MANON AUBRY/Europa genuflessa davanti a Big Pharma

Proprio lo scorso febbraio in una seduta plenaria a Bruxelles Manon Aubry, europarlamentare francese, attacca la Commissione Europea sulla questione vaccini. Discorso diventato virale, un vero tu per tu con la presidente von Der Leyen accusata di aver gestito male la campagna vaccinale.

“Come ha potuto la Commissione Europea inginocchiarsi di fronte alle case farmaceutiche?”

Una semplice domanda che ha dato molto da riflettere a tutti i membri della Commissione e alla stessa von Der Leyen. Aubry definisce questa campagna vaccinale un gran pasticcio, dove le tempistiche e i programmi non sono stati rispettati e le informazioni come prezzi e tempi di consegna nascoste.

Il “cursus honorum” di Manon Aubry

Riconduciamo l’inizio della sua carriera politica al 2005, quando era ancora una studentessa. In quell’anno Manon Aubry decide infatti di partecipare alla campagna elettorale per il “NO” al referendum sulla Costituzione Europea.  Decide poi di andare a vivere in Congo per due anni dove lavora come attivista in una ONG in difesa dei diritti umani.

Nel 2018 diventa capolista per le elezioni europee in rappresentanza del partito francese La France Insoumise. Poco dopo il suo insediamento a Bruxelles viene contattata dal partito Sinistra Europea/Sinistra Verde Nordica, che la nomina co-presidente.

L’oscurità dei contratti con le Big Pharma

Alla seduta plenaria Aubry per corroborare la sua tesi porta anche tutti i contratti firmati con le case farmaceutiche. Si può chiaramente vedere come le informazioni principali sui vaccini (costi, tempi di consegna, scadenze, ecc…) siano state oscurate con delle linee nere.

Sarebbero stati proprio i leader di queste case farmaceutiche (Big Pharma) a dettare le regole della metodologia di diffusione dei vaccini. La Commissione Europea ha lasciato loro mano libera, senza mostrarsi “ferma” dopo i numerosi ritardi e promesse non mantenute.

Vaccino: un bene comune?

Nel suo discorso Aubry sottolinea come queste informazioni debbano arrivare alla popolazione, in quanto tutti i brevetti delle case farmaceutiche sono stati pagati con denaro pubblico. Per il momento, la proprietà di tutto è comunque rimasta alle multinazionali, mentre ai cittadini viene chiesto ogni giorno di fare sempre più sacrifici.

“Abbiamo il diritto di sapere. Perché dopo tutto, questi vaccini sono stati pagati con i nostri soldi. E l’equazione dovrebbe essere semplice: denaro pubblico, appalti pubblici, brevetti di pubblico dominio. Per decenni abbiamo lasciato tutto compresa la nostra salute nelle mani del settore privato. Ed eccoci qui in un vicolo cieco.”

Un brevetto di dominio pubblico sarebbe secondo Aubry la soluzione migliore in questo momento. Non è possibile che in un periodo del genere i vaccini, visti come unica soluzione per uscire da questa crisi pandemica globale, non vengano riconosciuti come beni comuni per l’umanità. Il profitto sembra essere l’unica cosa che conta.

A fine discorso l’eurodeputata ha chiesto una commissione d’inchiesta sull’operato dell’Unione Europea sui vaccini.

Il vaccino è davvero l’unica soluzione per uscire dalla pandemia?

Su questo virus si hanno ancora poche certezze: non si sa ancora se e per quanto tempo si possa essere immuni e se il vaccino sia in grado di sconfiggere tutte le nuove varianti.  Parlando soprattutto dell’Italia, dove la campagna vaccinale procede a rilento anche a causa della scarsa disponibilità di dosi, l’immunità di gregge sembra un’utopia.

Allo stato attuale delle conoscenze, però il vaccino è davvero l’unica soluzione per sperare di uscire, almeno parzialmente, da questo lungo anno di sacrifici di un’intera popolazione.