Praga ’89-’19: cosa (non) è cambiato

Era il 1989 quando, mentre il mondo assisteva al crollo del Muro di Berlino, Praga stava vivendo la Rivoluzione di velluto che avrebbe portato alla dissoluzione del regime comunista.

Un passo indietro: la Primavera di Praga

La storia delle proteste di Praga non inizia qui: impossibile dimenticare la Primavera di Praga, nel ’68, quando la Cecoslovacchia era nelle mani del riformista Alexander Dubcek.

Salito al potere ad inizio anno, Dubcek sostituisce Novotny, anziano e ritenuto troppo rigido, presentando una politica di riforme (ripristino delle libertà politica e sindacale, abolizione della censura, rilascio dei prigionieri politici) trasformando il paese in uno Stato federale.

Questo breve periodo suscita il sospetto dell’Unione Sovietica che nell’agosto del ’68 invade la Cecoslovacchia, imponendo l’allontanamento di Dubcek e annullando ogni processo di democratizzazione. Simbolo della lotta contro l’oppressione sovietica divenne il giovane Jan Palach, studente di appena 21 anni, che nel gennaio ’69 si immolò in piazza Venceslas a Praga.

Dalle proteste dell’ 89…

Cominciò tutto il 17 novembre 1989 con una manifestazione pacifica organizzata a Praga da studenti di scuole superiori ed università slovacchi, che presentarono le proprie richieste per una riforma del sistema educativo. A questa seguì, il giorno successivo, la manifestazione per la Giornata Internazionale degli Studenti organizzata dall’Unione Socialista della Gioventù (l’ala giovanile del Partito Comunista) che riunì 50.000 persone. Tra queste si nascondevano i contestatori del regime comunista rimasti fino a quel momento in silenzio. Spinti dall’entusiasmo generale di una manifestazione che finalmente permetteva loro di esprimere liberamente pensieri ed opinioni, quei ragazzi organizzarono slogan e striscioni anti-comunisti. La polizia li caricò violentemente. Tale evento diede il via ad una serie di manifestazioni che attraversarono il paese dal 19 novembre a fine dicembre di quello stesso anno, arrivando ad una presenza di quasi mezzo milione di persone. Il segretario del Patrito Comunista della Cecoslovacchia, Milos Jakes,  si sentì costretto a dimettersi. Dubcek, riabilitato, venne eletto, nel dicembre ’89, presidente del Parlamento, mentre Vaclav Havel divenne presidente della Repubblica. Da qui, la formazione nel 1993 di due stati: Repubblica Ceca, avente Praga capitale, e Slovacchia con capitale Bratislava.

…ad oggi

Trent’anni dopo in Repubblica Ceca un nuovo e forte grido di dissenso torna a levarsi, questa volta contro il primo ministro Andrei Babis. In piazza il 23 giugno circa 250 mila persone si sono riversate al parco Letna chiedendo le dimissioni del premier, accusato di frode per l’utilizzo di sussidi europei a fini personali. Dieci anni fa infatti, il premier avrebbe costruito un hotel e un centro conferenze fuori Praga con  i soldi ricevuti dall’ Unione Europea. Ad aprile il ministro della Giustizia venne sostituito: secondo i critici si tratterebbe del tentativo di Babis di influenzare il procedimento giudiziario.

Gli slogan visibili durante la manifestazione esprimono con chiarezza l’indignazione di un popolo e la sua determinazione affinché non venga abbandonata la democrazia per la quale, solo trent’anni fa, lottarono.