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LA REALTA'

Rahimi: i suoi “pugni” contro le barriere sociali

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di Enrico Tognon

Sadaf Rahimi è una ragazza di 19 anni, determinata a combattere con “i pugni” la misoginia e gli stereotipi di genere in Afghanistan. Si allena insieme ad altre ragazze nello stadio di Kabul, usato in passato dai talebani per le esecuzioni prima dell’invasione americana nel 2001, perché le risorse della federazione sono limitate. La giovane Sadaf, insieme alle sue compagne, rappresenta un’ eccezione in un Paese musulmano, dove lo sport per loro rappresenta ancora un tabù: se prima della caduta del regime le ragazze non avevano alcun diritto, oggi la situazione è migliorata, ma c’è ancora molta strada da fare. La sua carriera la vede esordire sette anni fa, ispirata da grandi campioni come Mike Tyson e la figlia di Mohammed Ali, Laila. Da allora Sadaf ha collezionato numerose vittorie : è diventata un grande esempio per la nazione intera. Il suo sogno? Diventare una pugile famosa e aprire una palestra tutta sua dove poter allenare liberamente, superando le rigide barriere sociali del Paese. Grazie al suo grande spirito di competitività e alla sua determinazione l’obiettivo è sempre più vicino. Per il momento Sadaf Rahimi si preoccupa di allenarsi duramente per essere una buona atleta e per continuare a combattere dentro e fuori il ring.

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NIGERIA/Quando lo sport si trasforma in guerra

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Un anno come questo, autore di catastrofi impensabili, non si lascia sfuggire proprio niente: la rabbia spesso è causa di tremendi mali. In un clima dove vittime e perdite non mancano a causa della guerra, ne sopraggiungono altre per tragedie sempre più strazianti. Nigeria, 29 Marzo 2022, con l’eliminazione dai mondiali della squadra nigeriana, in campo scendono i tifosi: infuriati per il pareggio (fatale per l’esclusione dal campionato) gli spettatori hanno trasformato lo stadio in un campo di battaglia. Una partita pareggiata 1-1 con il Ghana ha portato al fallimento della qualificazone al Mondiale in Qatar. Tragedie come questa non dovrebbero nemmeno esistere, eppure sono più attuali di quanto crediamo.

In un clima di scompiglio, rabbia e ribellione da parte dei tifosi, un medico addetto ai controlli antidoping dei giocatori è stato aggredito e ucciso. Non si conosce ancora con certezza la dimanica, ma una cosa si sa per certo: allo stadio nazionale di Abuja è scopppiato il caos. Una rabbia confusa, priva di fondamenti, sfogata su persone e oggetti, ha portato anche a questo: una luce in meno nel mondo dello sport. Anche i tentativi di rianimare la vittima, dopo essere stata percossa e calpestata violentemente dalla folla, sono stati inutili.

Così scompare un uomo, così si distrugge una famiglia: nello scompiglio di una semplice partita di calcio, un risultato sfavorevole ha portato alla morte di un innocente. L’uomo era stato numrose volte chiamato come medico in altri campionati e occasioni negli anni precedenti, ma a causa di persone così spregevoli non potrà prenderne più parte in futuro. Adesso il vuoto non è solo più in quello stadio, su quegli spalti e sul terreno da gioco devastato, ma anche nei cuori di chi lo conosceva.

Perde la vita Joseph Kabungo, che lascia un silenzio così profondo e triste da far riflettere anche i cuori più meschini. E’ bastata questa dimostrazione, qualche zolla di terreno strappata e panchine rovesciate, a insegnare che la guerra non esiste solo all’interno di determinati confini. Nessuno è salvo fuori dalle frontiere, perché a determinare la guerra è l’uomo stesso e i suoi istinti ingiusti, non  soldati e missili. La vera guerra è dentro l’uomo e per quanta paura possa fare, siamo i primi a ostinarci a combatterla contro gli altri. Questa tragica vicenda, per quanto brutale, è solo l’ennesima prova che la violenza è sempre causa e mai soluzione.

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MADRI LAVORATRICI/Come le donne liguri hanno affrontato il Covid

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Mancano ormai pochi giorni all’arrivo dell’estate e, con essa, di quel senso di spensieratezza e leggerezza che i mesi caldi portano con sé. Quest’anno, però, la fine della primavera preannuncia anche un definitivo abbandono delle tanto odiate norme anti-Covid.  (altro…)

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VIRUS/Cosa succederebbe se sparissero tutti?

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Nel corso dei secoli i virus sono stati responsabili di decine di milioni di morti, provocando malattie in parte ancora oggi incurabili. Quest’ultimo anno sarà ricordato per la diffusione della pandemia da Covid-19, che ha mietuto in tutto il mondo migliaia di vittime.  (altro…)

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