LA PROPOSTA/Username e password di stato? No, grazie

Non ha neppure ventiquattro ore di vita la proposta del ministro per l’Innovazione, Pisano, ma la polemica divampa: dal 2021 ogni cittadino dovrebbe essere provvisto di una username e di una password di stato.

Prima di proseguire, è necessario chiarirci: se lo stato sta cercando un modo per far coincidere in modo perfetto identità digitale con identità reale di una persona, ossia se si vuole che ad ogni identità digitale corrisponda una e una sola persona, questo è giustissimo, soprattutto per tre motivi: un’identità digitale unica e riconosciuta darebbe accesso a tutti i servizi della pubblica amministrazione senza mille id e mille password diverse, una identità digitale unica potrebbe essere la premessa per fornire alle persone una cittadinanza digitale, con pesanti sanzioni per bullismo o fenomeni di hating, infine un’unica identità digitale potrebbe essere l’interfaccia perfetto per accedere a servizi integrati, dove – giustamente – si scambiano e si collezionano dati sul nostro conto ai fini di migliorare la qualità dei servizi e prevenire fenomeni di pessimo costume quali l’evasione fiscale. Quello che non va, che non ci va, e per cui noi siamo contrari è la password unica, data dallo stato: lo stato non può – come sostiene il ministro – conoscere la nostra password, entrare in possesso di alcune aree o dati che devono rimanere ad esclusivo appannaggio del singolo, pena una decisa perdita di libertà proprio in nome della legge e della sicurezza. No alla password di stato, dunque, mentre sì all’identità digitale (anche prima del 2021):