VIVERE NELLA LEGALITÀ/Day 1 – Solo è il coraggio

Riparte il progetto che vede gli alunni delle classi quinte del liceo scientifico coinvolti attivamente a sostegno dell’antimafia.

2 ottobre 2022: riparte il progetto “Vivere nella legalità” con una nuova tematica da approfondire “Solo è il coraggio”. Sarà un percorso duro, ricco di incontri, che non lasceranno indifferenti, e di lavoro faticoso, impegnativo, legato a quelle terre confiscate che sono simbolo di libertà, di rinascita e per le quali uomini coraggiosi sono caduti.
Il tema del reportage, che gli alunni andranno a realizzare, sarà proprio il coraggio di uomini e di donne che non hanno voluto soccombere alle minacce, alla paura, alla viltà e alle ingiustizie. E quando si sono trovati a scegliere non hanno avuto dubbi, nessun calcolo, nessun ritorno, solo un grande senso civico, anche se in molti casi si sono trovati soli.

Attraverso Sharing racconteremo le loro storie … a partire da Angelo Corbo.
Angelo Corbo non è un nome noto, eppure bastano poche parole per associarlo all’inferno di Capaci del 23 maggio 1992 alle ore 18.58. Lo abbiamo conosciuto durante un incontro organizzato dal movimento “Agende Rosse”. E’ uno degli agenti di scorta del giudice Giovanni Falcone sopravvissuto alla strage. E’ impossibile guardare Angelo, sentirlo parlare a fatica e non ricordare il cratere immenso che si è aperto sull’autostrada che porta dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Aveva 28 anni, ne sono passati 30 anni, eppure ancora oggi, mentre racconta, si nota nel suo sguardo una malinconia acuta: ricorda il servizio prestato, con slancio, insieme a una squadra affiatata accanto al giudice Falcone, lasciato solo in Sicilia e costretto ad andare a Roma. “Era un morto che cammina – gli dicevano continuamente – racconta Corbo– e noi lo eravamo con lui, non ci voleva molto a rendersene conto …. Poi gli altri sono morti davvero e io invece sono qui … e mi sento in colpa. Ci hanno fatto anche sentire colpevoli perchè non ci siamo accorti che in una strada parallela all’autostrada si muoveva un’auto dei mafiosi. Il compito della scorta non è perlustrare le strade vicine, ma proteggere davanti e dietro la persona che può essere colpita”.
Spiega le tecniche di protezione e sottolinea che in allora nessuno era stato formato per fare la scorta: lui aveva dovuto imparare presto e da solo (aveva 24 anni, senza tanta esperienza e con 3 anni di servizio) con qualche insegnamento pratico dai colleghi “più anziani”, per cercare di difendere l’uomo più odiato da Cosa nostra. “Dall’avere a disposizione 21 uomini, fucili a pompa, auto blindate, radio specializzate e un elicottero che ci sorvolava la testa, ci ritrovammo nel ’91 con appena 12 uomini. E qualora fosse mancato un membro, veniva sostituito da un agente non preparato al difficile meccanismo della scorta Falcone. A volte ci levavano le pettorine e spesso anche le macchine blindate”.

Dopo l’esplosione di Capaci, Corbo e i suoi compagni, che seguivano l’auto del giudice, sono usciti con fatica dallo loro macchina e feriti si sono posizionati intorno a Falcone per proteggerlo da un possibile agguato dei mafiosi pronti a finire l’opera. “L’immagine dello sguardo di Giovanni Falcone ferito che ci chiede aiuto ci rimarrà per sempre”.

Questo incontro ci lascia con delle domande :
– Nessuno sapeva dell’ora di arrivo a Palermo del giudice Falcone, che aveva usato un volo di Stato per sicurezza, eppure i mafiosi si sono fatti trovare pronti all’ora giusta … chi li ha avvertiti ?
– Come mai la scorta del giudice era costituita da agenti non preparati per il loro compito?

Sono stati lasciati soli con il loro coraggio.