Tutti i fan di The Voice of Italy ricorderanno l’incredibile voce della giovane Suor Cristina, che nel 2014 ha esordito cantando No Onedi Alicia Keys alla sua “blind audition”. La sua è stata una delle esibizioni più virali di quell’anno su youtube, che ha sopreso tutto il web internazionale. La ragazza ha cantato sul palco a 25 anni per “portare il suo dono agli altri”, ma come nasce la sua scelta di intraprendere il percorso religioso?
Cristina Scuccia, originaria della Sicilia, decide di diventare suora nel 2008, a soli 19 anni. In occasione di un musical, per il centenario dalla nascita dell’ordine delle Suore Orsoline, la mamma di Cristina prova a convincere la figlia a prenderne parte. Conoscendo bene la sua passione per il canto, la convince ad accettare il ruolo di Suor Rosa, dopo un primo momento di indecisione. La giovanissima ragazza afferma che proprio la sera del musical, durante una breve conversazione con una suora, ha capito dentro di se a cosa era destinata: “io so cosa vuole Dio da me”.
Tra fede e canto: la vera luce del talento
Suor Cristina racconta di aver avuto quella sera la sua vocazione, dalla quale ha intrapreso un percorso di scelte e di consapevolezze che, maturate col tempo, l’hanno portata sulla strada religiosa. Racconta che dopo la cresima aveva rifiutato l’educazione cattolica, per dedicarsi interamente al canto: iniziò a frequentare l’Accademia dello Spettacolo di Catania. Nonostante il fallito tentativo di entrare a far parte del cast di “Amici”, continuò a frequentare gli studi rivolti al suo talento canoro. Nel 2008, anno della sua vocazione spirituale, prende parte ad una scuola per talenti dello spettacolo a vocazione religiosa. Dopo soli quattro mesi nella scuola, seguita dall’insegante Franco Simone, la ragazza decide di prendere i voti. Trascorre il noviziato a Roma e nel 2010 si reca in Brasile. Vive poi a Milano, in fase di rinnovamento dei voti, presso l’ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia.
Il suo successo come cantante continua: nel 2013 vince il premio Good News, festival della canzone di ispirazione religiosa (tenuto a Roma) e pubblica, due anni dopo, il singolo “Senza la Tua voce”. La sua dedizione per il canto e per la fede cristiana si ricongiungono nella figura di una giovane talentuosa, devota e determinata, che rispecchia la vera luce del talento. Ma perchè il suo esordio a The Voice of Italyè stato così significativo per lei e per i giudici del talent? Scopriamolo insieme.
L’esordio a The Voice
Fin dal suo primo ingresso sul palco di The Voice era chiaro che suor Cristina sarebbe diventata una star della musica: con quella voce angelica e le vesti da religiosa, ha sbaragliato tutti i concorrenti giungendo in finale. Persino nell’ultima competizione era chiaro a chi sarebbe stato destinato il fantastico premio del concorso. Infatti fin da subito i televoti parlavano chiaro, nessuno degli altri quattro finalisti (Giacomo, Tommaso e Giorgia) era paragonabile alla monaca, che con una dedizione unica aveva ammaliato tutti quanti. A fine serata leggendo il nome del vincitore non ci sono state sorprese inaspettate, ma solo tanta gioia per la realizzazione del sogno di una venticinquenne, che ha portato a casa la vittoria della seconda edizione di The Voice of Italy. Tutto questo però, sembra averla cambiata profondamente…
La nuova vita “senza velo”
Dopo quindici anni di vita religiosa, Cristiana Scuccia ha deciso di abbandonare le suore Orsoline, di togliersi il velo e vivere in Spagna, lavorando come cameriera. Il successo le ha dato alla testa o le ha fatto capire cosa voleva veramente per la sua vita? Intervistata a Verissimo dalla conduttrice Silvia Toffanin, risponde e dà la spiegazione della sua scelta. Dopo la vittoria a The Voice, la ex suora ha viaggiato moltissimo ed è proprio grazie a questa possibilità che è iniziato il suo percorso di crescita personale.
Ha attraversato un viaggio interiore, difficile e complesso, dato dalle responsabilità che si è trovata ad affrontare durante i momenti in giro per il mondo come cantante, lontana dal convento delle Suore Orsoline. Sostiene che quest’esperienza sia stata per lei il passaggio da ragazza a donna. Ha iniziato a prendere seriamente in considerazione l’idea di tornare ad essere Cristina Scuccia durante il periodo del Covid, perché si è ritrovata sola con se stessa e i suoi pensieri.
Ha avuto una vera e propria crisi esistenziale, ha chiesto aiuto ad uno psicologo, soprattutto per la paura di essere giudicata e di deludere le sue consorelle e i suoi familiari. Una cosa cosa importante che Cristina tiene a precisare durante l’intervista è che non ha mai dubitato della sua fede: crede, se possibile anche più di prima, ma non si sentiva più lei stessa in quell’ambiente.
“Se mi volto indietro guardo il mio percorso con un profondo senso di gratitudine. Il cambiamento è un segno di evoluzione ma fa sempre paura perché è più facile ancorarsi alle proprie certezze piuttosto che rimettersi in discussione. Esiste un giusto o sbagliato? Credo che con coraggio si debba soltanto ascoltare il proprio cuore”.
Il Taijiquan (太极拳) è un’arte marziale Tradizionale Cinese praticata da molti secoli, che nel tempo si è sviluppata in diversi stili, quali lo stile Chen, lo stile Wu, lo stile Sun e lo stile Yang.
Prima di vedere quali sono i benefici del Tai ji e le diverse forme e stili di questa disciplina, facciamo chiarezza in merito alla terminologia.
Premetto che nella lingua cinese, i caratteri sono la stilizzazione di antichi “disegni” che tipicamente esprimono concetti anche complessi e strettamente legati alla cultura e storia cinese. Ad aumentare la confusione della traduzione subentra il sistema di translitterazione fonetica. In effetti, quello usato oggigiorno è stato codificato e diffuso in Cina dagli anni ’60. Prima di quel tempo vi erano diversi sistemi codificati dagli occidentali e il più usato era il Wade-Giles. Il tempo, l’apertura della Cina all’occidente e la difficile e scarsa conoscenza della lingua hanno portato all’attuale e spesso imprecisa scrittura.
Prendendo ad esempio il nostro termine, che nel sistema fonetico cinese si scrive Tai Ji Quan, se utilizzassimo il sistema Wade-Giles diverrebbe T’ai Chi Ch’uan.
Ciò ha portato a non pochi malintesi specie sul termine Ji (Chi) assumendolo al termine corrispondente di “energia” che, nella traslitterazione ufficiale, si pronuncerebbe Qi. Quindi i tre caratteri che compongono il termine Taiji Quan sono: Tai(太) significa il migliore, il supremo, come Ji(极) è il punto massimo, l’estremo. Insieme indicano l’Origine Assoluta. Aggiungendo Quan(拳), che si può tradurre con pugno, arte marziale o anche movimento, esprime così la sua connotazione di “arte del movimento originario”. In occidente si sono originate svariate traduzioni come “il pugno supremo “, “pugilato della suprema polarità” ecc.… Infatti il Taiji mette in relazione la filosofia taoista della dualità, Yin e Yang, con la medicina tradizionale cinese. I primi documenti ritrovati che riguardano il Taijiquan risalgono al 1600 con lo stile Chen, mentre lo stile Yang è attualmente il più diffuso e popolare.
Lo stile Wu è invece un’evoluzione diretta dello stile Yang, la cui caratteristica principale è la leggerezza dei movimenti uniti a una grande efficacia sia terapeutica che marziale.
Il Taijiquan è conosciuta per avere effetti benefici sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista fisico in quanto favorisce il controllo dell’equilibrio e il recupero di agilità e forza, soprattutto se praticato da soggetti più anziani.
Riassumendo brevemente i benefici maggiormente documentati dagli ormai numerosi studi medici esistenti sono: equilibrio, forza, miglioramento del sistema cardiovascolare, delle condizioni psicologiche e molti altri studi hanno dimostrato un rafforzamento del sistema immunitario, del sonno e della qualità della vita in generale.
L’analisi dell’efficacia del Taijiquan parte dall’analisi sulle cause che comportano le principali alterazioni dell’andatura e della postura che ormai affliggono una buona parte dei ragazzi. L’esercizio di questa disciplina può, attraverso la pratica costante, contrastare e inibire tutte le problematiche legate alla schiena e altri problemi muscoloscheletrici.
Non vi sono particolari controindicazioni per il Tai Ji. Questa disciplina è infatti adatta per giovani e anziani, sportivi e persone sedentarie.
Tuttavia, se soffri di un problema muscoloscheletrico o di una condizione medica che influenza le tue capacità di movimento, o se stai assumendo dei farmaci che causano vertigini o confusione, prima di seguire un corso di Tai Ji ti consigliamo di chiedere un parere al tuo medico.
Con buone probabilità, sarà lui stesso a spronarti a intraprendere questo meraviglioso viaggio verso l’equilibrio e il benessere fisico e spirituale.
Lo scorso 16 dicembre ci ha lasciati Siniša Mihajlović a causa del deteriorarsi delle sue condizioni di salute, dovuto alla leucemia.
L’ex allenatore del Bologna aveva annunciato la scoperta della malattia in conferenza stampa il 13 luglio 2019: “Ho la leucemia, ma la batterò giocando all’attacco”. Il 29 ottobre 2019 il trapianto di midollo osseo al Sant’Orsola di Bologna, il 22 novembre le dimissioni, ad inizio 2022 i nuovi campanelli d’allarme. Poi l’annuncio della famiglia che ha spento anche l’ultima speranza.
Siniša Mihajlović è stato uno dei più grandi campioni appartenuti alla generazione d’oro dei campioni che hanno illuminato i campi da calcio italiani tra gli anni ‘90 e i primi anni del duemila.
Nella sua carriera da giocatore ha vinto moltissimi trofei:3 titoli nazionali con la Vojvodina (89) e Stella Rossa (91 e 92), due scudetti con Lazio (2000) e Inter (2006), 4 Coppe Italia con Lazio (2000 e 2004) e Inter (2005 e 2006), 3 Supercoppe italiane con biancocelesti 98 e 2000) e nerazzurri (2005). Con la Stella Rossa, oltre alla Coppa Campioni, nel 1991 arrivò anche l’Intercontinentale. Una Coppa delle Coppe con la Lazio nel 1999, una Supercoppa europea nello stesso anno sempre con i biancocelesti.
A una gloriosa carriera da giocatore si aggiunge poi una carriera da allenatore degna di nota, nella quale il serbo ha lanciato innumerevoli talenti, uno fra tutti, Donnarumma.
Di Mihajlović, però, mancherà soprattutto quel fare semplice, genuino e quella umiltà fuori dal comune. Un uomo duro, ma con un cuore grande che è stato capace di emozionare milioni di persone, col suo mancino e con le sue parole.
Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.
Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.
Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.
“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.