#aconfrontocolprof/4 strade per la scuola che verrà

Non sono pochi i docenti che ci contattano per ringraziarci dell’avventura di Sharing. In Italia e all’estero. Da alcuni di loro è venuta l’idea di una rubrica dove raccontare la loro idea di scuola, le loro esperienze e i loro tentativi per migliorarla. Nasce così #aconfrontocolprofOspitiamo volentieri il contributo di Angelo Lucio Rossi e Roberto Graziotto che, da due scuole di Milano e Lipsia, ci propongono un testo cin affascinanti novità per cambiare la scuola, per renderla davvero a misura di studente. A molti ragazzi apparirà un po’ specialistico, ma se avrete il coraggio di andare oltre potrete scriverci, rispondere e dialogare con loro. Resta inteso che aspettiamo anche un dialogo e un punto di vista di altri docenti… Siamo solo all’inizio…

– di Angelo Lucio Rossi e Roberto Graziotto

– “L’inizio non è solo un problema, di cui dovrà rispondere e che determinerà tutti i suoi passi successivi dell’uomo pensante, del filosofo, l’inizio è anche per l’uomo che risponde e che si decide, una decisione originaria, che coinvolgerà tutte le successive” così inizia la trilogia di quello che forse è stato più grande teologo del ventesimo secolo, Hans Urs von Balthasar. La sua prima mossa ontologica è nota: la bellezza come prima connotazione dell’essere stesso o, per usare una parola meno filosofica, della realtà stessa. La bellezza dice dell’essere non qualcosa di irrazionale, ma qualcosa di assolutamente gratuito. Rivela l’essere come un dono gratuito (Ferdinand Ulrich). Massimo Borghesi nel suo libro su “Educazione e scuola tra memoria e nichilismo” afferma che ci troviamo in un tempo in cui il soggetto, docente o discente, è assente, per un’assenza ontologica ultima: “questa presa nella rete delle interpretazioni e dei giochi linguistici, diviene il luogo di un’assenza e non di una presenza” (Il soggetto assente, Castel Bolognese 2005, pag. 37). Se ciò è vero (ed è vero) questa assenza rende quasi un compito impossibile la decisione originaria di cui parla Balthasar, tanto più che il docente della tradizione umanistica è stato sostituito da un tecnico ed “ideologo” della scienza dell’educazione che segue fondamentalmente ordini dall’alto e di scuderia. Qui di seguito è possibile trovare alcune tracce di una presenza impossibile, che però risponde ad una necessità originaria.

Necessità in tedesco si dice “Notwendigkeit”. La necessità è quanto esiste di necessario per “girare” (wenden), superare il bisogno (Not) del soggetto assente. In questo senso è necessario tornare ad una “pedagogia del reale” per superare la frammentazione degli insegnamenti e recuperare un atteggiamento di apertura verso se stessi, le persone, le cose e le discipline. Per questo ci imbarazza un approccio funzionalista e pragmatico alle competenze. L’educazione non può essere solo finalizzata alla professione e alla competitività. Non è estranea all’esperienza che viviamo quella dimensione che si rintraccia nei documenti dell’UNESCO, ad esempio dal rapporto Délors dove si ribadisce la centralità dell’educazione. Ancora oggi sono fondamentali i cosiddetti quattro pilastri dell’educazione: imparare a conoscere, a fare, ad essere e a vivere con gli altri. Questa è una strada realista che guarda alla persona e alla formazione integrale. L’esperienza che stiamo vivendo ci testimonia che le competenze dentro questa ottica possono essere sviluppare attraverso compiti reali e significativi per riappropriarsi dell’esperienza. Compiti reali e significativi anche nell’ottica del Service Learning o “apprendimento-servizio”. Quando l’apprendimento si esplicita nell’ottica del servizio diventa significativo. L’esempio è rintracciabile in alunni coinvolti nel tutoraggio e nel sostegno di quelli più deboli. Oppure la preparazione di uno spettacolo poetico e musicale per una casa di riposo per anziani. L’esperienza degli orti con anziani tutor va nella direzione dello sviluppo di competenze disciplinari e sociali.

Per quanto rigurrda l’apprendimento nell’ottica del Service Learning e delle Scuole Aperte è significativa l’esperienza del “Progetto Icaro” di aiuto allo studio nel Gallaratese a Milano. Il progetto che coinvolge centinaia di alunni, volontari e tutor vuole essere una comunità di sapere e di vita attraverso lo studio personale, assistito e di gruppo. Gruppi di studio significativi guidati da tutor delle medie inferiori e superiori e coordinati da insegnanti in pensione. Tutto concorre alla facilitazione del lavoro solidale di una comunità di pratica e la consapevolezza di una convenienza in quello che si sta facendo. “Icaro” è un’impresa solidale e collaborativa attraverso anche la “peer education” che poggia sulla convinzione che l’apprendimento si compia non solo su rapporti verticali e asimmetrici (maestro-alunno), ma anche su relazioni orizzontali e simmetriche (alunno-alunno). Un altro esempio significativo di compito di realtà è il libro sulla Montagnetta di San Siro, il primo della Collana “Quaderni della scuola”, dove alunni e docenti hanno lavorato insieme per due anni sulla storia del Monte Stella, uno dei simboli più amati dei milanesi. Gli studenti hanno vissuto l’esperienza della ricerca attraverso scavi, ricerche, incontri con testimoni, mostre, documentazione e produzione del libro.

Dalla realtà tedesca del CJD (Christlicher Jugenddorf) sottolineiamo per lo sviluppo di competenze significative per una “pedagogia del reale” per esempio un viaggio/gemellaggio, come quello in Armenia, nel cuore del Caucaso, che in questi giorni è stato al centro dell’attualità per il risvegliarsi del conflitto del Nagorno Karaback. Allievi e docenti in Armenia si trovano immediatamente confrontati con compiti reali e significativi: come comportarsi nel paese che ha a ancora una memoria così intensa del primo genocidio del ventesimo secolo? Come comportarsi al cospetto di allievi armeni che vedono nella Germania il paradiso da raggiungere, ma che nel confronto reale con gli allievi tedeschi hanno un plus di forza e di gioia, che con grande probabilità perderebbero nella nostra società consumistica e individualistica? Di fatto durante il viaggio sono le ragazze armene che risvegliano quelle tedesche che cominciano a cantare e danzare con quelle armene. Per quanto sia importante anche le lezioni regolari di una scuola possono essere anche testimonianze di una “presenza impossibile” in un viaggio dove vengono attivate competenze attraverso compiti reali e significativi, che coinvolgono l’uomo nelle sue esigenze costitutive, eterne e reali.

Un altro esempio può essere una vacanza nel tempo libero che da anni organizziamo sotto il nome di settimana filosofico- religiosa, in cui sono coinvolti tanti allievi dalle prime classi alle ultime, fino a studenti ex allievi, genitori e colleghi. Un luogo per eccellenza per imparare a conoscere, a fare, ad essere e a vivere con gli altri. Un luogo in cui è possibile leggere con i giovani e riflettere anche sui classici da Omero a Shakespeare, da Virgilio agli ultimi classici come J.R.R. Tolkien. Perché quando il docente si coinvolge come persona tutto è possibile, anche ciò che la sedicente scienza dell’educazione ritiene forse impossibile.

In tutto ciò è sempre e solo in gioco un servizio all’uomo concreto che risponde e si decide per un sì a quel dono che è e rimane la realtà rispetto a una pluralità irrazionale di sole interpretazioni sedicenti “scientifiche”. Un docente così vive il discorso educativo non come una “indefinita affabulazione”, ma come la scoperta di personalità singole e volti concreti nella folla in forza di un “Logos primo ed ultimo”, quello di “un complesso di esigenze, costitutive ed eterne, dell’io qualificanti la sua natura propria – verità, giustizia, felicità, amore, bellezza” (Massimo Borghesi, ibidem 49).
Aiutiamoci a conoscere tutte le realtà in atto di questa avventura che è e rimane il rischio educativo!

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