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LA REALTA'

Questione stadi:l’obiettivo è veramente il progresso?

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di Alessandro Torre
– Uno stadio è per chiunque ami il calcio qualcosa di straordinario.Un luogo magico,dove ogni domenica si creano atmosfere uniche e si concentrano passione,rumori,colori,amore per lo sport.

Gli appassionati vi si recano per staccare dalle seccature della vita stressante di tutti i giorni e sfogarsi sostenendo a squarciagola i propri beniamini.Uno stadio dovrebbe essere la vera “casa” di una squadra di calcio,aggiornarsi restando al passo coi tempi e migliorando.Ogni club dovrebbe curare il proprio impianto,garantire strutture sicure,con una buona visuale,assenza di barriere,aree commerciali.Certo,per fornire tutto questo si deve spendere molto denaro ma si tratta di un passaggio essenziale per salire di livello.È questo il concetto che si ripete ogni stagione:serve,ma costa troppo.

 Il caso Maracanã

In questo calcio che ruota vorticosamente attorno al business, l’esempio più lampante e triste di questa difficoltà, che riguarda gli stadi in giro per il mondo è il Maracanã:un vero teatro dei sogni,”padre” di tutti gli stadi,con una capienza di 78.000 posti ed oggi abbandonato a causa delle eccessive spese di manutenzione. Restaurato per le Olimpiadi del 2016, negli ultimi anni si sono accumulati debiti su debiti che stanno rendendo la situazione insostenibile. L’ azienda che si occupa dell’illuminazione dello stadio ha deciso di interrompere il servizio,dato che il bilancio è in rosso di circa 880.000 dollari. Recentemente la luce è stata ripristinata,ma non sarà l’unico settore che creerà problemi economici al tempio del calcio brasiliano e mondiale.
                                                                            L’Italia che posizione prende?
Ma se nazioni come Inghilterra e Germania sono un esempio da imitare e sono all’avanguardia dal punto di vista delle strutture, in Italia ci si dibatte da anni sulla questione degli stadi di proprietà,fondamentali per un club per salire di livello sotto molti punti di vista(economico in primis,dato che non si dovrebbero più pagare le spese di mantenimento al Comune). La Juventus nel 2011 ha indicato la via, inaugurando lo Juventus Stadium e dimostrando quanto sia fondamentale avere un proprio stadio,seguita poi da Udinese e Sassuolo.A parte questi isolati casi, in giro per la penisola vi sono solo progetti su carta, dove si manifesta una volontà di cominciare subito i lavori, le amministrazioni stoppano i presidenti delle varie società.Uno dei casi più “rumorosi” in Italia è quello della Capitale. La Roma con la sua dirigenza americana da anni vorrebbe costruire un proprio stadio nel quartiere Tor di Valle, ma la burocrazia rimanda ogni discorso e annulla ogni idea.Uno stadio non è un progetto semplice da realizzare, sicuramente vanno fatte scelte ponderate per agire nel rispetto delle regole e degli ambienti e per non sprecare tempo e denaro, analizzare i pro e i contro in ogni circostanza prendendo in considerazione lucidamente ogni minimo dettaglio. A livello nazionale da troppo tempo ci si lamenta di un’  arretratezza che non riguarda solo il mondo del calcio,ma dello sport in generale e per guardare al futuro con uno spirito nuovo e positivo bisogna iniziare a piccoli passi ad investire nelle strutture,c’è bisogno di stadi.
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NIGERIA/Quando lo sport si trasforma in guerra

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Un anno come questo, autore di catastrofi impensabili, non si lascia sfuggire proprio niente: la rabbia spesso è causa di tremendi mali. In un clima dove vittime e perdite non mancano a causa della guerra, ne sopraggiungono altre per tragedie sempre più strazianti. Nigeria, 29 Marzo 2022, con l’eliminazione dai mondiali della squadra nigeriana, in campo scendono i tifosi: infuriati per il pareggio (fatale per l’esclusione dal campionato) gli spettatori hanno trasformato lo stadio in un campo di battaglia. Una partita pareggiata 1-1 con il Ghana ha portato al fallimento della qualificazone al Mondiale in Qatar. Tragedie come questa non dovrebbero nemmeno esistere, eppure sono più attuali di quanto crediamo.

In un clima di scompiglio, rabbia e ribellione da parte dei tifosi, un medico addetto ai controlli antidoping dei giocatori è stato aggredito e ucciso. Non si conosce ancora con certezza la dimanica, ma una cosa si sa per certo: allo stadio nazionale di Abuja è scopppiato il caos. Una rabbia confusa, priva di fondamenti, sfogata su persone e oggetti, ha portato anche a questo: una luce in meno nel mondo dello sport. Anche i tentativi di rianimare la vittima, dopo essere stata percossa e calpestata violentemente dalla folla, sono stati inutili.

Così scompare un uomo, così si distrugge una famiglia: nello scompiglio di una semplice partita di calcio, un risultato sfavorevole ha portato alla morte di un innocente. L’uomo era stato numrose volte chiamato come medico in altri campionati e occasioni negli anni precedenti, ma a causa di persone così spregevoli non potrà prenderne più parte in futuro. Adesso il vuoto non è solo più in quello stadio, su quegli spalti e sul terreno da gioco devastato, ma anche nei cuori di chi lo conosceva.

Perde la vita Joseph Kabungo, che lascia un silenzio così profondo e triste da far riflettere anche i cuori più meschini. E’ bastata questa dimostrazione, qualche zolla di terreno strappata e panchine rovesciate, a insegnare che la guerra non esiste solo all’interno di determinati confini. Nessuno è salvo fuori dalle frontiere, perché a determinare la guerra è l’uomo stesso e i suoi istinti ingiusti, non  soldati e missili. La vera guerra è dentro l’uomo e per quanta paura possa fare, siamo i primi a ostinarci a combatterla contro gli altri. Questa tragica vicenda, per quanto brutale, è solo l’ennesima prova che la violenza è sempre causa e mai soluzione.

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MADRI LAVORATRICI/Come le donne liguri hanno affrontato il Covid

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Mancano ormai pochi giorni all’arrivo dell’estate e, con essa, di quel senso di spensieratezza e leggerezza che i mesi caldi portano con sé. Quest’anno, però, la fine della primavera preannuncia anche un definitivo abbandono delle tanto odiate norme anti-Covid.  (altro…)

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VIRUS/Cosa succederebbe se sparissero tutti?

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Nel corso dei secoli i virus sono stati responsabili di decine di milioni di morti, provocando malattie in parte ancora oggi incurabili. Quest’ultimo anno sarà ricordato per la diffusione della pandemia da Covid-19, che ha mietuto in tutto il mondo migliaia di vittime.  (altro…)

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