Studenti: creature pensanti o burattini nelle mani della società?

di Camilla Groppo

Il mito della società creatrice di “burattini” tramite l’istruzione è ormai un classico per quanto riguarda i dibattiti sulla scuola: “Ricordati sempre che la democrazia garantisce libertà di pensiero e espressione; la scuola no.”. In realtà l’indottrinamento dei giovani dipende molto dal modo di insegnare e di rapportarsi con gli alunni dei docenti, responsabili della crescita morale e culturale dei ragazzi dai 6 ai 18 anni, età in cui l’uomo forma i suoi primi pensieri e idee, capisce ciò in cui crede e ciò che gli appare, invece, surreale. Il docente ha inoltre il compito di trasmettere le nozioni nella maniera più oggettiva possibile, distinguendo in modo radicale il lavoro dalla vita privata. Quello che può sviare un insegnante dal suo compito è la sete di autorità, il voler avere ragione incondizionatamente: “In una classe, l’insegnante si aspetta di essere ascoltato, lo studente pure.”. Capita spesso che un ragazzo intento nell’esprimere le proprie idee vada contro quelle del professore, il quale lo mette a tacere facendo spegnere in lui quella scintilla che dovrebbe invece essere alimentata in modo da formare, con il passare del tempo, un vero e proprio fuoco all’interno dell’uomo che diventerà. “L’istruzione è una cosa ammirevole, ma è bene ricordare di tanto in tanto che niente che valga la pena di conoscere può essere insegnato”. Così parlava Oscar Wilde, attribuendo alla scuola l’importanza di una formazione prettamente nozionistica, che non dà spazio all’apprendimento di un metodo che insegni come affrontare la vita all’esterno delle mura scolastiche. Oltre alla semplice lezione, che prevede il docente che parla di fronte ad una classe in ascolto, bisognerebbe spendere un po’ di tempo per far esprimere ai ragazzi le loro opinioni generali e parlare di fatti di cronaca in modo relativamente profondo, in modo da mettere a confronto idee diverse tra loro. Un insegnante dovrebbe essere sotto questo punto di vista un punto di riferimento per ogni adolescente, considerando che gli studenti passano mediamente più tempo a scuola che a casa con i loro genitori, i quali possono fare del loro meglio per tramandare un’educazione, ma che non otterranno successo se questi ideali non verranno sorretti anche all’interno degli edifici scolastici. “Mi piace un insegnante che ti dà qualcosa da pensare, da portare a casa oltre ai consueti compiti”, e in fondo anche un adulto può imparare qualcosa da un ragazzo: non sono necessarie né l’età né l’esperienza per essere persone sincere ed esprimere in modo chiaro le proprie opinioni. Questo è ciò che ogni studente sogna: una scuola in cui si possa imparare e insegnare, ascoltare ed essere ascoltati, capire ed essere capiti.

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