Questo uragano è stato catalogato come uragano di categoria 4 su 5, uno dei più grandi dell’ultimo decennio. Ian ha travolto la Florida e sta attraversando il South Carolina. Dal punto di vista sociale ed economico c’è stata una catastrofe che lascerà un segno su tutto il paese. La conta dei morti è salita a 88 e ci vorranno mesi se non anni per riparare gli edifici distrutti, circa 2,6 milioni di abitazioni sono rimaste senza luce per 4 giorni  perché ci sono stati danni anche alle linee della corrente. Dal punto di vista economico invece ci vorranno dai 25 ai 40 miliardi di dollari per ricostruire gli edifici della Florida.

L’uragano si è abbattuto in piena stagione degli uragani (luglio-novembre), eventi di questa portata non si sono verificati solo in Florida ma in tutto il mondo causando morti e distruzione.

 

La frequenza degli eventi atmosferici pericolosi in aumento

I cambiamenti climatici sono innegabilmente responsabili dell’aumento degli eventi meteorologici estremi, in Europa a occuparsene è l’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente), nata nel 1993 per il controllo delle condizioni ambientali europee, tuttora sta lavorando sui cambiamenti climatici e la sua sede, come quella di molte organizzazioni dell’UE è a Copenaghen. In Italia sono già 130 gli eventi catastrofici dall’inizio dell’anno. Gli effetti del cambiamento climatico più evidenti sono le temperature elevate e i fenomeni atmosferici sempre più intensi. Dal 2010 al 2022 sono 1318 gli eventi atmosferici estremi e sono in aumento. Secondo i dati dell’AEA,  250 milioni di persone, a causa dei cambiamenti climatici, saranno costrette a spostarsi dal luogo dove attualmente vivono entro il 2050. Negli ultimi anni abbiamo potuto assistere a grandi disastri che hanno sconvolto la popolazione mondiale: si può pensare agli incendi nel centro e sud Italia, in Canada e in Australia, oppure agli allagamenti nelle Marche e negli Stati Uniti; per non parlare dello scioglimento dei ghiacci e talvolta dell’innalzamento dei mari.

Quella che prima era una teoria adesso è una certezza e nel 2050 si prospetta un punto di non ritorno, il mondo deve cambiare al più presto e bisogna trovare un modo efficace per farlo.

 

Il clima “al cinema”

L’aumento delle temperature è una notizia relativamente nuova infatti fino a qualche decennio fa si poteva immaginare una “seconda grande glaciazione” (anche se l’idea non era supportata dalla scienza) e non certo la desertificazione del pianeta. Possiamo vedere che anche la cultura cinematografica ha dato vita a queste ipotesi come nel film “The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo”, in uscita nel 2004, sull’imminente arrivo di una nuova era glaciale. Il film è stato ideato quando l’idea di riscaldamento globale era già nota, ma non appoggiata da tutto il mondo scientifico. Quest’anno è stato prodotto un film chiamato “Siccità”, ambientato a Roma, la capitale ormai senz’acqua è piombata nella disperazione, la città di un tempo è diventata desertica e ognuno pensa a se stesso. Nel film viene rappresentata una realtà in cui l’acqua è quasi esaurita e più ne possiedi più sei considerato ricco, molto più verosimile al futuro che la scienza ora prospetta per l’umanità. Il riscaldamento globale è un problema concreto e bisogna impegnarsi per preservare il pianeta per noi  e per le persone che verranno dopo.