Il bambino durante la seconda guerra mondiale

La seconda guerra mondiale è stato un evento che ha coinvolto i civili più di ogni altro scontro. Fra le cinquantamila vittime circa due terzi erano civili, morti durante i bombardamenti,gli incendi, le rappresaglie e nei campi di lavoro.

Quello che mi ha colpito di più della cinematografia e della letteratura che riguardano tale evento è il fatto che spesso gli autori scelgono di narrare i fatti dal punto di vista di un bambino.  Probabilmente perchè nella maggior parte dei casi la figura del bambino, da sempre simbolo di innocenza ed ingenuità , sensibilizza e commuove di più. Io trovo che tale scelta sia molto bella e interessante perchè nei manuali scolastici si leggono solo vicende di soldati, di importanti uomini politici o in generale di gruppi di uomini adulti mentre del bambino viene sempre raccontato poco. Sono invece molto belli i racconti dal loro punto di vista proprio perchè spesso ci limitiamo ad osservare le cose unicamente dal nostro, non rendendoci conto del fatto che il loro è un modo totalmente originale di vedere le cose che alle volte fa cogliere aspetti che l’adulto dà per scontati o ritiene inutili da considerare.

Uno dei film più belli che riguardano tale argomento è sicuramente “La vita è bella” diretto da Roberto Benigni.

 Racconta la vita all’interno di un campo di lavoro non dal punto di vista del bambino il padre, interpretato da Benigni, per non far preoccupare il figlio gli racconta che il loro soggiorno all’ interno del campo è in realtà una gara tra famiglie e quella che otterrà più punti vincerà un carro armato. Il film si articola in scene spesso comiche pur trattando di un argomento così delicato e uno dei temi principali è appunto  l’ingenuità del bambino di cui in questo caso il padre se ne serve in modo positivo.

Un altro film che racconta la guerra da un punto di vista particolare è “ Il bambino con il pigiama a righe” in cui un bambino tedesco di nome Bruno stringe di nascosto  un’amicizia con un bambino ebreo, Shmuel, chiuso in un campo di concentramento vicino a casa sua.

Suo padre era il dirigente del campo ma il ragazzo non sapeva che all’interno di questo le persone venissero uccise e poi cremate. Nel film si vede come all’inizio nemmeno gli stessi tedeschi non sapevano cosa succedesse all’interno dei campi di lavoro infatti la moglie del dirigente, la madre di Bruno, viene a scoprire dopo diverso tempo  pratiche come questa e si mostra pienamente contraria ad esse. Uno dei temi principali è la curiosità del bambino che lo porta ad addentrarsi in luoghi sconosciuti e ad avere rapporti con persone mai viste. Questo atteggiamento non è tanto comune nell’adulto che è spesso spaventato e non affascinato dall’ignoto. Significativa è la scelta finale del bambino di entrar a far parte del campo in cui il suo amico , infatti la decisione dipende soprattutto da un video di propaganda ,realizzato dal padre sui campi di concentramento, che aveva visto di nascosto. Il video però non raccontava la realtà riguardo i campi presentati invece come luoghi di svago, di gioco e di serenità. Si resta quindi molto colpiti non solo da come la propaganda a quei tempi agiva, cercando di ingannare tutti, ma di come la propaganda abbia reso vittima anche un tedesco e in particolare il figlio di un ufficiale tedesco.

Il terzo film  da cui sono stata colpita è “Un sacchetto di biglie” : la storia di due ragazzi ebrei  Maurice e Joseph Joffo che grazie all’aiuto di un medico e di un sacerdote riescono a non essere deportati nei campi di lavoro ed a raggiungere la “Zona libera” nella quale era instaurato il governo di Vichy. Molte scene del film ruotano attorno a delle biglie che il padre aveva regalato a Joseph; il dottore infatti aveva consigliato al giovane di stringere la vita così come stringeva in mano la sua biglia e in diverse occasioni il ragazzo mentre deve compiere azioni pericolose tiene la sua biglia in mano.