ISRAELE/Un dramma ambientale senza precedenti

In questi ultimi giorni il governo israeliano si è trovato nella posizione di dover affrontare una situazione drammatica, mai accaduta prima, che viene definita da alcuni come il peggior disastro ambientale degli ultimi decenni.

Uno dei primi segnali di questa preoccupante vicenda è stato il ritrovamento di una balenottera azzurra morta lungo la riva di Nitzanim, nella zona Sud-Est del paese, dentro i cui polmoni, in seguito all’autopsia, è stata rilevata la presenza di un liquido nero; lo scorso 11 febbraio, infatti, alcuni scatti satellitari avevano  individuato un’ampia macchia nera sulla superficie del mare, a circa 50 chilometri dalla costa.

Quando questa chiazza, che si è in seguito rivelata essere petrolio, ha raggiunto le coste a causa della corrente, (contaminandone circa 170 km), le conseguenze sono state disarmanti: decine di tonnellate di catrame si sono riversate sul litorale, costringendo il governo a dichiarare il divieto di balneazione, di praticare sport marittimi e di campeggiare. Inoltre ha messo a rischio gli impianti di desalinizzazione, dai quali viene ricavato il 55% dell’acqua potabile. I primi a pagarne i danni sono stati però gli animali, come tartarughe, uccelli e anche un cucciolo di balena, che, coperti da questa ondata, stanno morendo in grandi quantità, andando a finire nelle spiagge.

Per questo motivo migliaia di volontari e militari specializzati si stanno duramente impegnando in operazioni di salvataggio nelle coste. Coloro che invece stanno contribuendo alle attività di pulizia sono circa 4 mila, ed essendo stati prontamente istruiti attraverso un sistema stabilito con l’aiuto dell’organizzazione EcoOcean, agiscono secondo linee guida di sicurezza e ordine, con grande efficienza.

Il governo israeliano attualmente sta cercando di fare chiarezza sulle cause che avrebbero portato a questo disastro e, nonostante esse non siano molto chiare, si presume da una prima ricostruzione che questa grande quantità di catrame sia stata rilasciata da una nave a causa di un incidente in mare aperto, a circa 50 km dalla costa, dovuto alla tempesta dello scorso 11 febbraio. Per questo motivo il ministero per la difesa dell’ambiente ha attivato una procedura di emergenza, e ha richiesto all’Ente europeo per il traffico marino informazioni dettagliate riguardo agli spostamenti di una decina di navi che una settimana fa erano nelle vicinanze della vasta macchia inquinante. Inoltre, mentre le autorità israeliane stanno collaborando con i funzionari europei per analizzare le immagini satellitari,  gli scienziati stanno studiando le correnti marine e i dati meteorologici.

Sono partite dunque le indagini per identificare quali navi siano le responsabili dell’accaduto, nonostante che, come è stato dichiarato dal ministro Gamliel, risalire allo sversamento non sarà un processo facile né breve.