ARCHEOLOGIA/Un bagno insieme ai bronzi di San Casciano

Dopo cinquanta anni dalla scoperta dei bronzi di Riace, avvenuta nel 1972, in Italia è stato riportato alla luce uno dei più grandi ritrovamenti di reperti di epoca etrusca e romana.

Ventiquattro statue in bronzo sono riaffiorate in ottimo stato di conservazione nel santuario di San Casciano dei Bagni, provincia di Siena, durante gli scavi iniziati nel 2019 nei pressi delle sorgenti termali.
Il santuario, dichiara l’archeologo Tabolli, esisteva già nel III secolo a.C. Durante l’epoca cristiana, le statue, posizionate e ancorate ai bordi delle vasche, vennero staccate e depositate sul fondo delle vasche stesse,con rispetto, non per eliminarle, ma per custodirli e durante gli anni altro materiale votivo fu aggiunto, come monete e oggetti rituali.

Agli inizi del V secolo d.C. il santuario fu chiuso definitivamente. Le vasche furono sigillate con tegole e con pesanti colonne di pietra quasi a voler proteggere il riposo delle divinità. Dopo 1600 anni i bronzi hanno rivisto la luce insieme a tutti gli oggetti votivi, perfettamente
conservati grazie all’acqua calda termale che ha protetto anche le “didascalie” incise sulle statue indicanti la data della loro realizzazione.

Un fatto importante è che dell’epoca etrusca si avevano solo statue in terracotta mentre queste sono in bronzo ed inoltre troviamo la cultura etrusca che convive con quella latina, cosa insolita in quel periodo dove le città etrusche dei territori limitrofi e la città di Roma
vivevano un’epoca di lotte.

I bronzi di S.Casciano, alcuni alti anche un metro, rappresentano non solo divinità collegate alla medicina, come il dio Apollo o la dea Igea, a cui si chiedeva la grazia, ma anche parti del corpo per cui si domandava l’intervento divino e personaggi umani come bambini,
donne, imperatori. Le iscrizioni sulle statue, sia in latino che in etrusco, riportano nomi di famiglie etrusche oppure descrivono le ‘aqaue calidae’ di San Casciano note anche all’epoca per le proprietà curative.

Il direttore generale dei musei ha annunciato che sarà acquistato un palazzo cinquecentesco nella cittadina toscana del ritrovamento, che verrà trasformato in museo per custodire tutti i reperti.

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