CULTURA/Quando il bullismo porta ad atti estremi

Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film diretto da Margherita Ferri. Venne presentato per la prima volta al pubblico alla festa del cinema di Roma. È tratto dal libro:”Andrea. Oltre il pantalone rosa” di Teresa Manes, madre del ragazzo, che ricevette dal presidente della repubblica l’onorificenza di Cavaliere.

Trama

Racconta la storia di Andrea Spezzacatena, interpretato da Samuele Carrino, un ragazzo di 14 anni che in seguito a un lavaggio sbagliato dei nuovi pantaloni rossi regalati dalla madre, interpretata da Claudia Pandolfi, diventarono rosa. Andrea decise ugualmente di indossarli e ciò lo portò a essere bullizzato dai suoi compagni, prima, a scuola e successivamente su internet.
La storia purtroppo si concluse con il suicidio del ragazzo il 20 novembre del 2012 e il ritrovamento del corpo dal fratello di dieci anni. Inizialmente i genitori non compresero le cause di questo gesto. In seguito, la madre, entrando nei profili social del figlio, scoprì tutto quello che gli era accaduto.
Infatti questo film vuole rappresentare uno dei primi casi riconosciuti di cyberbullismo.
Nel finale la regista ci tiene a precisare che lo scopo di questa storia è invitare i ragazzi a mettersi in ascolto degli altri e non avere paura di condividere il proprio dolore.

…..il riscontro con il pubblico

Nonostante sia noto lo scopo principale del film, un gruppo di genitori, della scuola media Augusto Serena di Treviso, hanno chiesto ai docenti di non portare i ragazzi tra gli undici e i dodici anni alla proiezione, in quanto i temi dell’omofobia e del suicidio non siano adatti a questa fascia d’età.
Dall’altra parte si sono opposti altri genitori e Don Elio Girotto, responsabile dell’associazione ACEC per la diocesi di Treviso e di Triveneto. Sostenendo che ciò che terrorizza è il tema del suicidio e della solitudine, che è un disagio molto presente nella fase adolescenziale.
Proprio per questo bisognerebbe mettersi nella condizione di affrontare con i ragazzi queste tematiche.

Cos’è il bullismo

Il bullismo è una forma di violenza ripetuta nel tempo al fine di arrecare danno a una persona. Questo atto può essere compiuto da una o più persone, dette “bulli”, verso una persona, “la vittima”.
Infatti il bullismo può causare gravi ripercussioni all’individuo che lo subisce, come: l’allontanarsi dalla società; l’aumento di ansie e paure; l’insicurezza; infine la depressione. Tuttavia nel peggiore dei casi, se non si riesce a fermare il bullismo, la vittima ricorre al suicidio.
La vittima, per paura di ricevere peggiori conseguenze dai bulli, decide di non chiedere aiuto; eppure ci sono alcuni casi in cui la vittima ha il coraggio di chiedere aiuto, ma non lo trova.
Il bullismo si può suddividere in tre categorie: *verbale* , riguarda insulti, offese, derisioni e anche minaccie; *fisico* , consiste nel picchiare, spingere e appropriarsi o rovinare gli oggetti altrui; *psicologico* , riguarda la diffusione di pettegolezzi.
Il bullo tratta male la vittima perchè necessita di dimostrare di essere superiore e migliore, vuole autogratificarsi. Il bullo vuole mostrare a qualcuno che è importante ! Per riuscirci deve prima trovare un punto debole che a lui o agli altri può sembrare inferiore, poi inizia a bullizzare la vittima. Le “ragioni” che trova possono essere: omofobe; razziste; sessiste; riguardanti le difficoltà cognitive o motorie, la condizione sociale e anche la forma fisica della vittima.

Un caso simile a quello di Andrea

Ancora oggi si sente molto spesso parlare di bullismo, sia a scuola che in altri contesti.

L’Italia è ritenuta uno dei paesi con il gran numero di casi di bullismo al mondo, con un totale di circa 32.600 episodi.
Quest’anno, l’Osservatorio Indifesa ha registrato che la maggior parte delle vittime di bullismo abbia subito violenza fisica e mentale, mentre la minoranza di cyberbullismo.
Si inizia a far esperienza del bullismo alla giovane età di dieci anni e si manifesta in modi diversi a seconda delle caratteristiche di vittime e aggressori.
L’ultimo episodio è avvenuto in questo mese.
Nella provincia di Ancona, un quindicenne è stato portato all’atto di suicidio dopo aver subito pesanti atti di bullismo.
La vittima si rifiutava di andare a scuola. Allora, i genitori si sono recati dalla preside, dirigente dell’istituto che frequentava il ragazzo, per far sì che venissero presi provvedimenti contro le violenze.

La sera del 13 Novembre, il giovane uscì di casa senza far più ritorno e solo la mattina dopo, in un capannone abbandonato, la polizia ha ritrovato il corpo della vittima.
Il quindicenne steso a terra, stringeva nella mano destra la pistola con cui aveva posto in atto il terribile gesto.
“Era una famiglia affiatata, Leonardo si confidava, era seguito dai genitori che hanno sempre impostato la loro vita tenendo conto del figlio e delle sue esigenze e che quando si sono resi conto del disagio hanno deciso di rivolgersi alla scuola. Non c’è stato il tempo” testimonia la legale della famiglia Pia Perricci.
Il dramma di Leonardo ha lasciato sgomentato il suo paese.

Come agire di fronte a queste situazioni?

La diffusione di informazioni e collaborazioni da parte delle istituzioni scolastiche, di genitori e operatori sanitari sono il principio fondamentale per ridurre e sconfiggere l’impatto del bullismo e del cyberbullismo.
Dal 2017, ogni anno il 7 febbraio, si celebra la giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo. Una giornata che riunisce giovani ed adulti per conoscere a fondo uno dei problemi più diffuso e preoccupante dei nostri giorni.