SOCIETA’/In memoria di Willy, “l’immigrato”

Questo 2020 è stato un anno particolare: tra pandemia, disastri naturali ed elezioni americane travagliate, ne abbiamo viste di cotte e di crude.

È stato anche un anno di grandi proteste, quelle di Black Lives Matter sono quelle che spiccano di più.  Ma queste, anche se hanno fatto scendere nelle piazze migliaia di persone per una giusta causa, non hanno cambiato la mentalità a tutti, purtroppo, visto che sono accaduti casi come quello sconcertante di Willy, un ragazzo pestato a morte a Colle Ferro, Roma, nella notte tra il 5 e il 6 settembre di quest’anno.

Willy Monteiro Duarte era un ragazzo di 21 anni, originario di Capo Verde, che abitava a Paliano, provincia di Frosinone. Risultano 4 i colpevoli, tra questi fratelli Gabriele e Marco Bianchi, riconosciuti criminali della zona.

Queste bestie, perché non possono essere chiamati in altro modo, hanno strappato la vita a un ragazzo innocente, un ragazzo dal cuore d’oro.

Sì perché lui non sarebbe stato l’obbiettivo dei ragazzi, ma viste le minacce al suo ex compagno di scuola, non ha esitato a difenderlo.

Dopo circa tre ore dal pestaggio, verso le cinque del mattino, il gruppo è stato arrestato e trasferito in caserma. Qui, dei testimoni, avrebbero sentito pronunciare dai familiari dei sospettati la frase: “In fin dei conti cos’hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario.”

Questa è la dimostrazione che in Italia, il razzismo è una realtà, non un sentito dire, una leggenda.

I termini extracomunitarioe immigratosono considerati ancora oggi sinonimi di ladro, di morto di fame, di cittadino di livello b; questa diseducazione causa eventi come questi.

Quindi, ricordiamoci che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione e opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, perché a volte tendiamo a scordarlo.