GERUSALEMME/È ancora scontro

Gli ultimi giorni di scontri a Gerusalemme e nella striscia di Gaza hanno portato venti di una guerra in Medio Oriente che, ancora una volta, sembrerebbe inevitabile. Ma perché questa terra è così spesso soggetta a conflitti e distruzione? Per capirlo è necessario andare a scavare nel passato di Israele e della Palestina.

Gerusalemme, infatti, rappresenta da anni il motivo di un conflitto con radici politiche, religiose e culturali. Nel 1967, a seguito dello scontro arabo-israeliano, la parte est della città venne conquistata da Israele, sottraendola alla Giordania. La causa principale delle tensioni sta nel fatto che questa zona ospita ancora tre milioni di persone: palestinesi di religione musulmana che devono, da decenni, far fronte all’opera di colonizzazione di Israele.

La divisione territoriale

Alla base di questa questione c’è una controversia che vede da un lato lo Stato di Israele, che ritiene quell’area sotto il suo controllo politico e amministrativo, dall’altra la comunità internazionale, che ritiene invece illegittimo il sequestro di quell’area ai danni dei palestinesi. Di fatto gli israeliani sono riusciti a conquistare, chilometro per chilometro, un’area sempre maggiore, costringendo migliaia di palestinesi a riversarsi nella parte della città dove, ancora, riescono ad essere ospitati. La maggior parte degli abitanti di queste zone, circa due milioni di persone, si concentra nella cosiddetta striscia di Gaza.

Guardando la cartina, troviamo gli israeliani, di religione ebraica, al centro con a ovest, schiacciati nella striscia di Gaza, i palestinesi e a est, verso la Cisgiordania, i restanti cittadini palestinesi. Inoltre, vista la progressiva espansione di Israele, un’altra parte del popolo palestinese si è rifugiato a nord, verso il Libano.

Gerusalemme tra contese politiche e religiose

Secondo Israele, l’intera città di Gerusalemme apparterrebbe a loro e dovrebbe essere la capitale dello stato. Una visione opposta è quella dei palestinesi secondo i quali, invece, la parte est della città, dovrebbe diventare la capitale del loro stato.

La parte antica della città è al centro di un’accesissima contesa politica per ragioni culturali, ma soprattutto religiose. La spianata delle Moschee di Gerusalemme est è il centro della cultura islamica ed è la Terra Sacra, al centro del Corano. Ma la città di Gerusalemme è anche al centro delle scritture ebraiche.

Gerusalemme risulta, perciò, divisa a metà con la parte orientale dedicata al culto islamico, mentre quella occidentale dedicata a quello ebraico, con divisioni e confini spesso troppo fragili.

Alleanze internazionali

La storia dello Stato d’Israele racconta anni e anni di accordi con le principali potenze occidentali, primi fra tutti gli Stati Uniti, mentre i palestinesi potrebbero contare sull’appoggio di potenze a maggioranza musulmana.

Gioca un ruolo importante per i palestinesi anche Hamas, gruppo estremista islamico nella striscia di Gaza. Dal 2007, di fatto, l’area palestinese è controllata da questo gruppo, che si contrappone a Israele e si dice pronto a difendere militarmente il popolo palestinese in caso di offese.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

Dopo settimane di forti tensioni, nel giorno di lunedì 10 maggio, sarebbero dovute essere allontanate alcune famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah per lasciare spazio ad altri coloni israeliani. Il tutto sarebbe dovuto avvenire in pieno Ramadan e nel giorno in cui Israele festeggia il Jerusalem day, festività contrastata fortemente dai palestinesi, per i quali rappresenta una ferita ancora aperta. Con l’inizio di questa operazione, sono iniziate anche le proteste e gli scontri, che si sono allargati fino alla moschea di al-Aqsa, uno dei simboli della religione musulmana.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’intervento della polizia israeliana, che ha deciso di innalzare barriere davanti alla porta di Damasco, luogo dove i giovani palestinesi hanno l’abitudine di ritrovarsi. I comandanti spiegano che quest’atto sarebbe dovuto servire a evitare assembramenti, ma sembra essere stata proprio questa la prima scintilla dell’incendio che sta ancora divampando.