PALESTINA/Una strage sotto i riflettori

Nella striscia di Gaza, area governata da Hamas e sottoposta a blocco da Israele, non si vedeva una carneficina così grande dal 2014. Ormai da diversi giorni il cielo palestinese è dilaniato da razzi e bombe lanciati dall’esercito israeliano in risposta alle violenze avvenute in precedenza a Gerusalemme.

Gli scontri sarebbero iniziati la scorsa settimana dopo l’irruzione violenta di militari israeliani nelle moschee sulla spianata di Gerusalemme. Attacco decisamente sentito dalla comunità mussulmana, che in questo periodo ha appena concluso il mese di Ramadan, che vede colpito uno dei luoghi più sacri per tutti i fedeli. Si contano più di 300 feriti tra bambini, donne e uomini.

Un gruppo politico palestinese, Hamas, ha risposto lanciando dei razzi verso Gerusalemme che sarebbero caduti in zone periferiche della città. Si è poi aggiunto un altro gruppo jihadista che ha deciso anche lui di attaccare via aria Ashkelon, una città vicino alla capitale.

Il quartiere di Sheikh Jarrah

Stiamo parlando di un quartiere a Gerusalemme densamente abitato dalla popolazione mussulmana che si trova nella parte est della città. Un gran numero di proteste e scontri sembra essere iniziato proprio da qui, da quando diverse famiglie palestinesi sono state obbligate senza motivo a lasciare la propria abitazione.

La discussione ha avuto origine dal fatto che la parte ebraica del paese rivendicava le case che secondo loro vennero perdute durante l’aggressione giordana a Israele del 1948. Di conseguenza sono iniziati scontri continui tra gli abitanti schierati dalla parte degli sfrattati e le forze dell’ordine israeliane.

Diverse lamentele sono state presentate alla Corte Suprema israeliana e per ora il giudice Yitzhak Amit ha sospeso gli sfratti.

La strage di bambini

I numeri di morti sono impressionanti, ma ancora di più colpisce la quantità di bambini feriti o trovati morti sotto le macerie. Dagli ultimi dati forniti si contano 65 bambini deceduti e più di 540 feriti nella “schiera” palestinese, mentre in quella israeliana rispettivamente 2 e 60.

Risultano anche diverse scuole e centri, proprio dedicati ai più piccoli e alla loro protezione, distrutti nei bombardamenti. Bambini che fin dal primo secondo di vita sono stati costretti a vivere nella paura di non vedere la luce del giorno successivo: molti di loro ridotti in povertà o senza accesso all’istruzione.

Una notte apparentemente tranquilla

Il fuoco sembra essere cessato nelle ultime notti. Le Nazioni Unite e l’Egitto si stanno adoperando nella mediazione di questo conflitto affinché le acque si calmino una volta per tutte. L’Europa e l’America hanno aiutato poco, mandando parole di solidarietà, ma senza agire davvero in modo sostanziale.

A chi appartiene questo pezzo di terra?

Il territorio una volta conosciuto ufficialmente come Palestina è uno dei più suggestivi al mondo che ospita le tre religioni monoteiste. Alle sue spalle si trova una storia complicata, caratterizzata da continue migrazioni e deportazioni, che l’hanno portata ad essere un mosaico di popoli e culture.

Nel 1900 inizia la migrazione ebraica verso la Palestina, perché perseguitati in Europa. Si passa poi, quando il territorio era ancora in mano della Gran Bretagna, a fine seconda guerra mondiale, dove si ha un’altra immigrazione di massa da parte degli Ebrei. Il paese venne diviso così: il 47% sarebbe andato ai palestinesi, il restante a quelli che noi chiamiamo ora israeliani.

Il 15 maggio 1948 venne proclamato lo stato di Israele, dopo che la parte palestinese aveva subito attacchi e confische di terre da eserciti clandestini filo-israeliani; 750 mila palestinesi si trovarono senza un tetto dall’oggi al domani.

Nel giugno 1967 Israele, appoggiato ed armato modernamente dagli USA e dagli Stati dell’Europa occidentale, mosse guerra all’Egitto, alla Siria, alla Giordania, riuscendo ad occupare tutta la terra tra il Giordano ed il mare, compresa la parte Araba di Gerusalemme.

La storia dovrebbe servire da insegnamento

Celebriamo ogni anno, come è giusto che sia, il giorno della memoria per non dimenticare e sottolineare che dalla storia si deve imparare a non ripetere gli stessi errori, ma stiamo zitti davanti a un tale genocidio.

Quello che sta succedendo ai palestinesi non è da sottovalutare o da considerare “misero” rispetto alla Shoah, stiamo sempre parlando di persecuzioni, operazioni simili a dei rastrellamenti e bombardamenti. Tutto è animato da sete di potere e odio verso una popolazione.

Verrà mai trovata la pace? Nessuno ha una risposta a questa domanda, ma si spera in una maggiore sensibilizzazione e azione da parte dell’Europa e dell’America. Il mondo non può restare indifferente a questa continua guerra che va avanti da decenni.

 

 

 

 

PALESTINA/Una strage sotto i riflettori

Parlando di utopie…