CRONACA/Rapimento in corsia

La sicurezza negli ospedali rappresenta un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito a tutti i pazienti, al personale sanitario e ai visitatori. Le strutture sanitarie, infatti, non sono solo luoghi di cura, ma anche spazi in cui le persone si recano in condizioni di particolare vulnerabilità, sia fisica che emotiva. Tuttavia, episodi come furti o persino rapimenti evidenziano gravi problemi presenti nei sistemi di controllo e gestione della sicurezza. Dovrebbe essere scontato garantire un ambiente sicuro, adottando  protocolli efficaci, investendo in tecnologie adeguate, come sistemi di videosorveglianza e accessi controllati. La sicurezza ospedaliera, dunque, non è solo una questione tecnica, ma un elemento indispensabile che dovrebbe essere alla base di ogni Stato. Ma purtroppo non è sempre così, ne è un triste esempio la recente scomparsa di una bambina da un ospedale di Cosenza.

L’accaduto

Secondo le prime ricostruzioni, il rapimento sarebbe avvenuto nella tarda serata del 22 gennaio presso il reparto maternità della Clinica Sacro Cuore di Cosenza . La 51enne Rosa Vespa, travestita da infermiera, si sarebbe introdotta nella stanza dove era ricoverata la madre della neonata facendosi aiutare da un uomo con un cappellino in testa. I due fingendo di dover sottoporre la piccola a un controllo medico, l’avrebbero portata via senza destare sospetti. L’allarme è stato dato da alcuni sanitari che, dopo aver bloccato tutti gli accessi all’ospedale, hanno chiamato le forze dell’ordine che sono intervenute tempestivamente.

L’Intervento delle forze dell’ordine

Prima del ritrovamento, sono iniziate a circolare foto della bimba sui social e il messaggio di un’amica condivisa da centinaia di utenti. Dopo tre ore, gli agenti della Mobile, coordinati dal questore Giuseppe Cannizzaro e dal capo della Mobile Gabriele Presti, hanno intercettato a Castrolibero l’auto in cui si trovava la piccola insieme ai suoi rapitori e hanno scoperto la loro destinazione: una casa addobbata per la nascita non di una femmina, ma bensì di un maschietto. La polizia, irrompendo nell’abitazione, ha visto persone incredule, compreso il marito della donna, del quale non si ha la certezza che fosse a conoscenza che quel bambino non fosse suo figlio. Sono le parole del commissario di Polizia Claudio Sole, che ha in seguito preso tra le braccia la piccola Sofia, provando estrema gioia e sollievo. Poi le forze dell’ordine hanno chiesto alla donna dove fosse la bambina e lei ha indicato una camera dove c’era una culla con la piccola vestita di azzurro. La donna è poi rimasta in silenzio fino all’arresto insieme al marito Aqua Moses, 43enne di origini senegalesi, non opponendo resistenza.

La finta gravidanza

La donna, secondo le fonti, nutriva una sorta di ossessione per avere un figlio, perciò ha simulato per 9 mesi la gravidanza, raccontando ai familiari di essere in attesa di un maschietto e di essere stata trattenuta nella clinica alcuni giorni più del previsto per accertamenti e ulteriori controlli. Dopodiché, ha persino vestito la bambina di azzurro, come se il nascituro fosse di sesso maschile.

L’interrogatorio

Sia la donna che marito hanno risposto alle domande poste loro dal Gip e dal sostituto procuratore Tridico, senza avvalersi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio è durato circa quattro ore. Rosa Vespa ha ammesso di aver ingannato tutti, compreso il marito. «Non volevo fare del male alla bambina», ha dichiarato la donna, spiegando che il gesto sarebbe stato dettato dalla disperazione e dalla volontà di avere un figlio. Inoltre, ha affermato di essersi recata in clinica quel giorno senza un piano premeditato, lasciandosi guidare dall’impulso.
«Non ho detto nulla a nessuno, nemmeno a mio marito», ha dichiarato, confermando di aver agito da sola e negando il coinvolgimento di terze persone, scagionando completamente il marito. La donna, tra momento di commozione e pianti, ha inoltre raccontato di aver reso credibile la sua gravidanza grazie a vestiti premaman e perfino una lettera di dimissioni dalla clinica.

La posizione del marito

L’uomo, al momento dell’arrivo della Polizia nel suo appartamento, mentre era in corso una festa per la nascita di quello che doveva essere suo figlio Ansel, è apparso sorpreso di quanto accaduto e ha affermato di non sapere che dentro la tutina azzurra non c’era suo figlio, ma Sofia; “Non sapevo nulla di tutto questo”, avrebbe detto agli agenti. Moses, inizialmente arrestato insieme alla moglie con l’accusa di sequestro di persona, è stato rilasciato dopo che il Gip ha riconosciuto la sua estraneità ai fatti.

Di Sofia De Mattia, Anna Machi e Ginevra Ruggero