#oltrelacattedra, nasce la nuova rubrica di Sharing

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di Raffaele Raminelli

– La disaffezione allo studio è un triste fenomeno sempre più diffuso tra i giovani d’oggi. Quanti adolescenti di belle speranze e grandi aspirazioni perdono sciaguratamente la motivazione per stare sui libri. No, non è sempre colpa nostra, non siamo una generazione di sfaticati e rozzi (come veniamo inappropriatamente definiti), anzi: ognuno di noi possiede in varia misura interessi e talenti, e la scelta della scuola superiore è una piccola grande scommessa in questa direzione. Il desiderio è quello di spiccare il volo, cominciare finalemente a costruirsi
un futuro in cui essere i primi protagonisti della nostra vita. Ma tutto ciò spesso si rivela tristemente un sogno deluso, un’effimera illusione che nasconde dietro di sé una realtà dura e a volte spietata.
L’impatto con un mondo impersonale e adulto non è sempre positivo, soprattutto per gli studenti più sensibili.
Il nuovo ambiente tradisce le attese, a cominciare dall’accoglienza: improvvisamente ci si ritrova immersi in un ambiente freddo, esigente, autoritario. La mole di lavoro aumenta, la trattazione diventa più approfondita e difficile, nuove materie di indirizzo si fanno avanti. Ogni passo falso viene severamente registrato a suon di sentenze impietose e brutti voti, le sicurezze nei propri mezzi crollano, emergono dubbi circa la saggezza della propria decisione, l’ansia da prestazione sale ogni giorno di più. Il rischio del corto circuito mentale è concreto, in certe lezioni il cervello si appanna, non ne vuole più sapere di capire, lo sguardo si perde nel vuoto. E un’enorme tristezza invade il cuore. Col tempo i più forti si abituano alle nuove richieste, o semplicemente imparano a non farci caso, erigendo verso l’esterno una corazza impenetrabile e andando avanti come possono; gli altri, invece, soccombono tra l’indifferenza e lo scherno generale.
È proprio necessario un trattamento simile per ottenere i risultati desiderati e formare menti brillanti? Probabilmente nessuno può dare una risposta definitiva; noi di sharing crediamo in un modello diverso, fondato sull’attenzione verso l’altro e la condivisione di ciò che più si ha caro nel proprio cuore. Abbiamo deciso dunque di andare a cercare tra i corridoi del nostro istituto il vero interesse che i docenti hanno verso il destino dei loro ragazzi e che magari – a causa di una burocrazia sempre più stringente – non sempre riescono a dimostrarlo attraverso il lavoro quotidiano, abbiamo cercato di andare “oltre la cattedra”. Ecco l’origine della nostra nuova rubrica #oltrelacattedra, un ciclo di interviste amichevoli in esclusiva prossimamente sul blog di Sharing con alcuni professori, alla scoperta della loro creatività nel metodo di insegnamento e nel rapporto con i ragazzi. Perché come ci ricorda William B. Yeats “Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco”. La scuola è un luogo come tutti gli altri, un posto in cui cercare La passione travolgente che illumini la vita.

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