COLOMBIA/Proteste contro la riforma fiscale

Le proteste di piazza, iniziate il 28 aprile in seguito alla proposta della riforma fiscale da parte del Presidente e indirizzate contro il governo di Iván Duque, proseguono incessantemente da ormai otto giorni consecutivi, senza dare segni di cedimento neanche di fronte alle impetuose piogge e alla resistenza durissima delle forze dell’ordine; uno scenario di vero e proprio caos e degrado regna per le strade, dove carri armati, agenti ed elicotteri non tardano a schierarsi contro la folla di manifestanti furiosi.

Tutto è nato da un disegno di legge comprendente una serie di riforme che andavano a danneggiare anche la popolazione in condizioni più povere, come quella tributaria, mirata ad aumentare le tasse su parecchi prodotti, tra cui quelli alimentari, con lo scopo di raccogliere risorse destinate a finanziare nuove misure sociali.

In seguito il governo, essendosi reso conto delle immediate ripercussioni delle riforme, ha annunciato un ritiro e una loro revisione, non riuscendo tuttavia a placare l’ondata inferocita di manifestanti.

“Ci stanno uccidendo”, è la frase più ricorrente che troviamo scritta sui manifesti, gridata per le strade con disperazione da persone la cui condizione, già messa alla prova da questi tempi duri di pandemia, viene ulteriormente danneggiata dal governo; nel 2020 infatti la disoccupazione è aumentata notevolmente, portando a circa un milione di disoccupati in più, e di conseguenza il tasso di povertà è impennato fino al 42%, rendendo ancora più critica la situazione economica.

Di fronte alla disperazione tramutata in rabbia dei cittadini, però, il governo ha deciso di reprimere con altrettanta violenza le proteste, e ha inviato i militari a placare le folle; questi sono intervenuti brutalmente, sparando sui manifestanti disarmati, aggredendoli con manganelli e servendosi di elicotteri e carri armati.

Per le strade, dove domina questo clima di odio e disordine, al momento, si arrivano a contare 24 morti e 89 dispersi.

Le condanne all’uso eccessivo della violenza da parte delle forze dell’ordine non tardano ad arrivare dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dall’Organizzazione degli Stati americani, e anche la portavoce dell’Alto commissariato dei diritti umani dell’Onu, Marta Hurtado, si è dichiarata “profondamente allarmata”.

Secondo gli esperti, questa “esplosione di frustrazione” avvenuta in  Colombia, insieme alla pandemia e al calo delle entrate governative, potrebbe avere gravi ripercussioni in tutta l’America Latina, e scatenare disordini e tensioni sociali; tuttavia bisogna anche riconoscere la criticità della precedente situazione economica colombiana, per la quale il disegno di legge ha rappresentato “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, e un’occasione per dare sfogo a tutto il malcontento della popolazione.