STRISCIA LA NOTIZIA/La gag che ha scatenato un uragano

Forse ancora pochi non conoscono «Striscia la Notizia», il famosissimo programma televisivo ideato da Antonio Ricci, in onda ormai dal 1988, attualmente condotto dagli altrettanto famosi Gerry Scotti e Michelle Hunziker. Questo telegiornale dissacrante e satirico è finito però nel mirino delle critiche a causa di una delle tante, tantissime gag che ogni sera vengono proposte ai telespettatori.
Il fatto
Michel Hunziker descrive tutto quello che lei e Gerry hanno fatto come se fosse un incubo. Da quando a «Striscia la Notizia», lanciando un servizio sulla sede Rai di Pechino, molti cinesi hanno visto che loro due hanno, forse ingenuamente, pronunciato la “erre” (R) come una “elle” (L) e facendo gli occhi a mandorla: questa battuta, forse ormai troppo sotto i riflettori di una società che cerca l’inclusione e non il razzismo, ha scatenato una bufera su internet con molte minacce di morte a loro due. Scotti e Hunziker si sono giustificati dicendo che – ovviamente – non c’erano dietro pensieri razzisti e nessuna cattiva intenzione, ma un modo per scherzare e “farsi solo due risate”. I due personaggi si sono scusati così, esprimendo le loro opinioni a riguardo.
H: «delle scuse le ho postate anche sui social e non voglio certo rimangiarle. Anche se sei in buona fede, se ti rendi conto di fare male a qualcuno, ti dispiace molto e la prima cosa da fare è chiedere scusa, senza riserve. Essere accusata di razzismo mi fa malissimo».
S: «Chiedo scusa anche io: se ho involontariamente offeso qualcuno la cosa mi fa riflettere. Ma che in un momento umanamente difficile come questo, si riesca a produrre tanto odio, la cosa mi lascia allibito. E non sono né un ingenuo né un ragazzino. Però la quantità di violenza che si riesce addirittura a veicolare in questi contesti mi sgomenta».
H: «Da 25 anni lotto e mi batto contro ogni forma di discriminazione. Ho dato vita a una fondazione che ogni giorno cerco di alimentare, con grande impegno e ho sempre comunicato l’importanza dell’inclusività. Poi succede una cosa del genere e non solo tutto sembra cancellato, ma da ore ricevo minacce di morte, messaggi in cui dicono di voler bruciare i negozi di mio marito Tomaso (Trussardi, ndr.) chiamato in causa senza un motivo. Dicono di boicottarlo, ci scrivono che dobbiamo morire noi, le nostre figlie, che deve andare a fuoco la nostra casa. È come vivere un incubo. Tutto questo odio, poi, a cosa porta? A combattere realmente per i diritti umani di tutti? È propedeutico?».
S: «Sono piuttosto avvezzo al bene e al male della vita, ma una cosa del genere non mi era mai capitata. È lontana da me ogni forma non solo di razzismo ma di discriminazione e il mio lavoro lo testimonia. Sentirmi accusare di questo per una cosa del genere mi lascia sbigottito».
Se pur ormai la società e i suoi riferimenti culturali siano cambiati (con ogni probabilità una gag del genere dieci anni fa non avrebbe sortito nessun altro effetto se non una risata), forse bisognerebbe cambiare il focus di attenzione e iniziare seriamente a combattere questo odio da tastiera, facile perché accessibile e esagerato perché reiterato in tutti i social a portata di mano.