Studenti stranieri in Italia, come è vista la nostra educazione?

di Luca

-La scuola Italiana: vista dall’interno potrebbe apparire bella e interessante; ma vale per tutti? Una ricerca biennale su un campione di quattromila universitari Italiani, Cinesi, Americani, Spagnoli, Inglesi e Indiani ha dato, per l’Italia, un risultato inaspettato:

quattro studenti su dieci sono insoddisfatti, uno su due non è convinto del proprio studio accademico e uno su tre ha pensato più volte di abbandonare l’Università. Esaminiamo meglio la notizia.

 LE CAUSE:

I motivi principali sono l’eccessivo carico di lavoro, l’incertezza sul futuro, la non continuità tra studio, lavoro e socializzazione e l’idea che gli sforzi fatti non siano ricompensati adeguatamente. Inoltre solo quattro studenti su dieci ritengono che l’Università offra un buon rapporto qualità-prezzo. Se a tutto questo aggiungiamo poi il dubbio di scelta sbagliata, i debiti accumulati negli anni, la nostalgia di casa e la bassa disponibilità economica, il ritratto che ne esce non è per niente soddisfacente.

COSA NE PENSANO GLI ESPERTI IN QUESTO SETTORE:

Paolo Cherubini, pilastro dell’università Milano-Bicocca,  afferma che è sorpreso della scarsa soddisfazione e ricorda che, comunque, le università pubbliche Italiane presentano costi notevolmente ridotti e qualità internazionalmente riconosciuta. Michele Rostan, Delegato al Benessere Studentesco nell’Università di Pavia, spiega che i risultati segnalano che quello che si sta facendo non è sufficiente. Mentre Franco Bruschi, Head of School & Universities Segment Med Region di Sodexo, afferma che, per evitare la cosiddetta “fuga dei cervelli”, le università non devono solo istruire, ma anche prestare attenzione alla qualità della vita di tutti quelli che lavorano nel campus. Una sfida, dunque, a fare sempre di più per evitare, specialmente in questo periodo di difficoltà nel nostro paese, che le menti brillanti lascino l’Italia.

COSA FARE:

Secondo me bisognerebbe prestare maggiore attenzione a tre fattori che, anche se apparentemente insignificanti, hanno un ruolo fondamentale. Il rapporto con gli insegnanti, per esempio, incide molto sull’andamento scolastico: se un alunno è motivato e incoraggiata a fare di meglio dal maestro, il rendimento potrà essere più elevato e, di conseguenza, meno alunni sarebbero scontenti della scuola. Inoltre l’orientamento al mondo del lavoro dovrebbe iniziare già dalle elementari, e non solo dal terzo anno delle superiori; questo faciliterebbe anche la scelta dell’indirizzo degli studi superiori, per molti una vetta da scalare. Per ultimo Bisognerebbe prendere spunto dai paesi dove la percentuale di soddisfazione è ai massimi: India (82%) e Cina (76%), capendo cosa hanno più di noi quelle scuole. Potrebbe essere anche che gli alunni Indiani e Cinesi hanno meno aspettative ma, ad ogni modo, bisogna cercare di rendere meno insoddisfatti quelli Italiani.