comunicazione/i giovani e la scuola

 

Di Agata Galano

– Comunicazione è una parola che deriva dal latino communico ovvero “mettere in comune, rendere partecipe”. Comunicare è infatti un azione che richiede la partecipazione di due o più persone anche se, purtroppo, in questi tempi la parola “comunicazione” si vive attraverso la tecnologia. Nessuno si guarda più negli occhi e le persone preferiscono scrivere ciò che pensano sui social piuttosto che dirsi le cose faccia a faccia. Esiste però un tipo di comunicazione che, ancora oggi, è necessaria: quella tra alunno e professore.

LA TECNOLOGIA HA DAVVERO ROVINATO IL NOSTRO MODO DI COMUNICARE?

I cellulari, i tablet, il computer sono tutti oggetti che in qualche modo ci hanno portati ad una isolazione, ma – osservando attentamente la realtà dei fatti – si può dire che questa estraneazione sociale, questa paura di dirsi le cose in faccia e di guardarsi negli occhi deriva da una nostra scelta. Nessuno ci ha costretto a scriversi per messaggio “ti amo”, nessuno ci ha detto che è meglio chiamarsi piuttosto che guardarsi negli occhi e dirsi ciò che si pensa. Ma la cosa più ridicola è che siamo proprio noi a dare la colpa alla tecnologia per averci allontanati, per averci isolato, per averci resi codardi, quando in realtà la colpa è solo nostra.

COME LA TECNOLOGIA POTREBBE AIUTARCI E COME POTREBBE DISTRUGGERCI

Difficilmente si può dire quanto la tecnologia potrà spingersi oltre e quanto, un giorno, potrà prendere possesso della nostra vita. L’unica cosa che possiamo fare adesso è: vivere. Sicuramente la tecnologia è molto importante e utile per metterci in contatto con le persone dall’altra parte del mondo, per cercare una risposta a tutte le nostre domande, per informarci e per accrescere la nostra conoscenza. La vera domanda però è: Tutto ciò è necessario? Tutto quello che impariamo su internet si può anche apprendere dai libri e dai giornali e possiamo metterci in contatto con le persone anche attraverso le lettere. La tecnologia è certamente un vantaggio per l’umanità, ma, vista da un altro punto di vista potrebbe essere anche uno svantaggio. Noi giovani stiamo troppo tempo davanti al cellulare, forse perché vediamo quel piccolo oggetto metallico come una fuga dalla società così severa e da una realtà che vive di pregiudizi, ma tutto ciò ci rende codardi e fragili. Dobbiamo affrontare il mondo, mettere da parte il cellulare e parlare, guardarsi negli occhi e dirci tutto quello che pensiamo.

LA COMUNICAZIONE A SCUOLA

Certamente, come in tutti gli altri ambiti, l’ambiente scolastico ha subito un forte cambiamento dettato dalla tecnologia: noi ragazzi siamo infatti abituati ad utilizzare internet per fare i compiti e studiare. Non ci rendiamo conto, però, che comportandoci in questo modo non impariamo assolutamente niente, poiché è meglio ascoltare un professore che prova a spiegare, piuttosto che un motore di ricerca di cui raramente sei sicuro dell’attendibilità. La tecnologia ci ha fatto perdere anche il senso di ricerca, d’impegno riguardo il nostro lavoro: è facile infatti andare su internet e trovare le informazioni necessarie, dunque avere tutto pronto in uno schiocco di dita. Non è più bello andare a fondo alle cose? Non è più affascinante impiegare tempo nel lavoro che si deve svolgere? Anche in questo ambito entra in gioco il problema della scelta, dal momento che siamo noi ragazzi che decidiamo di comportarci in questo modo e dobbiamo finire di usare la scusa di internet, perché esso non ci spinge a falsificare il nostro lavoro, anzi, il web è un modo per avvalorarlo. La scuola però, a differenza di molti altri campi, è riuscita a preservare un impatto comunicativo, nonostante il forte impatto tecnologico (dato ad esempio dalla nascita del registro elettronico). Il rapporto tra alunno e professore è infatti la base fondamentale per una buona struttura scolastica e tutto questo difficilmente potrebbe essere sostituito da un cellulare o dallo schermo di un computer. Negli ultimi tempi, infatti, la relazione tra studenti e professori si è rafforzata molto. Per noi ragazzi è facile parlare con i nostri professori, scherzarci e riuscire a stabilire un forte legame con loro, ma è anche vero che non sempre si può creare un buon rapporto con il proprio insegnante. Per essere un buon professore bisogna saper comunicare con i propri alunni, star loro vicino e aiutarli durante le difficoltà. Si può dire che il professore è come una madre e l’alunno è come un figlio: entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro. Ma, come in ogni ambito della vita, vi è a volte qualche problema. Non sempre si è in grado di stabilire un forte contatto con i propri professori e tutto questo è dovuto al fatto che non sempre due menti sono in grado di comunicare. Di questo non bisogna farsene però una colpa, poiché è normale non riuscire ad andare d’accordo con una determinata persona. L’importante, però, è rispettarsi perché prima di essere docenti o alunni siamo persone e dall’altra parte c’è sempre qualcuno che può avere problemi, che può soffrire, che può reagire in modo diversamente dal nostro, l’importante è cercare di capire e, a volte, riuscire a comprendere i limiti l’uno dell’altro senza arrabbiarsi, perché anche un rapporto tra alunno o insegnante è in grado di cambiare una vita

 

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