AMBIENTE/ Cosa stiamo facendo al nostro mondo?

L’inquinamento ambientale è oramai un problema di massima importanza. La continua imissione di sostanze inquinanti nell’ambiente causa gravi danni all’ecosistema, spesso irreversibili, e conseguenze drammatiche per la salute degli esseri viventi.

Negli ultimi anni, il tema dell’inquinamento ambientale viene trattato con più frequenza, ma ancora non vengono prese le decisioni necessarie di cui il pianeta ha bisogno per avviare un recupero dell’ecosistema, a causa di interessi di natura economica con conseguenti scelte politiche poco coraggiose e non lungimiranti. Nella conferenza internazionale sull’inquinamento tenuta a Parigi nel 2015, 190 Paesi aderirono all’iniziativa dei tagli sulle emissioni, l’utilizzo di energia verde e il decarbonizzamento dell’economia in modo da rallentare l’inquinamento.

Ma oggi purtroppo siamo al punto di partenza, il presidente degli USA Donald Trump sostiene che l’inquinamento ambientale, in particolare il surriscaldamernto climatico e il conseguente scioglimento dei ghiacciai, siano invenzioni con il solo scopo di “frenare il progresso e la crescita” , e che l’accordo negoziato da Obama imponga target non realistici per gli Stati Uniti nella riduzione delle emissioni, e annuncia il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, considerando la spesa del fondo verde per il clima un costo alto e inutile.

La maggior parte degli agenti inquinanti viene prodotta dall’essere umano.

 

Ed è proprio il mare uno dei principali bersagli dell’inquinamento ambientale, e il problema della plastica negli oceani è tra le emergenze ambientali più gravi.

La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto, e senza un efficente inversione di rotta, entro il 2025 gli oceani conterranno 1 tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce ed entro il 2050 ci sarà, in peso, più plastica che pesce.

Secondo un dato del WWF, l’Europa è il secondo maggiore produttore di plastica al mondo dopo la Cina, e riversa in mare ogni anno decine di migliaia di tonnellate di macroplastiche e di microplastiche (frammenti grandi pochi millimetri che hanno un effetto devastante sulla catena alimentare della fauna marina e di conseguenza delle persone).

Il Mar Mediterraneo è il pricipale serbatoio delle plastiche riversate nei mari europei, ed è classificato tra le più grandi zone di accumulo di rifiuti nel mondo, nonostante sia una minima parte delle acque presenti sul pianeta. E’ sconvolgente pensare che solo in Italia ogni anno vengono prodotti in media 2 milioni di tonnellate di plastica, tra cui diversi milioni di bottiglie di plastica utilizzate ogni giorno.

La maggior parte della plastica non è biodegradabile e permane nell’ambiente per centinaia o migliaia di anni, basti pensare che un filtro di sigartetta impiega in circa 50 anni per dissolversi nel mare e un filo da pesca ne impiega in circa 600.

 

La fauna marina è ad alto rischio. La plastica può avere lo stesso odore del cibo grazie ad alghe e batteri che la colonizzano. Gli uccelli marini che individuano il cibo attarverso l’olfatto cadono in questa trappola mortale. Le tartarughe scambiano sacchetti di plastica e palloncini per meduse, la loro principale forma di nutrimento. Oggi la quasi totalità degli uccelli marini e una tartaruga su due ingeriscono plastica. I pesci scambiano le microplastiche per krill ingerendone quantità spropositate

e oltre al danno che già subiscono questi animali, i pesci che finiscono sulle nostre tavole causano danni gravi anche all’essere umano.

 

Nell’Oceano pacifico tra le Hawaii e la California galleggia un isola di plastica grande tre volte la Francia: il Pacific Trash Vortex. Composta per la maggior parte da resti di materiali da pesca e sostanaze tossiche nocive. E’ l’ammasso di rifiuti tra i piu grandi al mondo, come sostiene la fondazione olandese Ocean Cleanup, l’ong creata dal giovane ricercatore che attraverso un crow founding ha raccolto abbastanza fondi per creare una lunga barriera galleggiante, costituita da un grosso tubo di gomma legato a un’ancora in grado di scendere a centinaia di metri di profondità. Il tubo aprendosi fino a creare una sorta di insenatura artificiale raccoglierebbe e tratterrebbe i rifiuti che galleggiano sulla superficie dell’acqua.

 

L’inquinamento da plastica è un problema globale causato dall’eccessivo consumo e dalla cattiva gestione del riciclaggio dei rifiuti. Il problema deve essere affrontato, ma richiede l’impegno di tutti, dalle istituzioni a ogni essere umano. Limitare la produzione di plastica attraverso la sostituzione con altri materiali, e il suo disperdimento nell’ambiente. Gestire in maniera più efficace il riciclaggio e il possibile riutilizzo dei materiali. Vietare le buste e le confezioni di plastica monouso, o almeno limitarne la produzione visto che oramai per ogni prodotto è previsto un imballaggio in plastica, dagli alimenti ai prodotti per la casa ai materiali di lavoro ai libri di scuola.

Individuare soluzioni alternative che eliminino il rilascio di microplastiche e microfibre tossiche attraverso il lavaggio dei materiali sintetici come il pail, non disperdere i rifiuti e cercare di usare saponi e detersivi che non contengano sostanze inquinanti. Il problema è che molta gente non prende coscienza delle proprie azioni, oppure non si interessa proprio. E l’indifferenza è la piaga più pericolosa in questo mondo, e purtroppo è in continua crescita. Ognuno di noi nel proprio piccolo dovrebbe prestare maggiore attenzione a cio che ci circonda. La sensibilità nei confronti dell’ambiente non è debolezza, ma forza, la forza di garantire un futuro migliore a chi verrà dopo di noi.

 

 

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