L’ethos europeo è l’individualismo etico

Uno dei dilemmi principali della destra culturale dal secondo dopoguerra ad oggi è stato quello di comprendere che cosa realmente lega ogni popolo europeo l’uno all’altro.

Chi è di destra lo sente, lo percepisce, lo intuisce, ma spesso non riesce a tradurre in parole ciò che intuisce.

Quello che ci rende europei non è il cristianesimo in sé, e nemmeno il paganesimo indoeuropeo, ma ciò che accomuna questi due movimenti spirituali, e il fatto che entrambi si siano adattati così profondamente alle genti europee, al punto che queste si sono lasciate assorbire, si sono dissolte in esse: la cosiddetta Auflösung.

Ecco, questa sintesi è ciò che il pensatore Gómez Dávila definisce individualismo etico: quel dovere sociale che ogni europeo sente nei confronti dell’altro, affinché quest’ultimo possa raggiungere una perfezione terrena e una enigmatica e misteriosa salvezza.

La dissoluzione dell’uomo europeo nello spirito non significa altro che affermazione del sé all’interno di una comunità.
Noi europei non siamo né massa né singolo: siamo l’uomo che non vive ma dirige.
Dirige perché è privo di istinti animali o inferiori a differenza di quanto affermato da Freud, e proprio perché è privo, sente il bisogno di agire.
Attenzione: agire, non reagire.

Abbiamo bisogno del pensiero prima del fare, perché – come dice Gehlen – è stata la natura a renderci carenti, cioè manchevoli di istinto o di specializzazione, come invece hanno gli animali.
E la natura, o meglio Dio, ci ha resi così perché abbiamo un compito: interpretare noi stessi, e dunque cercare un senso della vita che gli altri esseri viventi non possono cogliere.
Un’interpretazione che deve partire da dentro, dallo spirito.

Per questo, solo una tecnica spirituale può salvare l’uomo, solo questa permette all’uomo di controllarla.
Una tecnica scientifica, invece, lo scavalca, lo uccide, lo rende debole e inutile.

Questo deve fare l’uomo europeo: comprendere che la tecnica deve tornare sotto il suo controllo, tramite una volontà di potenza spirituale che plasmi la società attraverso la consapevolezza di un destino.

Questa consapevolezza, come avrebbe detto l’etnologo Leo Frobenius, è cogliere l’ora del nostro destino.
E può avvenire solo in un modo. L’unico modo per creare un futuro che mantenga la saldezza dell’avvenire è attingere a quel retaggio dei nostri padri che abbiamo nel sangue, nel cuore, nell’anima.

Solo così la nostra azione potrà rispettare la nostra natura di uomini europei.

L’ethos europeo è l’individualismo etico

ATTUALITÀ/Franciscus