CARCERI/Il difficile percorso per tutelare i bambini

La storia della maternità in carcere
È una storia complessa quella della maternità in carcere ricca di cambiamenti.
Tutto parte nel 1975, quando con la legge 354 viene concesso alle detenute di tenere con sé i figli fino al raggiungimento dei tre anni di età.
Successivamente nel 1986 la legge 663 permetteva la detenzione domiciliare in caso di buona condotta, questa proposta riguardava però solo le donne che dovevano scontare una pena inferiore ai due anni; infatti, solo nel 2001 verrà concessa la detenzione domiciliare speciale a tutte le detenute.
La vera svolta avvenne nel 2011, quando vennero istituite le case-famiglia protette, ovvero un luogo alternativo al carcere dove madri e figli possono convivere.

Le conseguenze sulla vita dei bambini.
Sono molteplici gli effetti che i bambini cresciuti all’interno delle mura carcerarie possono riscontrare nel tempo tra i quali: difficolta nel parlare e un vocabolario minimo, sviluppò ridotto delle capacità motorie, scarsa interazione sociale, rifiuto verso la società che li circonda.
Inoltre, molti convivono con l’ansia costante di essere abbandonati dalla madre e per questo motivo fanno fatica ad allottarsi da lei anche solo per poco tempo.

Le nuove proposte di legge
A maggio 2022 venne enunciata una nuova proposta di legge, la legge Siani, approvata dalla camera ma successivamente bloccata al Senato.
Nel marzo 2023 venne proposta una nuova legge in sostituzione di quella vecchia: La legge Serracchiani.
La legge Serracchiani prevedeva tra le altre cose la possibilità, ma non l’obbligo, dello stato di finanziare la costruzione delle case protette.
Inoltre, tentava di tutelare i diritti dei bambini e delle donne in gravidanza, cercando di impedire che i bambini trascorressero in carcere i primi anni della loro vita.
Questa proposta è stata pero bloccata settimana scorsa in commissione giustizia.

Ciò che si evince da tutti questi avvenimenti è che ancora oggi non esiste una legge che riesca a tutelare i diritti dei bambini e delle loro madri.

Questo non significa non tenere conto della gravità dei reati e dell’obbligo di scontare la pena, ma cercare di garantire dignità e diritti a quei bambini che dei reati non hanno colpa. Secondo la nostra costituzione tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, e da ciò non devono essere esclusi i figli delle detenute.

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