Edimburgo: l’alternanza scuola-lavoro all’estero

-Di Arturo Barone

Si dice sempre che gli anni delle superiori, in un modo o nell’altro, si ricordano per tutta la vita e io posso dire di avere un motivo in più per farlo.

Quest’anno infatti sono stato selezionato, attraverso varie peripezie e colpi di fortuna, per partecipare allo stage di alternanza scuola-lavoro, finanziato dall’unione europea e organizzato dal nostro istituto, che si è tenuto ad Edimburgo, in Scozia, dove io e altri 14 studenti siamo stati guidati da 3 professori nella nostra prima esperienza lavorativa all’estero.

Quest’esperienza di 21 giorni infatti mi ha dato la possibilità di affacciarmi per la prima volta sul mondo del lavoro. A ogni studente è stato assegnato un lavoro, siamo stati divisi prevalentemente in coppie, ma 3 studenti hanno lavorato da soli e io sono stato assegnato a un gruppo con altri 3 ragazzi.

La mia esperienza lavorativa in particolare è stata abbastanza atipica, io e la mia compagine abbiamo svolto il nostro stage presso un’agenzia turistica spagnola a Edimburgo, di conseguenza viene da se che il mio approccio con la lingua non è stato molto proficuo, anche se al ritorno a scuola avrei potuto puntare a un A2 di spagnolo piuttosto che a un certificazione C2 di inglese che invece avrei dovuto ottenere se tutto fosse andato secondo I piani.
Il mio lavoro è consistito in due semplici e talvolta ripetitive mansioni, fatta eccezione per due tour gratis in bus a spasso per la Scozia, le possibilità a lavoro erano quindi due: o si rimaneva in ufficio (che di fatto era un container nel quartiere portuale di Granton Harbour) a scrivere articoli sui miti scozzesi e su altre attrazioni turistiche oppure si andava nella strada principale di Edimburgo, la Royale Mile, a fare volantinaggio e provando a vendere qualche biglietto per i tour offerti dall’agenzia, una formula che in Italia non si usa molto, ma che in Scozia ha praticamente il monopolio del turismo.

Nonostante a me per certi versi non sia andata benissimo lavorativamente parlando, questo viaggio è stato un’esperienza indimenticabile.
Dal punto di vista umano è stato fondamentale perchè sono stato costretto ad approfondire rapporti con persone che prima conoscevo solo superficialmente e mi sono adattato a sopravvivere in un luogo ostile dove non esiste un caffè espresso decente e dove a pranzo gli autoctoni mangiano solo cibo precotto del supermercato. Tralasciando le usanze poco sane degli scozzesi mi è stata data la possibilitá di visitare a spese dell’Unione Europea un paese meraviglioso sia dal punto di vista culturale che paesaggistico, il passato della Scozia è infatti incredibilmente radicato nei territori, nell’architettura e nei cuori di questa nazione che sprizza europeismo e odio verso l’Inghilterra da tutti i pori.

Sembrerà banale, ma grazie a questo stage ho costruito e rafforzato amicizie con persone che conoscevo poco o che addirittura probabilmente non avrei mai conosciuto. Vivendo in un Ibis Hotel, che per chi non lo conoscesse ha stanze minuscole che evidentemente non sono state progettate per 3 persone (ma a nessuno importa a quanto pare), i momenti di condivisione occupavano gran parte della giornata e della sera, siamo arrivati a un punto in cui piuttosto che uno stage scolastico sembrava un campo scout, sia per come ci siamo accampati nell’ostello a Inverness sia per i giochi che tiravamo fuori per combattere la noia.

21 giorni che hanno cambiato qualcosa che mi sto portando ancora dietro, che alla fine hanno sicuramente lasciato un vuoto, ma che hanno soprattutto riempito altro.