GINNASTICA/La ritmica sotto accusa

“Se mi chiedessero di consegnare le medaglie vinte nella ritmica per avere la felicità non avrei dubbi, direi di si”

Nell’ultima settimana purtroppo sono emerse sconvolgenti dichiarazioni di ex ginnaste della nazionale italiana, ma non solo, circa maltrattamenti, umiliazioni, abusi e privazioni di cibo subite dalle loro allenatrici e dallo staff tecnico, in particolare nella Accademia Internazionale di Desio, casa della squadra nazionale delle Farfalle

LE DENUNCE

I racconti delle ex-atlete toccano temi che vanno a danneggiare la salute psicofisica di giovanissime ragazze, addirittura di 12 anni, che intraprendono uno sport agonistico. Il sogno è quello di arrivare un giorno a far parte della nazionale, ma viene spesso distrutto giorno dopo giorno imponendo sacrifici e privazioni e portando anche, in alcuni casi, al pensiero del suicidio.

Essere talmente plagiate da non riuscire nemmeno a trovare il coraggio di parlare e raccontare ai propri genitori, mascherare a tutti i costi un malessere che ogni giorno cresce e che lascia e lascerà segni per tutta la vita è quello che hanno vissuto in molte.

Violenze psicologiche, mobbing e percosse che rimarranno una macchia indelebile su ognuna di loro e che anche a distanza di anni si fa fatica a raccontare e chi trova coraggio lo fa con la voce strozzata dal pianto.

COSA SUCCEDE DOPO?

Alcune, se riescono a dire basta in tempo e a scappare da un ambiente così oppressivo e umiliante, provano a cercare sempre nella ritmica un ambiente sano, sereno dove poter riprendere ad allenarsi, magari ripartendo anche da un livello più basso ma con il cuore più leggero, altre invece smettono perché non riescono a liberarsi dagli incubi che si portano dietro, rinunciando così ad un sogno in cui hanno creduto e cercando invano un nuovo sport che le possa appagare. Molte si sono affidate a uno psicologo per provare a ritrovare la serenità e la consapevolezza di non avere nulla di sbagliato, ma il percorso è lungo ed è difficile tornare come prima.

 I RACCONTI DELLE ATLETE

Possiamo dire che in questo caso l’unione fa la forza e ogni giorno dopo le testimonianze di Anna Basta , Nina Corradini e Giulia Galtarossa molte altre ginnaste hanno avuto il coraggio di parlare e di raccontare la loro esperienza: la giornata è scandita dalla pesata sulla bilancia, tanto da aver persino paura di bere un bicchiere d’acqua, la ricerca di una magrezza eccessiva aiutata dall’uso e abuso di lassativi, ore di allenamento prive dell’energia necessaria per sostenerle, il venire controllate anche quando si va in bagno per evitare che si mangi di nascosto, le umiliazioni subite in palestra di fronte alle compagne con appellativi offensivi e irrispettosi.

Nina Corradini è stata la prima a parlare degli abusi subiti in un’intervista a “Repubblica”: l’ex azzurra, che aveva lasciato la ginnastica nel giugno del 2021, era stata chiamata dalla Federazione a solo 15 anni e dopo un primo periodo di tranquillità erano iniziati i problemi, l’incubo della bilancia, che veniva usata anche quattro volte al giorno, e le prese in giro.

A lei si aggiunge Anna Basta che attraverso i social aveva iniziato a raccontare i “dietro le quinte” della sua esperienza in Accademia. L’atleta ha dichiarato di aver pensato in un paio di occasioni al suicidio non riuscendo più a sopportare le umiliazioni e le pressioni delle assistenti e delle allenatrici, come si può leggere dalle chat con sua mamma nel 2019.

Giulia Galtarossa racconta di quando le avevano scritto sul foglio della dieta “Abbiamo un maialino in squadra”, di come quando aveva tentato di uscire dalla Nazionale glielo avessero impedito convincendola a restare e di essere davvero troppo grassa e brutta, oppure di quando è stata sgridata per aver mangiato una pera.

Grazie a loro molte altre atlete hanno avuto il coraggio di raccontare le loro storie piene di notti costellate di incubi, disturbi alimentari, lassativi e insulti.

 

I PROVVEDIMENTI

Nella giornata del 2 Novembre si sono incontrati Gherardo Tecchi, presidente della Fgi (Federazione Ginnastica d’Italia), Andrea Abodi, Ministro dello Sport e dei Giovani e Giovanni Malagò, presidente del Coni, per far fronte a questo problema. Abodi ha commentato: “Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti non adeguati. Siamo praticanti di valori, non predicatori”.

La Federginnastica ha nel frattempo disposto il commissariamento di Desio per cambiare lo staff tecnico e inserire uno psicologo, oltre a aumentare la presenza di fisioterapisti, medici e nutrizionisti. Il vicepresidente Valter Peroni andrà a controllare di continuo l’andamento degli allenamenti.

Tecchi ammette l’errore e propone una soluzione: “E´ chiaro che c’è sfuggito più di qualcosa, mea culpa. Però abbiamo istituito a inizio anno il Safeguarding office, proprio per tutela degli atleti, siamo all’avanguardia. Chi vive situazioni di disagio può segnalare in modo anonimo, istituiremo un numero di telefono. La Federazione è aperta ad ascoltare”.

Chi non ha rilasciato commenti è stata l’ormai ex- Direttrice Tecnica Emanuela Maccarani, sollevata dal ruolo di gestione del centro, ma alla quale Malagò ha voluto dare fiducia facendola continuare ad allenare.

UN PROBLEMA COMUNE

Questi atteggiamenti non si ritrovano solo ad alti livelli ma purtroppo anche in accademie locali. “Ora non vogliamo insabbiare niente, bisogna tirare fuori anche i casi del passato, denuncino alla procura”, è l’appello del presidente di Federginnastica a tutti i tesserati e aggiunge in favore delle ginnaste:”Se so che per essere Farfalla devo rispettare certi canoni e ho la forza di farlo bene, altrimenti posso fare ginnastica a livelli più bassi con soddisfazione. Il punto è se questo tema viene accompagnato da forme di derisione, da umiliazioni: è inaccettabile”.

Anche la Disney lancia un messaggio tramite il cortometraggio “ Reflect” che racconta di una ballerina che lotta contro i pregiudizi sul proprio aspetto fisico con l’obiettivo di sentirsi più positiva e forte del proprio aspetto.

Ricordando che questo fenomeno non accade solamente nel mondo della ginnastica, ma anche in altri ambienti, bisogna sostenere le persone che hanno subito e aiutare e proteggere i ragazzi e i bambini più piccoli che potrebbero decidere di intraprendere questo sport, motivo per il quale queste dichiarazioni possano una volta per tutte far cambiare le cose e migliorare il sistema.