LETTA/L’incontro tra un politico e i giovani

Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di incontrare a distanza Enrico Letta, ex presidente del consiglio dei ministri tra il 2013 e il 2014.

Noi ragazzi, per la nostra assemblea a distanza, abbiamo deciso di usare Zoom per incontrare e conversare con tanti personaggi. Tra questi Enrico Letta, a cui, anche se è fuori dal Parlamento da qualche anno, molte testate giornalistiche continuano a chiedere il parere in ambito politico, e attualmente è stato scelto come segretario del Partito Democratico.

Ma come nasce l’Enrico Letta politico? Il suo cammino in questo ambito comincia da giovanissimo, al liceo Galileo Galilei, dove è stato rappresentante d’istituto per tre anni. Subito dopo continua all’università, e dopo arriva al consiglio comunale, e finalmente, nel nostro Parlamento. Noi, ispirati dalla sua storia, non ci siamo fatti scappare l’occasione e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Le decisioni di un governo sono influenzate dai tecnici oppure sono più libere?

“È una bella domanda, perché il rapporto tra tecnica e politica è diventato sempre più importante oggi, la pandemia lo ha portato ovviamente all’ordine del giorno. Potrei dirvi che anche la grande questione del cambiamento oppure quella della data protection, cioè delle regole con cui si proteggono i dati personali. Alla fine, la mia esperienza mi porta a dire che c’è sempre bisogno di un mix tra queste due dimensioni: la decisione alla fine la prende sempre il politico, cioè colui che è legittimato dalla delega da parte dei cittadini. Ma la vera novità del tempo che stiamo vivendo è che non è possibile che un politico sia totalmente digiuno di conoscenze tecniche, deve avere una qualche forma di formazione, deve avere attorno dei consiglieri di cui si fida che lo aiutino a capire anche bene quali sono le questioni tecniche che ha davanti.

Come si sente un Presidente del Consiglio quando cerca di aiutare più persone, ma c’è la percezione che non venga apprezzato il lavoro svolto?

“L’apprezzamento oggi non è più un qualche cosa che avviene solamente durante un’elezione, quando ho cominciato a far politica non è che ogni giorno si calcolava la misura di apprezzamento rispetto a un politico, un governo. Oggi con i social media abbiamo la logica dei like, attraverso i like sappiamo se un governo è apprezzato o non. Quindi il tema di fondo è che questa logica condiziona molto l’attività, per certi versi in positivo, però c’è una quantità di negatività in tutto questo molto forte.

Perché se un politico sta soltanto dietro al numero di like che prende su ciò che posta, guardate che non è un buon politico. La logica del like, in politica, è una logica un po’ perversa. Il consenso è fondamentale, e i like sono parte del consenso, ma mi sento di dirvi che il consenso deve essere un like con la L maiuscola; un like sull’interezza di una politica che viene svolta, non il like su ogni frase che viene detta. Se il giudizio viene dato ad ogni tappa e si guarda alla quantità di like, alla fine si finisce probabilmente per prendere la decisione sbagliata.”

Come ha detto i social media sono diventati importanti in politica. Secondo lei è giusto che alcune piattaforme mediatiche sospendano personaggi pubblici, come nel caso di Twitter con Donald Trump?

Io ho preso posizione contro il fatto che Twitter o Facebook abbiano silenziato Trump, non perché io sia un supporter di Trump, tutt’altro. Ritengo che Twitter non sia più una piattaforma privata, è diventata un’Agorà pubblica e rispetto a un’Agorà pubblica non si può secondo me applicare regole private.

Da qui si apre una discussione infinita, io per esempio sono contro l’anonimato su Twitter e sulla rete, ritengo che sia un grande limite. Esso è uno dei grandi problemi perché se ognuno fosse libero di dire quello che vuole ma di mettere la sua faccia accanto a quello che ha detto, guardate che le cose sarebbero molto diverse.

Spesso ci sentiamo poco rappresentarti noi giovani, quali potrebbero essere le cose che noi giovani possiamo fare nel nostro piccolo per farci ascoltare?

Le cose da fare secondo me sono quelle di provare a costruire forme di impegno che vi danno la possibilità di essere attivi su singole questioni sulle quali vi sentite di essere protagonisti, e il grazie ai social e alla rete potete farlo, quindi sia a livello locale sia a livello generale. L’impegno politico passa attraverso singole battaglie.

Consentitemi di fare un piccolo suggerimento a chi di voi piace seguire le cose europee. Si apre una stagione molto interessante, perché probabilmente il 9 maggio partirà per un intero anno una conferenza sul futuro dell’Europa, cioè un esercizio che metterà insieme sia i governi sia le istituzioni europee, ma anche i cittadini, voi potrete partecipare a questo esercizio. Sarà un esercizio che per un anno farà partecipare tutti per cercare di capire come migliorare la le regole le istituzioni europee.

Vi invito a seguire l’hashtag #COFOE (Conference on the Future of Europe). Ci sono molte attività che si stanno svolgendo per cercare di lavorare verso una maggiore integrazione europea; c’è un sito in particolare che vi consiglio di andare a vedere: Budapest European Agorà, perché è una organizzazione fatta solo da giovani.