Connect with us

L'EDITORIALE

Quando finiscono i nostri sogni

Pubblicato

il

image

EDITORIALE

– Forse non esiste un tempo della vita così pieno di desideri come la giovinezza. A tredici anni, come a venti, ti aspetti tutto e vuoi tutto. Niente ti basta e desideri solo essere felice. È come se ti rendessi conto che per anni ti hanno coccolato e voluto bene, ma ti hanno nascosto il mondo, le sue strade, le sue infinite possibilità. Ed è allora che scopri gli amici, le passioni, le avventure fatte di novità e di trasgressioni e che senti la vita, per la prima volta, veramente tua. Nessuno può capire quanta trepidazione – e quanta ansia – si prova ad avere davanti a sé uno spazio smisurato, infinito. Eppure tutto é destinato a finire. E la peggiore notizia dell’adolescenza è che quella fame di esistenza, che ci divora e che ci fa essere così appassionati di libertà, può essere umiliata, delusa, maltrattata. A volte basta poco: un “no” dei tuoi genitori, del ragazzo o della ragazza che ti piace, un comportamento incomprensibile di chi prima ti giurava amore o amicizia eterna. A volte invece le cose sono più grosse, più pesanti: la morte del nonno o della nonna, la malattia dei tuoi cari, la violenza e il terrore nel mondo, il divorzio dei tuoi genitori, i problemi che vedi esserci nella vita di tuo fratello o di tua madre. A volte, infine, la delusione e l’amarezza vengono per aver “giocato” troppo, per aver osato ed esplorato troppo, credendosi immortali. Quando la sigaretta diventa droga, quando il sesso diventa perversione, quando il denaro diventa un’ossessione per cui arriveresti perfino a rubarlo. Quando ti scoprono, quando la magia finisce e rimane la realtà di un amico o di un’amica finiti all’ospedale perché ubriachi o quasi in overdose, lo stupore per un test di gravidanza positivo, i debiti che si accumulano e non sai più come fare. Siamo tutti bravi ragazzi, ma quasi tutti abbiamo un segreto. Quando sei nel mezzo della tempesta che quel segreto scatena le richieste dei tuoi genitori, le loro domande, le esigenze della scuola o del mister diventano insopportabili. Non ce la fai più. Volevi solo l’amore, solo la felicità. E ti è rimasto solo questo schifo. Andatevene tutti a quel paese! Io avevo i miei sogni e ora riesco solo a sognare le mie ferite. Perché, o vita, mi hai tradito? Perché non hai mantenuto la promessa che mi hai fatto mettendomi al mondo? Che cosa volete tutti da me? Io voglio solo piangere, solo fuggire, solo vivere. I miei sogni sono finiti. E il risveglio è stato amaro, molto amaro. Forse non ero così onnipotente come credevo, forse non ero così forte. E adesso posso solo ricominciare, ripartire da me. Costruire non “i sogni”, ma il “mio sogno”, quello che posso fare io, realizzare io col mio lavoro e la mia fatica. Basta solo che qualcuno mi voglia, basta solo che qualcuno mi ami. Sembra facile la vita a sedici anni, ma non é così. E forse vivere é l’unica cosa che nessuno ci ha mai davvero insegnato.

Continua a leggere
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

L'EDITORIALE

COCCODRILLI/Maria De Filippi, schermo nero su canale cinque

Pubblicato

il

Maria De Filippi, la regina della televisione italiana, ha conquistato il cuore degli spettatori italiani per oltre trent’anni. Conosciuta per la sua empatia, la sua determinazione e la sua professionalità, Maria è diventata una delle figure più influenti del panorama televisivo italiano.

La carriera di Maria De Filippi è iniziata alla fine degli anni ’80, quando ha iniziato a lavorare per Mediaset, la più grande emittente televisiva privata italiana. Nel corso degli anni, Maria ha condotto molti programmi di successo, tra cui “Amici di Maria De Filippi”, “Uomini e Donne” e “C’è posta per te”. Grazie al suo talento e alla sua capacità di coinvolgere il pubblico, Maria è diventata un’icona della televisione italiana.

Oltre al suo lavoro in televisione, Maria De Filippi è anche una produttrice di successo. Ha fondato la sua casa di produzione, la Fascino PGT, che ha prodotto molti programmi di successo, tra cui “Amici di Maria De Filippi”, “C’è posta per te” e “Uomini e Donne”. Grazie alla sua esperienza e alla sua creatività, Maria ha contribuito a creare molti programmi di successo, che hanno divertito e coinvolto il pubblico italiano.

Maria De Filippi è anche una donna molto riservata. Non parla spesso della sua vita privata e delle sue relazioni personali. Tuttavia, nel corso degli anni, ha instaurato legami forti con colleghi diventati poi amici. In particolare, con il noto conduttore televisivo Gerry Scotti, che ha collaborato con Maria in molti programmi di successo e con Sabrina Ferilli la sua più grande amica.

In ogni caso, Maria De Filippi rimarrà per sempre una delle figure più amate e rispettate della televisione italiana. Grazie al suo talento, alla sua determinazione e alla sua capacità di coinvolgere il pubblico, Maria ha creato un legame speciale con gli spettatori italiani. Anche dopo la morte di suo marito, Maurizio Costanzo, Maria è sempre riuscita a mantenere la sua dignità e il suo rispetto, dimostrando di essere una persona di grande integrità e professionalità, continuando, a testa alta, il suo lavoro fino a pochi giorni fa.
Con quanto dolore riusciremo a passare su canale cinque senza pensare a lei…

Continua a leggere

L'EDITORIALE

ISTRUZIONE/A scuola si muore

Pubblicato

il

O ti sparano…

L’istruzione è un diritto. In una società moderna come la nostra non ci dovrebbe essere ombra di dubbio. Forse un diritto potrebbe essere anche quello di sentirsi al sicuro nelle scuole, quanto basta da non essere freddati in corridoio.

In un istituto del Tennessee, USA, ieri hanno ammazzato tre adulti e tre bambini. Colpevoli due fucili d’assalto e una pistola, di certo non il materiale per un colloquio con la maestra.

È una storia già sentita, i nomi degli assassini si ricordano poco, quelli delle vittime anche meno. Ogni volta che sparano a scuola questioniamo (legittimamente) chi ha premuto il grilletto, ma poco importa ai più il fatto che parte delle armi sono state acquistate legalmente. Qualcuno ha permesso una facile distribuzione delle armi da fuoco.

Non per minimizzare le vite di coloro che a scuola lavoravano, ma sono morti dei bambini di nove anni, che a scuola andavano obbligati. Da qualche parte ci sono dei genitori che hanno mandato a morte i propri figli, aiutandoli a fare lo zainetto la mattina.

 

O ti uccidi?

Non dobbiamo cercare negli Stati Uniti gli studenti che si sono tolti la vita a scuola, ce ne sono molti anche in Italia. In questo caso risulta più difficile puntare il dito contro il reo, dato che l’azione più estrema di tutte è il frutto di molti fattori, che conosce solo chi decide di compierla.

 

Ma perchè a scuola?

Magari la goccia che fa traboccare il vaso è un attacco d’ansia, magari l’obiettivo è mandare un messaggio. Nella seconda ipotesi, la più probabile a mio avviso, si intravede il ruolo significativo ricoperto dal luogo, dove si insegna, si impara, si cresce. Si lascia il segno, anche. Magari il silenzioso e inascoltato grido d’aiuto della 19enne che due mesi fa si è suicidata allo IULM di Milano, nei bagni, sarà ricordato.

Continua a leggere

L'EDITORIALE

IRAN/Quando il problema è di chi comanda

Pubblicato

il

Che cosa è un cittadino? Usando la definizione di Treccani: “Chi appartiene a uno stato (cioè a una comunità politica, a una nazione), e per tale sua condizione è soggetto a particolari doveri e gode di determinati diritti”. E lo stato non è forse la quintessenza della volontà dei cittadini che lo compongono?

La repressione

Al termine di un 2022 di continue proteste, ci chiediamo se le donne, sempre più soffocate in Iran, si possano definire cittadine di uno stato che non viene loro incontro, e che certamente non le rappresenta.

Perché è indubbiamente semplice chiudere un occhio sull’insignificante questione dei diritti umani, ma irrazionale non aspettarsi che il popolo da te rappresentato non vada d’amore e d’accordo con questa decisione.

Le risposte violente delle autorità, condite da sparatorie sulla folla, interrogatori duri (leggi: tortura) e molti altri trattamenti di favore, fanno presumere che il presidente, Ebrahim Raisi, non abbia davvero tutto sotto controllo, come invece ha fatto intendere nelle sue ultime dichiarazioni.

Il ruolo dello sport

Come già abbiamo potuto osservare in molti scenari di questo stampo, lo sport si fa spesso carico delle voci più coraggiose, che mettono in gioco il percorso di una vita, le fatiche degli allenamenti e la possibilità di partecipare a competizioni importanti, nella speranza di un futuro migliore.

Tutte le donne che dall’Iran fanno sentire la protesta attraverso lo sport vanno riconosciute, ma sentiamo particolarmente vicine la 22enne Mahsa Amini, fermata a Teheran e arrestata perché non indossava correttamente l’hijab, morta tre giorni dopo, e Elnaz Rekabi, la scalatrice vittima di numerose minacce, la cui casa è stata persino demolita (la CNN su Twitter).

“Ci moltiplichiamo”

Queste le parole di speranza che hanno iniziato a circolare su Twitter, da quando Sara Khadim ha partecipato, senza l’hijab, al campionato del mondo di scacchi in Kazakistan. La giovane donna, di soli 25 anni, ha dimostrato una strenua resistenza nei confronti delle minacce ricevute, e il suo contributo alla causa è senz’altro molto discusso.

A farsi sentire, però, non è solo qualche sportivo o alcuni personaggi di rilievo, ma da circa tre mesi continuano le proteste da parte di un popolo piegato dalla tirannia: queste di recente hanno assunto anche i primi colori della violenza (molotov lanciate in edifici religiosi), preannunciando un non così lontano botta e risposta tra polizia e manifestanti.

Fino a che punto si considerano accettabili le azioni di un popolo delegittimato? Ribaltare il potere può davvero portare al miglioramento della condizione delle donne in Iran?

 

 

 

 

Continua a leggere

Trending