Nel mezzo degli scrutini/Basta con questo tipo di scuola!
a cura della Redazione
Il rito stanco delle pagelle e degli scrutini racconta di una scuola che non riesce più ad intercettare i bisogni e i desideri dei ragazzi. Non c’è molta differenza tra un’aula e un orario scolastico dei nostri giorni ed un’analoga situazione di trecento anni fa: libri, classi, docenti, compiti, verifiche, voti. Sembrano queste le magiche parole attorno a cui va legandosi la nostra formazione e la nostra crescita. Il fatto è che negli ultimi vent’anni il mondo ha corso ad una velocità spaventosa ed è davvero impossibile pensare di poter stare in classe sei ore fermi ad ascoltare gente che parla o che ti richiede indietro cose che ti ha detto qualche giorno o settimana prima. Si tratta di un processo alienante che penalizza tutti i licei e la qualità delle cose studiate. Ma come fare? L’idea è estremamente semplice: fissare ogni anno tre o quattro aree di lavoro, tre o quattro obiettivi da raggiungere e poi costruire attorno i contenuti necessari e i metodi da usare. In questo modo cambierebbe la figura dell’insegnante, non più figura solitaria sulla cattedra, ma maestro che lavora insieme ad altri maestri per accompagnarci ad una porta, ad una soglia, cercando di precisare meglio la valutazione del percorso fatto, dell’impegno messo, dei traguardi raggiunti. Toglieteci gli stress inutili e preparateci, anno dopo anno, ad affrontare la vita. Parlateci di lavoro e di sapere con i nostri linguaggi, i nostri strumenti, i nostri orizzonti (ampi, interdisciplinari, europei). Se volete riformare la scuola, diceva un filosofo canadese del novecento, abbiate il coraggio di farla esplodere. Per poi ricostruirla, tutti insieme.