I millennials al voto: cosa ne pensano gli studenti del Da Vigo?

Di Alberto Zali

– È iniziato il countdown verso il fatidico giorno in cui si giocherà il futuro del nostro paese: il 4 marzo. A queste elezioni, come ha ricordato il presidente della Repubblica in occasione del discorso di fine anno, potranno votare anche i nati nel ’99 ed alcuni Millennials: un onere, ma anche un onore. Peccato che molti non lo percepiscano come tale e, anzi, si mostrino piuttosto disinteressati. Un’inchiesta ci chiarirà le idee circa il nuovo bacino di elettori.

Millennials allo sbaraglio, ma con una forte consapevolezza del proprio peso politico:

Sia per giovanile furore, destato dall’acquisizione di un nuovo diritto, o al contrario in virtù di una scelta meditata e di una convinzione più profonda, tutti gli interpellati concordano nel voler prendere parte alle prossime elezioni.

Millennials convinti e consapevoli del proprio peso politico: “È l’unico modo che abbiamo per farci sentire; non andare a votare non dovrebbe neppure essere un’opzione. Noi siamo il popolo, noi dobbiamo decidere” dice Alice, classe ‘99, che a lungo ha atteso il momento in cui avrebbe potuto far sentire la propria voce, proprio come i suoi genitori. Millennials che, nondimeno, sono per lo più disinformati in ambito politico: è il caso di Sofia che non ricorda i nomi del presidente della Repubblica o del presidente uscente del Consiglio; o ancora di Francesca che non sa cosa effettivamente si andrà a votare.

Mal comune, mezzo gaudio, almeno per coloro che ritengono la democrazia non sia la forma di governo più adeguata al nostro paese: davvero possiamo lasciare il nostro paese nelle mani di quanti neppure distinguono fra destra e sinistra? Menomale che ci sono ragazzi come Alessia che, pur non avendo ancora certezze politiche, è riuscita tranquillamente a delineare un quadro generale del governo italiano. La sua pochezza di certezze non si tradurrà in uno scimmiottare le scelte dei propri genitori: indipendenza e apertura mentale, queste le parole chiave che descrivono al meglio non solo Alessia, ma anche tutti i ragazzi che abbiamo ascoltato.

Collaborare, non dobbiamo mai chiamarci fuori:

Potremmo quindi assistere ad una forte spinta anticonservatrice. Vittoria del centro-destra? Non così scontata e schiacciante come molti hanno predetto! È comunque troppo presto per azzardare pronostici: è probabile che alcuni fra i più inesperti si esprimano “di pancia” e, purtroppo, ciò potrebbe incidere drasticamente sul risultato. Proprio in virtù di questo, è necessario che quanti hanno maggiore esperienza facciano sentire la propria voce. Il rischio è quello di caricare con troppo onere giovani ancora alle prime armi: è invece utile che tutti collaborino, al fine di evitare errori commessi in passato e per colmare le numerose lacune lasciate dai governi precedenti.

Non è tutto oro quel che luccica. Le prossime elezioni potrebbero non cambiare il volto del paese ed i problemi non cesseranno di sicuro di esistere, se non altro non nell’immediato. Tuttavia, significativo è il messaggio del nostro presidente Sergio Mattarella: “In questi mesi di un secolo fa i diciottenni di allora – i ragazzi del ’99 – vennero mandati in guerra, nelle trincee. Molti vi morirono. Oggi i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica”. Mai in passato l’Italia vide un periodo di pace più longevo di quello in cui viviamo noi. Non dobbiamo mai darlo per scontato. Non è un qualcosa di acquisito per sempre. Dobbiamo lottare per esso, per la nostra democrazia. “La democrazia vive di impegno nel presente, ma si alimenta di memoria e di visione del futuro”.

Forse un voto in più non cambierà l’Italia – si potrebbe pensare. E l’errore risiede proprio qui, nel disinteresse e nella sfiducia che le cose possano cambiare. Perché se tutti si avvalessero di quel voto in più, forse, il nostro paese potrebbe davvero rialzarsi e rinnovarsi. In caso contrario, non avrebbe senso parlare di Democrazia. In caso contrario, davvero si realizzerebbe il “new world order” e i nostri diritti si ridurrebbero sempre più, fino a renderci ingranaggi asserviti ad un potere dall’alto. Siamo ancora noi a decidere chi siamo.

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