CASAL BRUCIATO/Dalla protesta agli insulti: dove ci porterà l’odio?

Lunedì  7 maggio si è tenuta a Casal Bruciato, circoscrizione del municipio di Roma IV, una manifestazione abbastanza “accesa”, per usare un eufemismo, contro l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia bosniaca, di origini rom, con dodici figli a carico.
 Questa famiglia ha fatto richiesta per ottenere il domicilio nel 2017 e, dopo due anni, è stata loro assegnata, legalmente, un abitazione in Via Satta.
Da qui la manifestazione: una trentina di persone, tra cui alcuni militanti di Casapound, si sono precipitati sotto questa palazzina, portando con sé le loro armi più potenti, tutto il loro odio e il loro disprezzo. Numerosi gli insulti a loro rivolti: “Tanto vi tiriamo una bomba”, “Vi facciamo menare” e “Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati”.
 Tuttavia, il fondo del baratro è stato toccato quando alla madre, che assieme alla figlia stava cercando di ritornare a casa, viene urlato “Troia, ti stupro”.
 Come ha spiegato l’assessora comunale alle politiche abitative, l’assegnazione è stata effettuata seguendo dei criteri, una normativa regionale e un bando comunale. 
Alcuni protestanti riferiscono di essere in attesa di un domicilio popolare da oltre 9 anni e questo, se verificato e vero, potrebbe portare a discussioni e polemiche sull’efficacia e sulle possibili falle del sistema di assegnazione delle case popolari che porta la firma di Alemanno, ex sindaco di Roma dal 2008 al 2013.
A mio modo di vedere, la questione più importante è quella che riguarda il lato umano della vicenda. Come possono essere pensate certe frasi? Con che coraggio, con che fegato, le si pronuncia? Dove porterà tutto quest’odio?
Ad oggi, la manifestazione continua: i bimbi sono terrorizzati, i genitori hanno paura ad uscire di casa e rischiano il linciaggio quando se ne allontanano.
 Non sono mancati, fortunatamente ,momenti di sostegno: i professori e i genitori dei compagni di classe dei figli della coppia hanno mostrato tutta la loro solidarietà alla famiglia.
 In giornata è arrivata la visita anche della sindaca pentastellata Virginia Raggi, che, scortata da due cordoni della polizia, si è diretta verso il piazzale condominiale dove si trova l’appartamento.
La protesta cesserà, e sono sicuro che la famiglia riuscirà a ritrovare la serenità che è andata svanendo in questi ultimi giorni. Ciononostante un problema c’è, rimane, ed è anche bello grosso: non siamo più capaci di accettare la diversità, ci riteniamo superiori agli altri; odiamo e vogliamo far credere che questo sia un pregio, piuttosto che un infimo difetto.