PONTE MORANDI/Il crollo è solo la punta di un iceberg

Pioggia, fulmini, vento. Alle 11.36 un boato terrificante proveniente dalla pila 9 del ponte annuncia il crollo. Quarantatré innocenti muoiono. Questo è il fatto, terribile. Le immagini sono agghiaccianti: svetta a metà della Val Polcevera il ponte amputato. Quella mancanza significa tanto, troppo, non è un semplice cedimento strutturale imprevedibile.

La faccenda del ponte è più complessa e affonda le radici nella storia del nostro bellissimo paese. La pila che si rompe è la frattura del femore di un corpo logoro appartenente alla classe dirigente italiana. Sotto il peso del malcostume, della disonestàdell’abitudine all’illegalità e soprattutto alla corruzionel’osso portante cede e il corpo si accascia.

LE AUTORITA’ SAPEVANO, MA HANNO TACIUTO

Si sapeva del ponte malconcio, ma non pensavamo, noi poveri fruitori e pagatori, che fosse così grave. Ma a quanto pare lo sapevano tutti. Non mi riferisco agli abitanti, che sentivano cigolare le pile o raccoglievano pezzi di cemento sbriciolato. Lo sapevano gli ingegneri strutturali, che vergavano relazioni puntuali sullo stato di consunzione del cemento armato. Invece nulla; il sistema che doveva garantire la nostra sicurezza è talmente inefficiente, che in tutti questi anni non si è accorto di niente. Anzi i cantieri si moltiplicano, perché richiamano soldi e incassi aggiuntivi, ma sono tutti finti.

LA CADUTA DEL PONTE ALTRO NON E’ CHE LA PUNTA DI UN ICEBERG

Noi che qui abitiamo e viaggiamo abbiamo sempre visto in quell’area un susseguirsi di cantieri, che riparavano l’irreparabile e abbiamo sempre pagato gli inesorabili aumenti annuali delle tariffe. Soldi che sparivano in conti off-shore di milionari senza scrupoli con ville gigantesche, barche, piscine, scuole di prestigio per i figli. La caduta del ponte altro non è che la punta di un iceberg. Il flusso sommerso è un’enorme storia di corruzione italiana, di abitudine al disprezzo per le persone e soprattutto alla certezza dell’impunità.

I RESPONSABILI

Non più tardi di quarantotto ore dopo il crollo tutta la famiglia Benetton si è riunita per festeggiare il ferragosto. E questo nel 1700 sarebbe valsa la testa di tutti i Benetton, ma per fortuna quei tempi sono lontani e a tutti basterebbe una condanna definitiva.

FERITA ANCORA APERTA

Con il crollo si è spaccata definitivamente la fiducia tra il popolo e le istituzioni, perché solo con la caduta del ponte abbiamo scoperto che i contratti di affitto della rete autostradale avevano durate impensabili e lo Stato vigilava per finta o peggio, chi controllava la manutenzione, spesso era la stessa proprietà. Tutto ciò noi non lo sapevamo.

L’INEFFICIENZA DELLO STATO

L’allora ministro Salvini insieme al governatore Toti salgono sul ponte ricostruito, sorridenti, per fare i selfie immortalando l’efficienza, che non è stata merito loro. Non abituiamoci a tragedie come il Morandi a Genova e come la Concordia al Giglio, esigiamo rispetto delle regole e del prossimo. Nel nostro paese si trova sempre il modo di diventare ricchi in maniera non regolamentare e sarebbe bello che di fronte a questa possibilità ognuno di noi fosse tanto forte da rinunciarci.

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