UNIVERSITÀ/Un’istituzione dimenticata

Ogni giorno veniamo inondati da notizie riguardanti la scuola e i suoi cambiamenti legati alla pandemia globale di Covid-19. Durante il primo semestre del 2020 si discuteva di un possibile rientro a scuola per giugno, non realizzato a causa dell’emergenza sanitaria. Quest’estate l’argomento principale era il come far ripartire la scuola in sicurezza, mentre ora, come ben sappiamo, la situazione è ancora incerta e sembra che l’anno trascorso, nonostante le molteplici misure adottate, non abbia portato benefici.
Al momento i provvedimenti presi sono mirati al far rientrare, il più presto possibile, gli studenti delle scuole superiori. Ma gli universitari?
Purtroppo non se ne parla molto e sembra quasi che questo sia un argomento di importanza secondaria, ma per chi sta per iniziare un nuovo percorso di studi e per coloro che lo stanno concludendo, preparandosi al mondo del lavoro, non è così.
Abbiamo deciso di porre delle domande a studenti universitari per capire meglio i disagi e i vantaggi affrontati in questo periodo di didattica a distanza.

Come la didattica a distanza interferisce sui rapporti universitari?
Gli studenti che hanno finito la maturità e che hanno incominciato la loro avventura universitaria a settembre, forse sono stati i più danneggiati. Al termine del liceo sono pochi i compagni che un ragazzo si porta dietro e questa situazione non ha di certo favorito il formarsi di nuove conoscenze. Molti si sono ritrovati ad incominciare questa avventura da soli, senza riuscire a creare dei rapporti di amicizia, che probabilmente li avrebbero accompagnati fino alla fine del loro percorso formativo. Anche per quanto riguarda il rapporto con i professori è avvenuto un cambiamento: “Non si ha più la possibilità di avere un confronto diretto con gli insegnanti subito dopo la lezione, l’unico modo è prenotare un ricevimento” afferma Marco Valle, che frequenta il secondo anno di Scienze della Comunicazione a Savona. Questo sicuramente comporta una maggiore difficoltà di apprendimento da parte dello studente.

Quali esperienze del corso universitario si perdono maggiormente con la didattica a distanza?
“Sfortunatamente, a causa del Covid, ho perso 35 giorni di reparto, che non sono pochi per un infermiere”, questo ci è stato detto da Fabrizio Roncagliolo, studente del terzo anno di infermieristica a Genova e prossimo alla laurea. I laboratori e tirocini sono stati sospesi e completati in didattica a distanza. Forse il più grosso limite della nuova tipologia di insegnamento è quello di non avere la possibilità di attuare in modo pratico le nozioni apprese. E’ giusto che gli infermieri finiscano il loro periodo di formazione dietro uno schermo?

La didattica a distanza è realmente più comoda?
Sicuramente uno dei pregi della DAD è il non far muovere uno studente per più di qualche metro, lo spostamento dal letto alla scrivania è il massimo tragitto che un ragazzo possa percorrere. Questo comporta anche un risparmio in senso di costi per i trasporti e per il ristoro. Come ha ribadito Fabrizio: “Essere a casa è un beneficio per le spese personali o familiari, ma guardando l’altra faccia della medaglia, dannoso per l’economia del paese. Bar e ristoranti avevano molte entrate con i pranzi degli studenti dopo le lezioni del mattino”.
Un grosso svantaggio riscontrato da molti universitari è un ribasso della produttività. Gli studenti si sentono meno stimolati a seguire con attenzione alcune lezioni, soprattutto quelle meno gradite. Le università impongono regole meno ferree rispetto alle scuole superiori, ad esempio ai ragazzi è lasciata la libertà di accendere o meno la fotocamera durante lo svolgimento delle lezioni. Gli studenti dovrebbero essere abbastanza maturi da seguire sempre le spiegazioni, ma una lezione a distanza non è mai coinvolgente come una in presenza.

Quali sono i principali cambiamenti nello svolgimento degli esami?
La DAD ha tolto agli studenti il piacere di fare un breve ripasso con i propri amici prima di un esame e ha aumentato l’ansia nell’affrontare un evento così importante in completa solitudine. Sfortunatamente a distanza il dialogo personale con il professore è quasi inesistente e anche la preparazione della tesi avviene confrontandosi solamente via mail e non faccia a faccia. Ci ribadiva Marco: “Tanti docenti hanno deciso di registrare le proprie lezioni, in modo tale che queste possano essere riviste dagli alunni qualora ci fossero delle incertezze”.

In questo periodo le università non ricevono le stesse attenzioni delle scuole superiori da parte dei media. Molti studenti che frequentano questo percorso di studi si augurano di poter tornare al più presto ad affrontare il proprio anno di studi in sede. Ai ragazzi manca il prendersi un caffè con gli sciagurati compagni fra una lezione e l’altra, il mangiare velocemente un panino prima del corso pomeridiano e il fare una battuta sui professori.
A loro questo manca e noi, che per adesso frequentiamo ancora il liceo, speriamo che questa situazione migliori per poter poi vivere queste esperienze appieno.

UNIVERSITÀ/Un’istituzione dimenticata

CALCIO/ Il Nord America: un mondo nuovo