STORIE DA GAZA/Chi è Sami al-Ajrami?

Conosciuto come Sami al-Ajrami, Sami Awad Aldeeb Abu-Sahlieh è un giornalista, avvocato e scrittore palestinese. Nato il 5 settembre 1949,vive a Gaza e ogni giorno da più di un anno racconta il dramma che vive ogni giorno. Ultimamente racconta anche il disagio vissuto dalle persone che fanno il Ramadan, se prima era difficile procurarsi cibo e acqua potabile adesso molte persone stanno ore senza mangiare e senza bere e questo porta a molto disagio.

 

È divenuto tristemente famoso per scrivere il “Diario da Gaza”. Infatti Sami scrive le uniche fonti che noi abbiamo sui giornali italiani e che possiamo trovare su questi ultimi direttamente da Gaza. Il suo articolo quotidiano si può trovare su “Repubblica”, ma di lui parlano anche molti altri giornali e podcast come per esempio il post. Molte volte mi è capitato di sentire, durante il podcast di morning (podcast del giornale il Post), parlare di quest’uomo o meglio di quello che lui scrive.

 

Divenuto altrettanto famoso è stato un episodio in cui Sami racconta di quando le sue figlie sono riuscite a essere messe nelle liste per uscire dalla striscia di Gaza e quindi a lasciare la striscia almeno per il momento. Sami racconta questo episodio con molto dolore e molta speranza che normalmente sono due emozioni che non vanno molto d’accordo. Dolore per veder partire le sue figlie e non sapere se le rivedrà mai. Speranza invece per il loro futuro, perché loro potranno avere una vita migliore sicuramente rispetto a quella che vivevano quando erano a Gaza.

 

Lo stesso giornale del post ha contattato Sami per chiedere riguardo le condizioni dei giornalisti a Gaza. Il giornalista ha risposto che è molto difficile fare questo mestiere a casa non solo perché non si è al sicuro ma anche perché bisogna sopravvivere oltre che vivere. Riporto la citazione che ho preso dal Post:

«Al momento ci sono circa 250 giornalisti che lavorano nella Striscia, in condizioni molto difficili e con mezzi insufficienti. Quasi altrettanti hanno dovuto smettere, o per l’assenza di elettricità e connessione internet, o perché le loro redazioni e le loro emittenti sono state bombardate».

 

Sami utilizza quasi un eufemismo: “condizioni molto difficili e mezzi insufficienti”. Ovviamente la situazione a casa noi non sappiamo com’è, quindi siamo ben lontani dal poter dire qualcosa su quest’ ultima. L’unica cosa che forse conosciamo è il fatto che sia veramente difficile essere un giornalista nella striscia di Gaza.

 

Ci vuole coraggio, astuzia ma soprattutto molta passione per il proprio lavoro. Sami è tutto questo messo insieme.

Nonostante la guerra lui continua a informare il mondo per cercare di combattere quei mostri che sono la disinformazione e la censura. Spero sinceramente che Sami riesca a riabbracciare il prima possibile le sue figlie e che loro possano vivere una vita serena nel posto che loro ritengono casa.

 

Noa Rocca

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