USA/Un problema chiamato confine

Il confine tra gli Stati Uniti e il Messico è sempre stato un punto caldo sia dal punto di vista umanitario sia da quello della sicurezza per l’attività dei cartelli. Ultimamente sembra che la situazione sia ulteriormente peggiorata. Molte aree lungo il confine presentano grandi centri abitati sul lato messicano e poche o nessuna infrastruttura sul lato americano, il che le rende luoghi ideali per punti di lancio negli Stati Uniti. Recentemente alcuni sforzi sono stati compiuti per risolvere questa situazione. La Polizia Federale del Messico ha stabilito un perimetro di sicurezza nelle parti del confine più instabili mentre le autorità statunitensi hanno costruito torri di guardia controllate dall’IA per la pattuglia di frontiera. Queste torri di guardia autonome con un radar scansionano l’ambiente per rilevare i movimenti; quindi, orientano la telecamera in quella posizione. I computer sono capaci di analizzare le immagini per identificare automaticamente se vale la pena avvisare e inviare agenti sulla scena. Ma questa attrezzatura è costosa e in genere si trovano a decine di chilometri di distanza tra loro.

La polizia statunitense, con la collaborazione di quella messicana, ha sequestrato con la forza Fronton Island, un’isola di 70 ettari formatasi nel 1926 nel Rio Grande, tra lo stato del Texas e lo stato di Tamaulipas. L’isola, visto la sua ambiguità di appartenenza, veniva usata dai cartelli per trafficare droga, armi ed esseri umani. Dal 2019 le sparatorie tra le forze dell’ordine di entrambi i paesi e i cartelli della droga ha provocato diverse vittime e ciò ha spinto le autorità americane e messicane alla decisione di occupare l’isola per la messa in sicurezza del confine. Vista la presenza di interessi da parte della criminalità organizzata, c’era il rischio che fossero presenti, oltre a presidi armati, anche esplosivi improvvisati; per fortuna il raid è avvenuto senza incidenti durante quella che il governo del Texas chiama Operazione Lone Star. Gli agenti hanno persino piantato una bandiera del Texas sull’isola.

Ma l’occupazione da parte delle forze di polizia è stata solo la prima fase di un piano molto più ampio. La lotta potrebbe essere appena iniziata perché le riprese da droni di sorveglianza hanno ripreso almeno 10 membri del cartello che pattugliavano quello stesso tratto di confine solo un mese dopo il raid. Poi le telecamere a livello del suolo hanno inquadrato ulteriori uomini armati. L’obiettivo americano è quello di ripulire l’isola da tutta la vegetazione e tagliare ogni potenziale accesso dal Messico.

Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas, che ha guidato l’operazione, ha dato il via libera per l’operazione di disboscamento e la 176a Brigata Ingegneri della Guardia Nazionale ha iniziato a portare bulldozer, scavatori e autoblindi per iniziare i lavori. In questi giorni hanno steso più di un miglio e mezzo di filo spinato per impedire attraversamenti illegali e imboscate da parte del cartello. Hanno immediatamente iniziato a spogliare l’isola della vegetazione, sradicando gli alberi e rimuovendo i cespugli. Ora l’isola è completamente sotto il controllo americano e tra le altre cose si sta pianificando anche il smantellamento dell’isola stessa.